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La “parità di genere” secondo il parlamento ucraino: tutte in guerra! 

La deputa della Verkhovna Rada ucraina Maryana Bezuhla lunedì ha dichiarato che la mobilitazione degli uomini ucraini al fronte costituisce una discriminazione dal punto di vista dell’uguaglianza di genere.  

La proposta della Bezuhla: mobilitare le donne

La Costituzione ucraina non prevede la presenza di ‘due tipi’ di persone”, ha detto la deputata del parlamento, ex membro del partito di Zelensky Servitori del popolo. “Ecco perché ora discriminiamo gli uomini. Questo è illegale. Mobilitando le donne, sarà necessario mobilitare meno gli uomini”. 

Con queste argomentazioni, Bezuhla ha lanciato la sua campagna in favore della mobilitazione delle donne per soddisfare le richieste di arruolamento sempre più pressanti che arrivano dal fronte.   

La proposta della Bezuhla è di inviare le rappresentanze femminili in quelle posizioni in cui – a detta della deputata – è possibile fare a meno degli uomini, come gli impieghi delle retrovie. 

In questa maniera, “gli uomini di queste posizioni potrebbero essere mandati in prima linea, prima di tutto quelli che hanno ‘deciso’ di sedersi nelle retrovie”. 

Maryana Bezuhla è una deputata di peso del parlamento, già vicecapo della Commissione parlamentare per la sicurezza nazionale e la difesa. 

Nelle sue parole si manifesta tutto l’odio che questi esponenti del parlamento provano verso quel popolo che in teoria dovrebbero rappresentare e curarne gli interessi, e che invece soffre in prima persona da dieci anni di confronto civile in Donbass e quasi tre di guerra guerreggiata con la Russia.  

Non solo donne, anche i giovanissimi nelle mire dell’esercito

Tali dichiarazioni si inseriscono in un momento di grande difficoltà militare per l’esercito ucraino, alle prese con diserzioni di massa, il rinculo sanguinoso di Kursk e arretramenti generali su tutto il fronte sud, da Dnipro a Zaporizhzhya. 

Ad aprile, il parlamento aveva già abbassato l’età di mobilitazione da 27 anni a 25 anni, eliminando inoltre la clausola che avrebbe previsto la smobilitazione dei soldati impegnati al fronte per 36 mesi.  

Ma nelle ultime settimane sta prendendo piede l’idea di un ulteriore abbattimento dell’età di coscrizione a 18-20 anni. Opzione criminale che potrebbe allontanare l’orizzonte di una rottura totale del fronte tramite lo sfruttamento di tale “nuova carne fresca da cannone”, ma potrebbe anche provocare una sorta di ribellione sociale nel Paese.  

Secondo alcuni analisti, la decisione potrebbe essere già in gran parte presa e che il governo Zelensky stia solo aspettando la nuova amministrazione statunitense, in modo che la riduzione dell’età della mobilitazione possa essere imputata a chi “abbandona l’Ucraina”, costringendola a prendere “decisioni difficili”. 

Martedì, su quel fogliaccio de La Repubblica, il prode Di Feo aveva già cominciato a battere la grancassa sull’importanza delle donne al fronte, in tempismo perfetto quanto sospetto rispetto alla proposta lanciata dalla Bezuhla. 

Le polemiche contro lo Staro maggiore

L’estate scorsa, la deputata è stata al centro di numerose polemiche contro lo Stato maggiore e in particolare il comandante in capo delle forze armate ucraine, generale Oleksandr Syrsky, accusato di ostacolare le attività di un deputato, reato previsto dall’art. 351 del Codice penale ucraino. 

In maggio inoltre aveva denunciato il generale Yuriy Sodol, accusato di offrire posizioni di vertice nell’esercito ai suoi ufficiali fedeli, mentre a Syrsky e all’ex comandante in capo Valerij Zaluzhnyi – sua ex fedelissima nella Verkhovna Rada – ha sempre imputato di non aver mai risposto dei fallimenti dell’intera campagna di guerra. 

Non vuole lanciare ‘carne’ al fronte. Riconquistare il territorio lanciando contemporaneamente centinaia di migliaia di soldati all’attacco sotto bombe e droni. Syrsky non vuole dare vita a questa azione”, aveva puntato il dito a luglio sui social.

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