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Il cessate il fuoco in Libano sta diventando una farsa

L’estensione degli attacchi da parte di Israele in Libano e “il fatto che abbia nuovamente preso di mira i sobborghi meridionali di Beirut con raid distruttivi” indicano il suo “rifiuto di tutti gli sforzi per raggiungere un cessate il fuoco”. Lo ha dichiarato oggi il primo ministro del Libano, Nagib Miqati, durante un incontro con il comandante della Forza di interposizione delle Nazioni Unite in Libano (Unifil), generale Aroldo Lázaro.

Anche il presidente del parlamento libanese, Nabih Berry, ha fatto sapere che l’iniziativa americana per un cessate il fuoco è fallita. Lo ha dichiarato in un’intervista ad Asharq al-Awsat. L’iniziativa statunitense per un cessate il fuoco in Libano è fallita in quanto il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha respinto la road map concordata con l’inviato americano Amos Hochstein ha affermato Berri.

La notte scorsa, l’aviazione israeliana ha effettuato almeno dieci attacchi sulla periferia meridionale di Beirut. Proseguono nel frattempo anche le operazioni di terra delle forze israeliane nel sud del Libano, mentre ieri Israele ha bombardato anche in Siria nei pressi di Homs e uccidendo tre persone.

Il quotidiano statunitense “Wall Street Journal” ha riferito che gli Stati Uniti e Israele stanno discutendo “una bozza di accordo per porre fine alla guerra in Libano, che permetterebbe però alle forze armate israeliane di continuare a colpire il Paese per un periodo di due mesi”.

Il “Wall Street Journal”, che ha ottenuto una copia della bozza, ha spiegato che la proposta sarà probabilmente contestata non solo da Hezbollah, ma anche dalle autorità libanesi, alla luce di “preoccupazioni relative a possibili violazioni” della sovranità nazionale. La bozza di accordo include una intesa tra Stati Uniti e Israele, che consentirebbe alle forze israeliane di continuare a colpire il Libano per un periodo di 60 giorni e “in risposta a minacce imminenti”. 

La proposta citata dal “Wall Street Journal” chiede anche a Israele di ritirare le sue truppe dal Libano dopo una settimana, al termine della quale le Forze armate libanesi saranno inviate nel sud del Paese per “assistere nello smantellamento delle infrastrutture militari di Hezbollah e di altre milizie non statali”.

Una seconda fonte ha detto al quotidiano statunitense che le autorità israeliane stanno premendo per una soluzione diplomatica in Libano, anche se non si aspettano un accordo prima delle elezioni presidenziali che si terranno negli Usa martedì prossimo. Alcuni funzionari arabi anonimi hanno precisato che la proposta non è stata accettata né da Hezbollah, né dal governo libanese, i quali avrebbero entrambi affermato che la bozza darebbe a Israele “troppa libertà” nell’organizzare attacchi oltre il confine.

Ieri, il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha ricevuto nel suo ufficio a Gerusalemme l’inviato speciale degli Stati Uniti, Amos Hochstein, e il coordinatore della Casa Bianca per il Medio Oriente e il Nord Africa, Brett McGurk. Secondo una nota stampa diffusa dall’ufficio di Netanyahu, il primo ministro ha sottolineato che l’elemento più importante di un accordo per porre fine ai combattimenti tra Israele e Hezbollah in Libano non è il pezzo di carta su cui è scritto, ma “la determinazione e la capacità di Israele di far rispettare l’accordo e di sventare qualsiasi minaccia alla sua sicurezza dal Libano, in modo da far tornare i residenti alle loro case in sicurezza”.

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