Sono andato ad un dibattito organizzato da un gruppo politico di sinistra a cui erano invitati e relatori appartenenti alla comunità ebraica.
Per mia esperienza personale sono interessato a discutere politicamente ma anche culturalmente della questione palestinese e di conseguenza di quella ebraica, visto le posizioni quasi monolitiche dei leader israeliti italiani che poco o nulla criticano a quanto sta facendo lo Stato sionista a Gaza e ora anche in Cis-Giordania.
E’ circolata ultimamente una lettera-appello di 200 ebrei italiani che si dichiarano contro la pulizia etnica (a Gaza) e io volevo capire cosa pensassero del sionismo, per me questione centrale e dirimente, tanto più che un firmatario, Gad Lerner, si è detto contrario all’anti-sionismo, affermazione che io giudico razzista.
Quando è avvenuta l’azione militare del 7 ottobre 2023, quello che è accaduto e le conseguenze, mi hanno costretto a riconsiderare tutto quello che fino ad allora pensavo in merito.
Se fino ad allora consideravo il sionismo una degenerazione razzista attuata dall’IRGUN (che aveva anche avuto relazioni con il nazismo), poi, dopo la “guerra dei sei giorni”, è diventato “colonialismo messianico” dei sionisti yankee, vedi il rabbino Kahane, che hanno attuato una imitazione politico-militare che si rifaceva a come i “padri pellegrini” si imposero nel New Englad a partire dal XVII secolo a danno e con genocidio dei nativi amerindi.
Consideravo perciò il sionismo di fine XIX secolo in maniera benevola, una impresa di gente che era perseguitata e che aveva idee socialiste (costituire kibbutz), ma era una una mia pia illusione conseguenza di assenza di studio e critica.
Anche il sionismo di Theodor Herzl era razzismo e uno dei motivi per cui per tanto tempo non è stato considerato così è perché all’epoca vi erano stati vari pogrom e persecuzioni anti-ebraiche in Europa (ma non nel mondo arabo) e perché all’epoca erano proprio gli stati colonialisti europei ad attuare la colonizzazione a danno dei nativi (vedi come esempio l’Algeria), a cui non si sottrasse neanche l’Italia.
La ragione addotta da Herzl era che a fronte di violenze gli ebrei dovevano crearsi un loro stato, ma questo significa che egli considerava gli ebrei non una religione ma una nazione e quindi già allora era presente un concetto razziale e razzista, ma la cosa più grave era ed è che per i sionisti l’azione politica e civile per la laicità dello stato, dei diritti civili e dell’uguaglianza di tutti e tutte e per tutti era assente nelle loro idee, e questa mentalità perdura ancora oggi perché la dirigenza sionista in Italia negli ultimi 60 anni è stata sempre assente nelle lotte per la laicità (divorzio, aborto, unioni omo-affettive, fine vita, eccetera) e questo perché per loro c’è un solo riferimento: lo stato razzista sionista.
Con questo spirito sono andato a questo dibattito intervenendo espressamente sul sionismo, che è per me male assoluto, razzismo estremo e negazione dell’ebraismo, ricordando come Moni Ovadia abbia correttamente definito il sionismo “idolatria della terra” ed io aggiungendo essere il “nuovo vitello d’oro”, ma suscitando risposte alterate e di aver suscitato analisi razziali.
Ho dovuto constatare che in questo come in altri interventi del dibattito la tematica e la parola stessa “sionismo” è risultata completamente assente tra i miei interlocutori e questo è significativo di come essi non percepiscano negativo il sionismo come ideologia ma solo come atti violenti (a Gaza e non solo) i quali siano attribuibili solo a una fazione politica dello stato sionista.
Mancava assolutamente nei miei interlocutori una riflessione su cosa sia il sionismo e come da molti anni subdolamente si è insinuato tra gli ebrei in Italia.
Successivamente a questa discussione ne è seguita un’altra, per altro poco argomentata (in cui io non sono intervenuto), discussione che verteva sul contraddittorio rapporto dei leader della comunità ebraica con la destra politica, di cui si evidenziava essere più pressante e coinvolta di quella di “sinistra”, aspetto visto in negativo, ma negli interventi non si comprendeva la causa e le motivazioni essendo i post-fascisti loro accaniti odiatori da sempre.
La risposta che avrei dato io sarebbe stata che la destra politica italiana e i leader sionisti nostrani si sentono in sintonia e il perché è semplice ed è che entrambi sono mossi da una ideologia razzista e da ciò nasce un forte legame reciproco e questa constatazione è assente e non è possibile motivarla per le ragioni di cui ho discusso prima: il sionismo non è assunto come una idea criminale che circola subdolamente e lo è senza un contrasto motivato e organizzato.
Io sono persona interessata a discutere e in alcuni interventi del dibattito sul razzismo mi sono ritrovato completamente d’accordo e pertanto spero che quanto ho detto qui sia colto e serva a far riflettere sul sionismo.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa