In Germania l’economia di guerra e il rafforzamento delle forze armate procede a ritmi vertiginosi. Il riarmo in corso segue un piano d’investimenti teso alla ristrutturazione delle forze armate, affinché esse siano pronte in caso di guerra contro la Russia.
Questa accelerazione e il cosiddetto grande cambiamento dell’esercito tedesco prevede che quest’ultimo abbia una struttura più snella e veloce, dotata di un unico comando centrale sia per le operazioni esterne che interne, oltre ad un settore specifico per il cyberspazio. Il piano prevede anche un aumento dei militari attivi sul campo, l’obiettivo è averne 203 mila rispetto ai 181 mila attuali, entro il 2031.
Il ministro della Difesa Boris Pistorius da tempo evoca la minaccia di una guerra in Europa e l’intento di preparare a questo sia il paese che alleati, al momento attraverso la deterrenza. Ma il ministro ha anche esplicitato la necessità di preparare l’opinione pubblica agli scenari peggiori.
Per la sua dottrina, lo sdoganamento della possibilità di una guerra sul suolo europeo e la preparazione psicologica delle masse a una dimensione bellica è imprescindibile. A questo fine, Berlino ha sostituito la vecchia dottrina militare del 2011 con un nuovo documento, intitolato Linee guida per la politica della difesa, redatto proprio da Pistorius e dal capo di Stato maggiore dell’esercito, il generale Carsten Breuer.
Le nuove linee guida implicano un rafforzamento di esercito, industria ed apparati militari. Pertanto, determinano la corsa al riarmo, dopo anni di de-finanziamento delle forze armate. È in questo contesto che si inserisce la ristrutturazione dell’ambiente militare che, oltre all’Esercito, all’Aeronautica e alla Marina comprenderà il Cir (reparto dedicato alle cyber-operazioni e all’informazione). Esso si concentrerà sulle minacce ibride come le campagne di disinformazione e verrà elevato al rango delle forze armate.
Il ministro della Difesa Pistorius ha confermato che la Germania raggiungerà presto la quota del 2% di investimenti del Pil in difesa, obiettivo minimo concordato in ambito Nato. Dopo avere stanziato, a questo scopo, un fondo speciale del valore nominale di 200 miliardi di euro, ha affermato che avrà bisogno di ulteriori 6,5 miliardi nel bilancio 2025 per raggiungere gli obiettivi di spesa. Il fondo speciale che, da quest’anno, garantisce 50 miliardi l’anno alla Difesa, con scadenza nel 2028, dovrebbe permettere di raggiungere il 2% del Pil. Dal 2028 in poi questa voce andrà finanziata di nuovo dal bilancio ordinario e per mantenere l’obiettivo del 2% le risorse dovranno aumentare da 50 a 75 miliardi.
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Giovanni panfili
purtroppo é il momento di prepararsi al peggio. troppi pruriti non grattati ci porteranno ai limiti della estinzione.