Ultim’ora. Altri sette cittadini israeliani di Gerusalemme Est sono stati arrestati con l’accusa di spionaggio per l’Iran e di aver pianificato attacchi in Israele per conto di Teheran. Lo hanno reso pubblico questa mattina la polizia israeliana e lo Shin Bet, segnando il quinto caso del genere ad essere rivelato in poco più di un mese e il secondo in altrettanti giorni. Sei degli arrestati sono cittadini palestinesi con cittadinanza israeliana, l’altro è un residente permanente.
I sospetti, tutti uomini di età compresa tra i 19 e i 23 anni del quartiere di Beit Safafa sono senza precedenti penali o di sicurezza e, secondo la polizia, stavano perseguendo l’uccisione di uno scienziato nucleare israeliano e del sindaco estremista messianico di una grande città nel centro di Israele. Come noto il Mossad negli anni scorsi ha ucciso diversi scienziati nucleari iraniani.
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Chi la fa, l’aspetti. Sette israeliani, tutti immigrati dall’Azerbaigian, sono stati arrestati lunedì con l’accusa di spionaggio per l’Iran negli ultimi due anni, in quella che le autorità descrivono come una delle più gravi falle della sicurezza nella storia di Israele.
La vicenda è vecchia di un mese, ma è venuta fuori solo oggi sui media israeliani. Non è escluso che sia venuta fuori per “cercare di mettere una pezza” a seguito della figuraccia del drone che ha colpito la casa di Netanyahu, evidenziando falle serie nel mito della sicurezza israeliana.
I sospetti sono stati arrestati il 19 settembre con l’accusa di spionaggio. L’accusa includerà l’accusa di collaborazione con i nemici dello Stato, che comporta una potenziale condanna all’ergastolo, riporta l’agenzia Ynet.
“Questo è uno dei casi di sicurezza nazionale più gravi indagati negli ultimi anni”, ha detto il pubblico ministero. Lo Shin Bet ha avviato le indagini, con il supporto dell’Unità 433 per i crimini gravi della polizia.
lI tribunale di Rishon Letzion ha rivelato lunedì che i sette, tutti residenti ad Haifa e nel nord di Israele, saranno incriminati venerdì. Tra i sospettati ci sono un soldato che ha disertato dal servizio e due minori.
Alcuni dei sospetti sono ebrei di nascita, mentre ad altri è stata concessa la cittadinanza israeliana attraverso legami familiari ai sensi della Legge del Ritorno di Israele.
I sette avrebbero lavorato sotto la direzione di agenti iraniani in cambio di centinaia di migliaia di shekel pagati in contanti e criptovalute. “Per oltre due anni, i sospetti hanno svolto varie missioni di sicurezza per l’intelligence iraniana, pienamente consapevoli che stavano fornendo informazioni che mettevano in pericolo la sicurezza nazionale e, in alcuni casi, aiutavano gli attacchi missilistici del nemico”, hanno detto lo Shin Bet e la polizia israeliana in una dichiarazione congiunta.
I sospetti hanno utilizzato attrezzature avanzate per le loro operazioni. Il sovrintendente capo della polizia ha detto che i sette uomini hanno effettuato circa 600 missioni in due anni. Queste includevano la raccolta di informazioni su siti sensibili, basi militari e potenziali obiettivi umani, il tutto al servizio degli obiettivi dell’Iran.
“La rete di spie ha condotto ampie missioni di ricognizione sulle basi dell’IDF a livello nazionale, concentrandosi sulle installazioni dell’aeronautica e della marina, sui porti, sulle posizioni del sistema Iron Dome e sulle infrastrutture energetiche come la centrale elettrica di Hadera”, ha detto la polizia israeliana.
Tra i siti degni di nota coinvolti nel loro presunto spionaggio ci sono la base aerea di Ramat David, le basi aeree di Nevatim, Glilot e la base della Brigata Golani, dove quattro soldati sono stati uccisi in un attacco di droni di Hezbollah la scorsa settimana.
Il che spiegherebbe la precisione con cui i razzi di Hezbollah e dell’Iran hanno colpito in questi mesi alcuni obiettivi strategici israeliani.
Non solo. Mercoledì scorso le autorità israeliane hanno arrestato anche un residente di Tel Aviv con l’accusa di svolgere missioni per conto dell’intelligence iraniana, tra cui graffiti, distribuzione di volantini e raccolta di informazioni su obiettivi israeliani. L’uomo, Vladimir Varkhovsky, 35 anni, avrebbe accettato di assassinare uno scienziato israeliano per 100.000 dollari e avrebbe ottenuto un’arma per il compito.
Insomma, nella guerra di intelligence… non c’è più solo il mito del Mossad.
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