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Ucraina. Trump “gela” Zelenski. L’ipoteca delle armi nucleari “gela” tutti

Incontrando Zelenski durante la sua visita negli Stati Uniti, Donald Trump ha in qualche modo “gelato” le aspettative del presidente ucraino sul sostegno esclusivo all’ozione di Kiev nella guerra con la Russia. “Abbiamo un ottimo rapporto”, dice l’ex presidente, prima di ‘gelare’ il suo omologo. “Ho un ottimo rapporto anche con il presidente Putin”. Una frase che, inevitabilmente, ha innescato la reazione di Zelensky: “Spero che noi avremo relazioni migliori…”, ha affermato il presidente ucraino. Ma l’ultima parola, di Trump è stata glaciale: “Bisogna essere in due per ballare il tango… Se vinco le elezioni, prima di insediarmi credo sarà possibile fare qualcosa di positivo per entrambe le parti”.

Emergono intanto i “rischi potenziali e i vantaggi incerti” del sostegno militare statunitense all’Ucraino. Ci sono infatti seri timori da parte dei servizi di intelligence Usa su un alto rischio rappresaglia da parte della Russia, nel caso in cui gli Stati Uniti accettassero di dare all’Ucraina il permesso di impiegare missili a lungo raggio. A scriverlo oggi è il New York Times che riporta una valutazione dell’intelligence Usa la quale, tra l’altro, minimizza l’effetto che i missili a lungo raggio avrebbero sull’andamento del conflitto in Ucraina.

I servizi di intelligence statunitensi ritengono dunque che la Russia probabilmente risponderà con maggiore durezza contro gli Stati Uniti e i partner della Nato, eventualmente con attacchi letali, se questi accetteranno di dare all’Ucraina il permesso di impiegare missili a lungo raggio forniti da Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia per attacchi in profondità.

La valutazione dell’intelligence USA prende in esame una serie di possibili risposte russe alla decisione di consentire attacchi a lungo raggio con missili forniti dagli Stati Uniti e dall’Europa. Queste vanno dall’intensificazione degli incendi e dei sabotaggi contro strutture in Europa, fino ad attacchi potenzialmente letali contro basi militari statunitensi ed europee.

Se la Russia decidesse di espandere la “guerra ibrida” in risposta all’uso di missili in territorio russo, i funzionari statunitensi ritengono che i russi continuerebbero a farlo in segreto, piuttosto che condurre apertamente attacchi alle strutture e alle basi statunitensi ed europee, per ridurre il rischio di un conflitto più ampio.

La valutazione evidenzia poi quello che gli analisti dell’intelligence considerano il “potenziale rischio e i vantaggi incerti” di una decisione che ora spetta al presidente uscente Biden, dopo che ha incontrato Zelenski alla Casa Bianca. Secondo i servizi statunitensi, non è ancora chiaro, anche a causa delle pressioni interne, cosa abbia deciso di fare. Certo non è dettaglio rammentare che gli Stati Uniti in questi giorni hanno assicurato altri 8 miliardi di aiuti militari a Kiev, così come 8,7 miliardi di aiuti militari a Israele.

Il quotidiano New York Times, sulla base delle sue fonti, ha delineato quattro punti principali del piano presentato da Zelenski a Biden: garanzie di sicurezza per l’Ucraina simili all’accordo di mutua difesa della NATO, continuazione delle operazioni militari nell’oblast di Kursk in Russia per rafforzare la posizione negoziale dell’Ucraina, richieste di armi avanzate specifiche e assistenza finanziaria internazionale per l’economia ucraina. 

Secondo il Wall Street Journal un elemento chiave sembra essere quello di consentire all’Ucraina di colpire obiettivi militari russi all’interno della Russia utilizzando armi a lungo raggio fornite dall’Occidente, anche se gli Stati Uniti sono stati finora riluttanti a permetterlo.

Il sito ucraino “ben informato”, Euromaidan Press, riporta le osservazioni di Oleksandr Kraiev, analista di relazioni internazionali, il quale sottolinea un aspetto peculiare dell’accoglienza del piano Zelenski a Washington: ha radunato sia Harris che Trump, “personaggi assolutamente contraddittori in termini di politica estera: uno è profondamente impegnato negli affari internazionali, l’altro tende all’isolazionismo”. “Quando una proposta ottiene il sostegno dei campi rivali, di solito segnala una di queste due cose: o è piena di vuota retorica, o è formulata in modo così vago che chiunque può girarla a proprio favore. In entrambi i casi, il risultato è lo stesso: un piano privo di sostanza reale o di una strategia attuabile”, afferma Kraiev.

La soglia per l’uso delle armi nucleari “è stata ora abbassata”, ha scritto su Telegram Sergei Markov, un analista vicino al Cremlino. “In termini generali, questo significa che la Russia con questa nuova dottrina può usare le armi nucleari contro l’Ucraina. L’aggressione dell’Ucraina alla regione di Kursk è stata sostenuta da Paesi nucleari (Stati Uniti, Francia Gran Bretagna). Quindi sarà possibile colpire Kiev con armi nucleari”, ha aggiunto, in coincidenza con il discorso di Putin ieri. La Russia è stata spinta a emendare la sua dottrina nucleare dalla “minaccia di una piena escalation dell’Occidente della guerra contro la Russia”, ha sottolineato l’analista russo.

 

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