La Namibia ha respinto la richiesta di attracco di una nave che si sospettava trasportasse esplosivi diretti a Israele. La MV Kathrin (questo il nome dell’imbarcazione) non ha ottenuto il permesso di entrare a Walvis Bay, il più importante porto commerciale del paese africano.
Yvonne Dausab, ministra della Giustizia namibiana, ha confermato che la decisione è stata presa con lo scopo di rispettare gli obblighi internazionali della Namibia e in sostegno al popolo palestinese. Il suo paese è, infatti, tra i paesi che si sono associati alla causa sudafricana contro il genocidio perpetrato da Israele.
Non si sa perché la MV Kathrin, che era partita dal Vietnam, abbia chiesto di approdare a Walvis Bay, ma è tipico che sulle lunghe tratte si facciano varie fermate. Namport, l’autorità portuale della Namibia, ha fatto sapere che non aveva ricevuto la documentazione necessaria ad autorizzare però l’attracco.
Quello che è chiaro è che la nave stava percorrendo la circumnavigazione dell’Africa, e aveva evitato il Mar Rosso, presidiato dalle forze Houthi. Vari gruppi per i diritti umani avevano sollevato dubbi sul carico dell’imbarcazione, e la Namibia ha deciso di non fare azioni che potrebbero implicare complicità con crimini di guerra.
Dausab ha poi commentato: “la Namibia rispetta l’obbligo di non supportare o essere complice dei crimini di guerra israeliani, dei crimini contro l’umanità, del genocidio, nonché della sua occupazione illegale della Palestina“.
Herbert Jauch dell’Economic and Social Justice Trust (ESJT) ha detto: “siamo lieti che il nostro governo abbia deciso di rispettare il diritto internazionale e di non essere complice del genocidio“.
L’importanza di questo atto è, infatti, soprattutto nel mostrare come il contrasto alla pulizia etnica portata avanti da Israele sia un dovere internazionale. Quello della Namibia è un messaggio molto chiaro rispetto al comportamento delle potenze occidentali, che si ricordano del diritto internazionale solo quando gli fa comodo.
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