Prosegue il cammino verso l’orizzonte socialista nella Venezuela bolivariana con il rafforzamento delle oltre cinquemila comunas del Paese. Ci si avvicina infatti a una nuova convocazione elettorale che vedrà il 15 dicembre l’elezione di 30 mila Jueces de paz direttamente per parte delle assemblee delle comunas. Giudici elettivi che avranno la funzione di gestire controversie minori all’interno delle comunità locali.
L’appuntamento segue quello del passato 25 di agosto di carattere economico produttivo e rientra nel nuovo slancio che il governo sta dando a queste organizzazioni popolari con un progressivo potenziamento della loro funzione nella società venezuelana. In agosto infatti furono convocate le assemblee delle comunas per stilare una lista dei progetti più urgenti per la comunità dalla quale si votò quello che si riteneva più utile.
Il progetto con più voti di ogni comunas viene finanziato dal governo centrale con una cifra equivalente a 10 mila dollari. Una sperimentazione di democrazia diretta ed organizzazione popolare che assume un’importanza strategica per il Venezuela socialista, in cui nonostante gli attacchi continui dell’imperialismo si punta al rafforzamento del proprio progetto di trasformazione sociale.
Maduro ha infatti dichiarato recentemente che si deve lavorare affinché le comunas possano gestire il 70% del bilancio nazionale e ha nominato Angel Prado, militante proveniente dal chavismo di base e dal movimento comunero, come ministro del Poder Popular de las Comunas y los Movimientos Sociales.
Un segno di forte fiducia verso l’espressione dell’organizzazione popolare venezuelana con l’ambizioso obiettivo di arrivare in due anni alle 5000 comunas consolidate, organizzate e formate nella capacità di gestione tecnica, produttiva e finanziaria. Per questa ragione sarà rilanciata anche la Universidad bolivariana de las comunas, strumento di formazione dei leader comuneros in ambito produttivo e di gestione del territorio.
Il governo di Maduro, superati i momenti più tragici della guerra economica intrapresa dall’imperialismo occidentale contro l’esperienza venezuelana, prosegue l’ambizioso progetto politico di trasformazione sociale avviato da oltre due decenni dalla rivoluzione bolivariana.
Era il 2012 quando Chavez annunciò pubblicamente un “golpe de timon” per sostenere il rafforzamento del potere popolare delle comunas lanciando il motto “Comunas o nada!” ai suoi ministri e al Paese. Era cosciente che il socialismo non si realizzasse con la sola redistribuzione della ricchezza alle classi popolari, politica che in ogni caso permise al Venezuela in pochissimi anni ad essere uno dei pochi paesi al mondo a realizzare gli obiettivi di sviluppo del millennio sradicando fame, povertà e morti infantili.
Per avviare però una trasformazione reale della società si lavorò per incrementare una maturazione profonda del popolo venezuelano e il trasferimento crescente di capacità organizzative e di gestione delle strutture produttive sociali alle organizzazioni popolari di base. Una forma per creare le basi sociali materiali, organizzative e ideologiche fuori dalla logica del capitalismo.
Le comunas sono una forma di organizzazione popolare riconosciuta per lo Stato che può essere conformata per le famiglie di vari quartieri nel caso urbano o di aree geografiche determinate nel caso rurale. Dotate di una propria assemblea e un comitato esecutivo possiedono anche un comitato dedicato alla produzione economica e un fondo finanziario comune con il quale finanziare progetti e attività per la collettività. Si tratta di un esercizio di pratica diretta di gestione collettiva del proprio territorio e delle capacità produttive da parte degli strati popolari.
Attraverso lo slancio che vide nascere in pochi anni migliaia di comunas nel Paese si stimolò la creazione di strutture produttive di proprietà collettiva, Empresas de propried social comunal, gestite direttamente dalle comunas o con la partecipazione dello Stato centrale in caso di settori strategici.
Questa spinta risponde alla volontà di porre le basi del nuovo Estado Comunal, che dovrà via via sostituirsi allo stato borghese, trasferendo crescente capacità produttiva ed economica nelle mani del popolo organizzato collettivamente. Funzione economica che ha un’importante valenza locale, chiaramente non volta all’accumulazione di profitto tra gli aderenti quanto alla gestione assembleare di un surplus da reinvestire nel miglioramento della produzione stessa o nella gestione del proprio territorio, ma che sul piano più generale della società mette in moto il processo di appropriazione in forma crescente di mezzi di produzione del Paese.
Una dinamica complessa che non manca di problematiche e contraddizioni ma che evidenzia una pratica diretta di economia socialista interna all’organizzazione popolare di base, in un cammino di maturazione delle capacità gestionali, organizzative e produttive del popolo venezuelano.
Le comunas hanno dimostrato la propria importanza nel periodo di maggior crisi durante el bloqueo, fronteggiando la scarsezza di beni alimentari conseguente alla guerra economica imperialista con il rafforzamento del proprio lato produttivo di sostegno alle comunità locali e oggi contribuiscono con i propri prodotti alla funzione redistributiva verso popolazione esterna alle comunas.
Un progetto di emancipazione popolare che si intreccia profondamente con il progetto di indipendenza strategica che sta costruendo il Venezuela sul piano internazionale, promuovendo anche la diversificazione e conseguente resistenza della propria economia.
Nonostante gli attacchi costanti che il Venezuela subisce dall’imperialismo occidentale la rivoluzione bolivariana non si ferma, continuando a marcare avanzamenti importanti nella costruzione di una società basata su principi radicalmente differenti da quella del capitalismo feroce che sta precipitando il resto del mondo verso la guerra.
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