Menu

Nuova Caledonia: non si placa la rabbia del popolo kanak contro il neo-colonialismo francese

Salgono ad otto il numero delle persone uccise in Nuova Caledonia dal 13 maggio, primo giorno dell’insurrezione popolare contro il progetto di riforma costituzionale che allargherebbe il numero degli aventi dirittoaldi voto per le elezioni locali anche a coloro che risiedono nell’arcipelago da dieci anni.

A quasi un mese dallo scoppio della rivolta contro il neo-colonialismo francese, nel paese la situazione è ben lontana ad un ritorno dalla normalità e non sembra all’orizzonte un superamento dell’attuale impasse politico che ha fatto ripiombare l’arcipelago nei tempi della guerra civile di metà anni Ottanta.

Uno dei due uomini feriti dai gendarmi in Nuova Caledonia lunedì 3 giugno è morto per le ferite riportate, ha annunciato sabato il procuratore di Nouméa Yves Dupas.

I due uomini, che facevano parte di un gruppo che aveva aperto il fuoco contro i gendarmi, sono stati colpiti e feriti a nord di Nouméa. La persona morta venerdì era un 26enne di Col de la Pirogue, colpito alla testa da un proiettile balistico, secondo quanto riferisce il pubblico ministero.

La notizia è stata citata anche dal presidente indipendentista del governo della Nuova Caledonia, Louis Mapou, durante un discorso televisivo di sabato:Ho un pensiero speciale per questo giovane di Païta che ci ha appena lasciato e di cui conosco i genitori, che provengono dal grande chiefdom di Païta”.

A dimostrazione del fatto che le operazioni di polizia continueranno sul Caillou, l’Alta Commissione francese ha annunciato sabato che il coprifuoco imposto dalle 18.00 alle 6.00 (dalle 9.00 alle 21.00 secondo l’ora di Parigi) è stato prorogato fino a lunedì 17 giugno, ossia per un’altra settimana.

Le misure – divieto di assembramento, vendita e trasporto di armi, vendita di alcolici – sono state prorogate fino alla stessa data. Continuano le operazioni di sicurezza e di sgombero, secondo un comunicato stampa dell’Alta Commissione, con circa 1.500 carcasse di autosgomberate. La requisizione delle stazioni di servizio a Noumea, Dumbéa e nel Nord è stata revocata.

L’incidente è avvenuto nella zona del Col de la Pirogue, a Païta, un punto chiave sulla strada che porta da Nouméa all’aeroporto internazionale, da tempo bloccata dal movimento pro-indipendenza. Secondo la versione dei gendarmi, riportata dal pubblico ministero, essi avrebbero estratto le armi solo dopo che la loro auto a noleggio, che presenta un foro di proiettile, era stata colpita da persone a bordo di un pick-up.

Diversi uomini armati hanno aperto il fuoco in direzione del veicolo, il che ha indotto due gendarmi a usare le loro armi d’ordinanza in risposta, ha spiegato Dupas, aggiungendo che un assalitoreera stato ferito alla testa e un altro al braccio, e che il veicolo che aveva colpito i gendarmi era fuggito ma non era stato ritrovato.

Ma il fronte indipendentista fornisce un’altra versione dei fatti.

In un comunicato stampa, la Cellule de coordination des actions de terrain (CCAT) – un collettivo che comprende i militanti dell’ampio fronte indipendentista nato del 2023 per mobilitarsi contro la riforma del corpo elettorale – accusa le milizieche avevano approfittato dello sgombero della strada da parte delle forze dell’ordine per passare ad alta velocità aprendo il fuoco con munizioni vere sui nostri giovani posizionati sul bordo della strada”.

Non sarebbe il primo episodio che ha portato alla morte di giovani indipendentisti in cui sarebbero implicate le squadre armate di caldoche fedeli alla Francia, che in questo mese si sono contraddistinte nella caccia all’uomo contro i Kanak.

È in questo contesto di tensione che si stanno svolgendo le elezioni europee: i 56 seggi elettorali di Noumea sono stati raggruppati in sei sedi, anziché 37, e saranno garantiti domenica dalla presenza delle forze dell’ordine.

Durante il suo discorso, Louis Mapou ha affermato che questa situazione [non] è più sostenibile perché la popolazione [è] la vittima principale.

Sul fronte politico, il presidente pro-indipendenza ha criticato i partiti pro-indipendenza per essere stati troppo misuratinella gestione dei disordini, e i leader lealisti per essersi costantemente superati l’un l’altro, il che ha alimentato il clima di violenza esistente”.

Ha esortato il Capo dello Stato e il Parlamento a convenire che questa legge costituzionale va controcorrente rispetto alla storiadella Nuova Caledonia, rendendo improbabilelo svolgimento di elezioni provinciali entro la fine del 2024.

Secondo Mapu, il presidente Macron deve rendere più chiare le sue intenzioni” per permettere di raggiungere un accordo globale sul futuro istituzionaledel territorio.

Infine, ha chiesto di ricostruire un nuovo legameper far uscire la Nuova Caledonia dalle catene del sistema coloniale, che si può ancora vedere nel modo in cui questi eventi sono riportati e vissuti in Nuova Caledonia o in Francia”.

Permane un clima di polarizzazione politica che solo Parigi può sbloccare ritirando la contestata riforma costituzionale e permettendo che gli inviti alla calma del fronte indipendentista, rivolti alla gioventù Kanak, possano essere veramente ascoltati, in modo di aprire la via ad un accordo globale che rimetta la Nuova Caledonia sulla strada della decolonizzazione, come propugnato sin dalla metà Anni Ottanta dall’ONU stessa.

La posizione indipendentista

L’Union calédonienne (UC), principale partito pro-indipendenza della Nuova Caledonia, ha annunciato in un comunicato stampa mercoledì 5 giugno di non voler incontrare la missione di dialogoistituita a maggio da Emmanuel Macron durante la sua visita nell’arcipelago. Ribadendo la richiesta di ritiro del progetto di legge costituzionale sulla modifica del corpo elettorale.

L’UC ritiene che lo Stato stia trattando gli eventi delle ultime settimane come semplici rivolte urbanee rispondendo con la violenza della polizia”.

L’Union Calédonienne denuncia la repressione poliziesca e militare che continua da quando è stato revocato lo stato di emergenza, prosegue la nota stampa, assicurando che il ministro francese della Giustizia, Eric Dupond-Moretti, è stato contattatoin merito alle violenze.

L’UC accusa il governo di essere sordoe ritiene necessario porre immediatamente fine a tutta questa repressioneprima di prendere in considerazione un incontro con la missione di dialogo.

In una lettera indirizzata al Capo dello Stato, il presidente dell’Union progressiste mélanésienne (UPM), Victor Tutugoro, e il presidente del Congresso caledoniano, Roch Wamytan, due importanti esponenti pro-indipendenza che parlano a nome del Front de libération nationale kanak et socialiste (FLNKS), hanno fatto riferimento a possibili discussioni con la missione di dialogo dopo il prossimo congresso del FLNKSche si terrà a metà giugno,  ma a condizione che la riforma venga abbandonata.

A nostro avviso, tale annuncio è l’unica causa scatenante che permetterà di calmare definitivamente la situazione in Nuova Caledonia, con l’obiettivo di proseguire le discussioni approfondite con la suddetta missione dopo il prossimo congresso del FLNKS”.

Il FLNKS riunisce i principali partiti pro-indipendenza della Nuova Caledonia, tra cui la stessa UC, ed è chiaro che la sua richiesta è una conditio sine qua non affinché la situazione si sblocchi.

Quando Emmanuel Macron si è recato in Nuova Caledonia, il 23 maggio, ha dichiarato che non ci sarebbe stato nessun passaggio forzato, ma anche nessun passo indietrosul contestato progetto di legge costituzionale. Ha inoltre istituito una ‘missione di dialogo’ composta da tre alti funzionari, incaricata di tenere colloqui bilaterali con gli indipendentisti e i non indipendentisti.

Nel suo comunicato stampa, l’Union calédonienne ha anche avvertito che le condizioni non sono mature per il normale svolgimento delle elezioni europeedi domenica, citando una mancanza di sicurezza che lo Stato non può garantire”.

I sindaci dell’Union calédonienne valuteranno le situazioni locali in tutta la loro responsabilità, ha aggiunto il comunicato. L’UC ha tredici sindaci in 33 comuni della Nuova Caledonia, principalmente nel nord del territorio e nelle isole minori.

Interpellata da RFI sull’argomento, Marie Guévenoux, ministra delegata per i Territori d’Oltremare, ha assicurato che le elezioni europee possono svolgersi in tutti i comuni della Nuova Caledoniae che si svolgeranno normalmente nel 90% del territorio, menzionando la chiusura solo di alcune  chiusure di seggi elettorali.

Nonostante le assicurazioni della ministra dei DOM-TOM, la situazione è però tutt’altro che sotto controllo, e la tenuta delle elezioni europee – insieme alla recente morte di un giovane indipendentista potrebbero gettare ulteriore benzina sul fuoco.

Invece di “colpi di scena” ad uso delle telecamere, come l’improvvisa visita in Nuova Caledonia, andrebbe ripreso quel percorso inaugurato con l’avvio degli accordi di fine Anni Ottanta.

Nessun ritorno alla normalità

É quello che riferisce un reportage dell’inviata speciale di Le Monde a Nouméa, Nathalie Guibert, pubblicato il 4 giugno.

Le forze dell’ordine non riescono ancora, e non riusciranno da sole, a porre fine ai disordini della Grande Nouméa, in preda all’insurrezione dal 13 maggio. Ne sono convinti i Progressisti in Nuova Caledonia, di cui fa parte Calédonie ensemble, il partito non indipendentista della destra moderata, guidato da Philippe Gomès e di cui fa parte Philippe Dunoyer, membro della maggioranza presidenziale.

La formazione chiede che la procedura relativa al progetto di legge costituzionale sia bloccata una volta per tutte. “Il Presidente della Repubblica non è stato abbastanza chiaro e alcuni sfruttano queste ambiguità”, afferma Dunoyer che pure, facendo parte di u partito che sostiene l’esecutivo di minoranza in Francia, aveva votato a favore della proposta di riforma costituzionale.

Dopo sette morti” – divenuti poi otto – 600 feriti, 7.000 disoccupati e un danno stimato di 1 miliardo di euro, cosa serve ancora per convincere Emmanuel Macron a rinunciare alla sua riforma?”.

Questa è stata la domanda posta da Gomès in una conferenza stampa a Nouméa martedì 4 giugno.

Il 23 maggio, a Nouméa, il Capo dello Stato si è invece impegnato soltanto a non forzarela sua riforma, senza pronunciare la parola ritiroattesa dagli attivisti pro-indipendenza.

Dal punto di vista giuridico, non è certo possibile ritirare un testo che è stato presentato. Solo la riunione del Congresso a Versailles o un referendum possono segnare il destino della riforma costituzionale, come sottolinea l’Eliseo.

Inoltre, il Presidente della Repubblica non poteva tirarsi indietro troppo rapidamente, soprattutto prima delle elezioni europee del 9 giugno, che già si preannunciavano molto difficili per la sua maggioranza. Ma passato questo “giro di boa” potrebbe decidere diversamente.

Secondo Philippe Gomès, l’attuale situazione in Nuova Caledonia è una guerra civile, e non dobbiamo più essere timidi nell’usare le parole. Come sottolinea il presidente di Calédonie ensemble al quotidiano francesein tre quarti della città nessuno si sente sicuro, tranne nei quartieri meridionali, dove la maggioranza della popolazione è bianca, e si è mobilitata ai posti di blocco.” O, sarebbe meglio dire, ha formato milizie armate.

Trovare cibo, trasporti, cure mediche e lavoro rimane molto difficile, se non impossibile, per molti abitanti dei quartieri settentrionali della capitale, nonostante la mobilitazione di 3.500 agenti delle forze dell’ordine, una buona parte dei quali fatti giungere dall’Europa, con le forze speciali della polizia (RAID) e quelle della gendarmeria (GIGN).

Venerdì 31 maggio, Gérald Darmanin, ministro francese dell’Interno e dei Territori d’Oltremare, ha salutato un’importante operazione del RAID e del GIGN nel quartiere di Rivière-Salée, l’ultimo a Nouméa che non era sotto controllo, ha detto.

All’epoca, l’Alta Commissione francese in Nuova Caledonia aveva dichiarato che la situazione stava migliorando in modo significativo. Tuttavia, durante la notte, sono bruciate alcune case nella Vallée du Tir e i lealisti hanno denunciato l’inadeguatezza delle forze di sicurezza in una conferenza stampa tenutasi il giorno stesso.

La radicalizzazione dei lealisti

Più la situazione si trascina, più aumenta il rischio di esplosioni, ha avvertito Gil Brial, un rappresentante lealista eletto nella Provincia Sud. La situazione potrebbe essere molto peggiore, secondo lui, se gli abitanti dei quartieri meridionali, alcuni dei quali sono notoriamente armati, utilizzeranno i mezzi a loro disposizione”. A un certo punto, saranno allo stremo delle forze, avverte.

Una minaccia in piena regola.

Il 1° giugno, il rapporto sulla situazione dell’Alto Commissariato si limitava a sottolineare che si stavano facendo progressi nello sgombero dei blocchi” e che il Médipôle stava gradualmente tornando alla normale attività.

Sulla scia di Sonia Backès, leader della destra locale, che ha condannato un colpo di Statoorchestrato da milizie pro-indipendenza” e terroristi, i commenti degli oltranzisti caldoches non sono cambiati dall’inizio della crisi il 13 maggio.

In un articolo pubblicato su Le Figaro martedì 28 maggio, l’ex Segretario di Stato ha invitato alla resistenzacontro gli indipendentisti, descrivendo i lealisti addirittura come degni discendenti dei combattenti della Resistenza [che si opposero] all’oscurantismo nazista!

Il lealista Nicolas Metzdorf, anch’egli deputato di Renaissance, il 2 giugno ha esortato i suoi elettori a scegliere da che parte stare”.

Come riferisce il reportage di Le Monde: “La mattina di lunedì 3 giugno la tensione è tornata a salire. L’autostrada Savexpress che porta dal nord di Grande-Terre a Nouméa è stata nuovamente chiusa e il ponte Apogoti a Dumbéa, che era stato sgomberato alla fine della settimana precedente, è stato rioccupato da attivisti pro-indipendenza.

Nel pomeriggio, due persone sono state gravemente ferite da proiettili, in circostanze ancora da accertare, sul passo della Pirogue. Questo punto chiave blocca la riapertura dell’aeroporto internazionale di La Tontouta dal 13 maggio.

Il comunicato ufficiale ha sottolineato che l’equilibrio non è stato rotto: Le forze di sicurezza interne e i servizi statali continuano a essere pienamente mobilitati.

Negli ultimi due giorni, continua il reportage, ci sono stati ancora scontri tra i rivoltosi nei quartieri e la polizia, che ha sgomberato i blocchi in mezzo ai residenti rintanati nelle loro case a La Conception, Apogoti, Rivière-Salée, Normandia e Tuband nel sud. L’accesso all’ospedale principale non è ancora sicuro.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *