Scavare sotto la notizia è sempre faticoso, perché ci si trova davanti un prodotto finito, impastato di informazioni, giudizi personali, inclinazioni e linguaggio formattato. Però a volte produce risultati interessanti…
Abbiamo preso un lancio dell’Agi, la seconda agenzia di stampa italiana dopo l’Ansa, dal titolo molto attuale: “Boom di americani che vogliono andarsene dopo il voto”.
Il taglio generale, alla vigilia del voto per le presidenziali, nel bel mezzo del quotidiano scambio di insulti tra i due candidati (quando non ci sono idee e programmi da vendere, non resta molto altro per “distinguersi”), è quello prevedibile: a causare questa voglia di andarsene sarebbe il timore di disordini politici e sociali a prescindere da chi ne uscirà vincitore.
Messa così la notizia ha un qualche interesse perché indica (o indicherebbe) che il livello di conflittualità sociale e politica dentro gli Stati Uniti stia superando il livello di guardia; cosa che, in un paese dove praticamente tutti hanno un’arma o più in casa, risulta piuttosto preoccupante.
Anche se, detto fra noi, l’ipotesi che esploda una guerra civile negli States al momento è certamente una delle tante, addirittura con un suo fascino, ma non la più probabile…
Subito dopo aver letto, però, viene da chiedersi chi sono mai questi cittadini statunitensi che vogliono e soprattutto possono andarsene altrove. Cambiare paese di residenza, sia pure mantenendo la cittadinanza ed anche uno o più immobili in cui tornare saltuariamente, presuppone una disponibilità economica non proprio alla portata di tutti.
Ed infatti il pezzo di Ugo Barbàra ci informa correttamente sul fatto che questa “fregola di espatriare”, al punto da rivolgersi a società specializzate e certamente con tariffe consistenti, riguarda soprattutto “gli americani ricchi [che] sono di gran lunga la più base più consistente di clienti, il numero di americani che progettano per spostarsi all’estero è aumentato di almeno il 30% rispetto allo scorso anno”.
Addirittura, “Un sondaggio di Arton Capital, che consiglia ai ricchi programmi di emigrazione, ha rilevato che il 53% dei milionari americani afferma voler lasciare gli Stati Uniti dopo le elezioni, indipendentemente da chi vince. I milionari più giovani sono quelli con maggiori probabilità di andarsene, con il 64% dei milionari tra 18 e 29 anni”.
Che dei (molto) benestanti preferiscano non essere coinvolti in eventuali tumulti e sparatorie è comprensibile, ma c’è comunque da tener presente che essere ricchi, negli Stati Uniti, garantisce anche la possibilità di esercitare un peso politico assolutamente sproporzianato rispetto ai cittadini semplici, quelli che al massimo esprimono una preferenza elettorale ogni quattro anni (più le elezioni locali).
Allontanarsi dal paese, anche con la doppia cittadinanza, indebolisce in qualche misura questo potere. Dunque, ad occhio, la motivazione che spinge a lasciare gli Usa non può essere soltanto il timore fisico di restare in mezzo ad una sparatoria o il desiderio di godersi i propri soldi in un paese migliore per clima, cultura o paesaggi.
E infatti “Gli ultra ricchi vedono sempre più la cittadinanza in un [solo] Paese come un rischio personale e finanziario concentrato. Proprio come diversificano i loro investimenti, ora stanno creando ‘portafogli di passaporto’ per coprire il rischio. Altri vogliono un passaporto non statunitense nel caso in cui stiano viaggiando in Paesi pericolosi o regioni ostili agli Stati Uniti.”
In effetti essere riconoscibili come “americani” sta diventando un problema serio in molte aree del mondo. Ed anche il fare business può diventare complicato. Molto meglio avere una “identità nazionale di riserva” meno antipatica, in grado di garantire un’accoglienza più amichevole.
Ma ci sono anche ragioni più terra-terra, brutalmente di vantaggio economico e di opportunità esistenziali: “le migliori destinazioni per i passaporti supplementari tra gli americani sono Portogallo, Malta, Grecia e Italia. Il programma ‘Golden Visa’ del Portogallo è particolarmente popolare poiché fornisce un percorso verso la residenza e la cittadinanza – con viaggi senza visto in Europa – in cambio di un investimento di 500.000 euro in un fondo o private equity. Malta offre un visto d’oro per 300.000 euro investiti in immobili, che è diventato ‘particolarmente popolare tra gli americani’.
Con qualsiasi di questi programmi nazionali, inventati proprio per attirare ricchi da altre parti del mondo, “diventi un cittadino europeo, con completi diritti di insediamento in tutta Europa. Quindi puoi vivere in Germania, i tuoi figli possono andare a studiare in Francia e hai il diritto di vivere, lavorare e studiare in tutta Europa.”
Alla fine della fiera scopriamo che l’Europa ridisegnata dall’Unione Europea a suon di trattati neoliberisti è diventata un piccolo paradiso per molto ricchi che possono sfruttarne i vantaggi (frontiere aperte all’interno, istituzioni ancora efficienti, centri di formazione di eccellenza e relativamente a buon mercato rispetto a quelli Usa, ecc) senza dover subire la “tosatura fiscale” statunitense e neanche quella europea.
Anche le sparatorie sono molto meno frequenti e meno violente. Cosa volere di più?
Tutto molto chiaro e semplice, se non fosse per quella fortissima impressione di trovarsi davanti al più classico e antico degli spettacoli: prima che la nave affondi, i topi scappano. Quelli che se lo possono permettere, certo…
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