Da questa mattina alle 9 è in vigore il cessate il fuoco in Libano mediato e imposto da Stati Uniti e Francia. La sua durata è prevista per un periodo di 60 giorni, il che coincide all’incirca con la preparazione dell’insediamento del presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump.
Poco dopo che il cessate il fuoco è entrato in vigore in Libano questa mattina, i cittadini libanesi hanno iniziato a tornare a casa nelle loro città e quartieri della Bekaa, nel sud del Libano e a Dahiyeh (il sobborgo meridionale di Beirut), sfidando le minacce israeliane di tornare, soprattutto nei villaggi del sud.
Foto e video circolati sui social media hanno mostrato flussi di auto che trasportavano sfollati diretti verso i villaggi meridionali, poiché i cittadini non potevano più aspettare per tornare nelle loro città d’origine dopo 65 giorni di brutale aggressione israeliana iniziata il 23 settembre.
L’esercito israeliano ha però avvertito i residenti del Libano meridionale di non avvicinarsi ai villaggi evacuati dopo l’entrata in vigore dell’accordo per il cessate il fuoco con Hezbollah “Con l’entrata in vigore dell’accordo di cessate il fuoco e in base alle sue disposizioni, le Forze armate israeliane rimangono schierate nelle loro postazioni all’interno del Libano meridionale. È vietato dirigersi verso i villaggi di cui è stata ordinata l’evacuazione o verso le Forze di difesa israeliane nella zona”.
L’esercito libanese, che insieme al contingente UNIFIL dovrà contribuire a garantire la tenuta del cessate il fuoco, ha reso noto che si sta preparando a schierarsi nel sud del Paese, ma ha anche chiesto ai residenti dei villaggi di confine di ritardare il ritorno a casa fino a quando l’esercito israeliano, che si è spinto per circa sei chilometri in territorio libanese, non si sarà ritirato.
Le forze armate israeliane ieri pomeriggio hanno lanciato un pesantissimo attacco “su larga scala” su Beirut poche ore prima dell’annuncio di un possibile cessate il fuoco. Gli israeliani dichiarano di aver colpito 20 “obiettivi” in tutta Beirut, di cui 13 a Dahiyeh. Anche Hezbollah ha messo a segno un colpo contro la casa del comandante dell’aeronautica militare israeliana a Tel Aviv. Ma anche poco dopo l’annuncio serale di Netanyahu sul cessate il fuoco l’aviazione israeliana ha compiuto un raid sul centro Beirut che ha provocato la morte di tre civili.
Le autorità israeliane hanno chiaramente lasciato intendere che l’allentamento della pressione sul fronte nord, consentirà di colpire con maggiore pesantezza i focolai di resistenza palestinese e la popolazione di Gaza.
Il giornale israeliano Times of Israel, citando Channel 12, scrive che l’accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah non include un linguaggio esplicito che affermi che Israele ha la libertà di rispondere se il movimento libanese violasse l’accordo nelle aree a nord del fiume Litani in Libano.
Secondo il rapporto, l’accordo afferma che Israele segnalerà qualsiasi violazione di questo tipo all’organismo internazionale guidato dagli Stati Uniti che dovrebbe supervisionare l’accordo stesso e che poi si riunirà per discutere la gravità della violazione.
Tuttavia, la formulazione sul fatto che Israele abbia il diritto di rispondere è ambigua, a differenza dei casi in cui ci sono violazioni a sud del fiume Litani o se c’è una minaccia immediata. “A ogni violazione, risponderemo con la forza“, promette Netanyahu secondo cui “E’ un buon accordo quello che viene applicato, e noi lo applicheremo“.
Netanyahu ha attaccato molti critici che sostengono che Israele non sarà in grado di ricominciare a combattere in Libano dopo un cessate il fuoco, affermando che hanno detto la stessa cosa prima dell’accordo di una settimana sugli ostaggi per il cessate il fuoco a Gaza l’anno scorso.
Netanyahu dice che ci sono tre ragioni per accettare il cessate il fuoco ora. Il primo è concentrarsi sulla minaccia iraniana. Il secondo è quello di consentire alle truppe di riposare e di rifornire le riserve di armi. “Ci sono stati ritardi, e grandi ritardi, nelle spedizioni di armi“, dice, senza menzionare l’amministrazione Biden. “E quel ritardo sarà presto recuperato“, dice, alludendo al ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca.
La terza ragione è quella di separare i fronti nord e sud e isolare Hamas. “Con Hezbollah fuori dai giochi, Hamas è rimasto solo nella campagna. La nostra pressione aumenterà”, dice, il che consentirà a Israele di riportare a casa gli ostaggi.
I sindaci dei villaggi nel nord di Israele e centinaia di comandanti e soldati del movimento israeliano Reservist-Generation of Victory hanno chiesto al primo ministro Benjamin Netanyahu e ai membri del gabinetto politico di sicurezza di non promuovere alcun accordo con il Libano se non include la presa di territorio lungo il confine che rimarranno sotto il controllo delle forze armate israeliane e garantiranno la sicurezza dei residenti.
Del resto un editoriale del Jerusalem Post di pochi giorni fa scriveva che “Storicamente parlando, il Libano meridionale è in realtà il nord di Israele, e le radici del popolo ebraico nell’area sono profonde. Se questo possa o debba essere tradotto ora in una realtà politica è una questione molto più complessa, ma semplicemente non si può negare il nostro legame con la terra”. Insomma, non proprio un appello a ritirare le truppe dal Libano.
Il leader dell’opposizione israeliana Yair Lapid ha attaccato il governo per l’accordo di cessate il fuoco in Libano, accusandolo di essere stato “trascinato nell’accordo con Hezbollah” dopo più di un anno di combattimenti.
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