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Rapporto SIPRI, vendite in aumento per i colossi delle armi

Nel 2023 aumentano le vendite delle prime 100 aziende al mondo del settore della difesa. Lo registra il rapporto 2024 dell’Istituto internazionale di ricerche sulla pace di Stoccolma (SIPRI), che ha calcolato un incremento dei ricavi sugli equipaggiamenti e i servizi militari pari al 4,2% (632 miliardi di dollari).

In aprile, l’istituto aveva già segnalato un aumento delle spese militari globali al 6,8%, raggiungendo la cifra mostruosa di 2.443 miliardi di dollari. Per le prima volta dal 2009 era stata registrata la crescita in tutte e cinque le grandi macro-regioni geografiche, e soprattutto in Europa, Medio Oriente e Asia.

A trainare il settore sono stati gli scenari di guerra in Ucraina e Medio Oriente, mentre si prevede che la tendenza all’incremento delle vendite continuerà anche nel 2024. In Europa, l’aumento è stato solo dello 0,2%, ma viene sottolineato come ciò non sembra riflettere accuratamente l’incremento degli ordini e della domanda, dicono gli studiosi del SIPRI.

A guadagnare dalla guerra nell’Europa orientale sono proprio i produttori del continente, e in particolar modo le aziende di Germania, Svezia, Ucraina, Polonia, Norvegia e Repubblica Ceca. Le 27 aziende della lista del Vecchio Continente (compreso il Regno Unito ed esclusa la Russia) hanno segnato ricavi dalla vendita di armi pari a 133 miliardi di dollari.

Lorenzo Scarazzato, ricercatore del Programma di spesa militare e di produzione di armi dell’istituto, ha sottolineato come “i ricavi delle armi dei primi 100 produttori non riflettono ancora pienamente l’entità della domanda, e molte aziende hanno lanciato campagne di reclutamento“.

Questo significa, in sostanza, un ampliamento della base industriale e dell’occupazione, e dunque uno scivolamento accelerato verso il keynesismo militare già in auge negli Stati Uniti. Attraverso questo processo, le classi dirigenti nostrani sperano anche di dare legittimità alla precipitazione bellica sostenuta nell’inasprirsi della competizione globale.

Le vendite dei sei maggiori produttori di armi con sede in Medio Oriente sono aumentate del 18%, arrivando a 19,6 miliardi di dollari nel 2023. Le tre principali compagnie israeliane hanno segnato un aumento del 15% rispetto all’anno precedente, mentre i tre gruppi turchi addirittura del 24%.

In Asia, fanno impressione i numeri delle società sudcoreane e giapponesi. I quattro produttori sudcoreani presenti in lista hanno visto i ricavi aumentare del 39%, mentre per i cinque del Sol Levante l’incremento medio è stato del 35%.

Il SIPRI ha anche registrato che l’ammodernamento degli arsenali nucleari ha avuto un ruolo importante nei ricavi del 2023. Un’altra notozie che non può che suscitare i timori rispetto agli scenari futuri.

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