Dopo che gli Houthi erano arrivati a colpire Tel Aviv con i loro droni, era facile attendersi una risposta sionista. E la risposta è arrivata, direttamente sul suolo yemenita, con un’operazione aerea su Hodeidah.
La città portuale sulla costa occidentale del paese è diventata il bersaglio di 12 aerei israeliani, tra cui F-35, che hanno colpito i serbatoi di carburante della zona. Parte del combustibile si è anche riversato in mare, causando anche un danno ambientale.
Gli Houthi hanno dichiarato che ci sono stati almeno 3 morti e 87 feriti. Nella notte trascorsa le forze armate israeliane hanno dichiarato di aver fermato un altro missile terra-terra lanciato dallo Yemen, una possibile ulteriore rappresaglia.
Non è chiaro se le aeronautiche di altri paesi alleati di Israele abbiano partecipato in qualche modo all’operazione. È possibile che aerei cisterna statunitensi e britannici siano stati coinvolti per garantire rifornimenti, dato che uno di essi è stato fotografato in zona.
Il portavoce dell’esercito israeliano Daniel Hagari ha affermato che Israele si è mosso da solo. Un portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale di Washington ha dichiarato che gli Stati Uniti non sono stati coinvolti negli attacchi, non li hanno coordinati né sostenuti.
Un aereo cisterna italiano è decollato dalla base aerea di Gibuti e si è mosso nella stessa area. Fonti del governo italiano hanno smentito al quotidiano Avvenire che la sua missione fosse legata ai bombardamenti sionisti.
Gli Houthi hanno fatto presente di essere pronti a sostenere un conflitto su più lungo periodo. Questo mentre il rischio di escalation per tutto quel settore di mondo si fa più concreta, come denunciato dal segretario generale dell’ONU Guterres.
Il ministro della Difesa di Tel Aviv, Yoav Gallant, ha detto che “l’incendio che attualmente brucia a Hodeidah è visibile in tutto il Medio Oriente e il significato è chiaro“. Per Israele si tratta di un messaggio lanciato anche contro “l’Iran e le sue metastasi“.
Gli attacchi di Hezbollah alle forze sioniste non si fermano, con altre selve di missili lanciate. L’esercito israeliano nella notte passata, colpendo due depositi di armi della milizia sciita nel sud del Libano.
Nel frattempo, poche ore fa gli Stati Uniti hanno abbattuto un drone Houthi nel Mar Rosso. Questi ultimi hanno rivendicato di aver attaccato una nave a-stelle-e-strisce e di aver colpito obiettivi anche nell’area del porto israeliano di Eliat, già in grave crisi.
Le missioni militari occidentali nel Mar Rosso per ora non sembra stiano raggiungendo i loro obiettivi. Il generale statunitense Kurilla, a capo dello US Central Command, ha scritto al segretario alla Difesa Austin, affermando che serve un impegno maggiore nella zona.
Questo non potrà che significare un ulteriore passo verso un incancrenimento della situazione del Medio Oriente. Almeno finché Israele continuerà nel genocidio e nel suo attacco illegale a ogni realtà della zona che non accetta la sua occupazione.
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Mauro
boh,io non capisco la strategia degli Houthi…se io so che se do un pugno ad uno lui mi prende a bastonate io il pugno non glielo do..
Redazione Contropiano
Il Medio Oriente presenta dinamiche molto più complesse, che non si riducono agli Houthi ma a tutta una serie di attori regionali. Gli Houthi non sono soli nella loro lotta contro Israele, una lotta che per di più sta ottenendo anche risultati. E inoltre, se la lotta è giusta va fatta anche se sempre impossibile.