I crimini commessi da Israele e il loro carattere sempre più eclatante, in base al diritto internazionale, stanno moltiplicando le iniziative promosse presso l’ONU per chiedere di prendere provvedimenti contro i sionisti. Fino ad arrivare alla richiesta di sospensione di Israele dall’Organizzazione.
Sembrerebbe un risvolto scontato dopo che le forze armate di Tel Aviv hanno attaccato persino i caschi blu. Ma è Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite per i Territori Occupati Palestinesi, a sostenere questa richiesta, dettagliando il genocidio che Israele sta perpetrando.
Nel rapporto di 32 pagine “Genocide as Colonial Erasure”, Albanese ha elencato i responsabili di un’opera scientifica e studiata fatta di massacri, distruzione delle infrastrutture, utilizzo della fame come arma di guerra, tortura sui detenuti palestinesi.
Un insieme di pratiche finalizzate alla “distruzione fisica” di quel popolo. È Albanese stessa che sottolinea come il termine genocidio sia molto delicato, e vada usato con attenzione, e allo stesso tempo ribadisce come in questo caso esso sia quello “più corretto”.
La pulizia etnica avviene non solo uccidendo – e siamo ormai arrivati alle 44 mila vittime –, ma anche attraverso l’esodo forzato: è stato calcolato che il 90% dei palestinesi sia stato costretto ad abbandonare la propria casa. E intanto vari politici israeliani invitano a colonizzare Gaza.
Ma Tel Aviv sta estendendo il problema ben oltre i confini della Striscia. “Le forze israeliane e i coloni”, si legge nel rapporto, “hanno intensificato i modelli di pulizia etnica e di apartheid in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est”.
Questo quadro è perfettamente allineato con l’idea di un “Grande Israele”, che è sempre stata presente nella visione sionista e che, strumentalizzando il 7 ottobre, sta venendo ora concretizzata. Si tratta del trasferimento forzato dei palestinesi dalla Palestina, occupata definitivamente dagli israeliani.
Albanese cita anche un documento del ministero dell’Intelligence di Israele, trapelato nell’ottobre 2023, che parla esplicitamente della ricollocazione della popolazione di Gaza in Egitto. E non bisogna dimenticare che nelle menti di molti sionisti, il Grande Israele va “dall’Eufrate al mare”.
Nel discorso alla Commissione ONU, la relatrice speciale ha denunciato anche le complicità occidentali. “L’impunità garantita a Israele gli ha permesso di diventare un violatore seriale del diritto internazionale”, ha detto: altro che “ordine internazionale basato su regole”.
La messa al bando dell’UNRWA e gli attacchi alla Forza di Interposizione in Libano delle Nazioni Unite, “se lasciati impuniti”, potrebbero diventare dei precedenti per future azioni simili. “È arrivato il momento di fare un passo esemplare” e sospendere Israele dalle Nazioni Unite.
Nei giorni scorsi anche un appello di giuristi italiani e internazionali ha chiesto l’espulsione di Israele dall’ONU in base all’articolo 6 della Carta delle Nazioni Unite.
Francesca Albanese ha concluso la conferenza stampa di presentazione del rapporto con parole molto dure e significative. Nella questione palestinese “vediamo il collasso totale dell’ordine internazionale, che era premessa a quel ‘mai più’ che era stato promesso dopo la Seconda Guerra Mondiale”.
L’ambasciatrice statunitense all’ONU, Linda Thomas-Greenfield, ha affermato che Albanese non è adeguata all’incarico che ricopre, per poi aggiungere che “le Nazioni Unite non dovrebbero tollerare l’antisemitismo da parte di un funzionario” che è lì “per promuovere i diritti umani”.
Il rapporto della relatrice speciale, al contrario, invita proprio a fare questo, mentre viene continuamente proposta l’idea che antisionismo coincida con antisemitismo. Lo ha fatto anche l’organizzazione non governativa UN Watch, che ha promosso una petizione per sollevare Albanese dal suo incarico.
La giurista italiana è stata accusata di “diffondere antisemitismo e la propaganda di Hamas”. La petizione è stata inviata a numerosi capi di stato e di governo, e sta venendo rilanciata da varie associazioni filo-sioniste occidentali, tra cui l’associazione italiana SetteOttobre.
La polarizzazione creata dal conflitto in Israele si sta estenendo sempre più oltre i confini del Medio Oriente. Come ha detto Albanese, il disgregamento del sistema nato nel 1945 sta avanzando velocemente, per opera della filiera euroatlantica, e ciò non può che aumentare i pericoli di guerra.
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AURELIO spoto
Tutti condannano l’ Israele ma a forza di fare i domestici agli Yankee preferiscono perdere la faccia e fare gli ignorri e indebitarsi anziché lottare per un mondo più civile e democratico