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Stati Uniti. Rubati i dati delle compagnie di Tlc. Coinvolti milioni di utenti

Negli ultimi tre mesi sui quotidiani statunitensi c’è un dibattito molto acceso sul fatto che da uno o due anni, a seconda delle fonti, le principali otto compagnie di telecomunicazioni d’oltreoceano, come AT&T e Verizon, sono state colpite da una serie di attacchi informatici. 

Gli attacchi hanno compromesso la riservatezza di numerose informazioni relative alle azioni degli utenti della telefonia statunitense, come il numero del destinatario, la data, la durata (forse anche la telefonata stessa) e gli sms, che in quanto forma di comunicazione senza cifratura sono leggibili dal gestore telefonico e da chi ne viene in possesso.

Stiamo parlando di decine di milioni di cittadini spiati come in una sorta campagna di sorveglianza di massa, il cui obiettivo è l’intercettazione di informazioni relative a utenti nella zona di Washington DC, dove per esempio hanno sede il governo e il presidente degli Stati Uniti.

Con poca sorpresa, per la più grande sottrazione di informazioni conosciuta nel paese gli Usa puntano il dito contro la Cina.

La responsabilità di tale colossale breccia nel sistema delle telecomunicazioni statunitensi sarebbe stata infatti attribuita al fantomatico gruppo Salt Typhoon, nome dato dagli analisti Microsoft agli autori di una serie di attacchi informatici a partire dal 2020, noti anche come GhostEmperor, FamousSparrow, o UNC2286 a seconda delle fonti.

Da un punto di vista tecnico, i presunti hacker avrebbero trovato il modo di inserirsi nel sistema sfruttando una backdoor, ossia una maniera di accedere a delle macchine e di prenderne il controllo nascosta nel codice dei programmi con licenza proprietaria e non documentata.

A quanto si apprende, tale licenza sarebbe stata inserita dalle compagnie statunitensi su richiesta delle forze di pubblica sicurezza per poter ottenere rapidamente informazioni sulle attività dei cittadini.

Non è la prima volta che degli hacker sfruttano delle backdoor inserite da Nsa e soci in software sviluppati negli Stati Uniti. Basti pensare a quella presente in iOS (Apple), scoperta dopo che alcuni analisti russi si erano accorti che gli iPhone di alcuni politici, diplomatici e altri vip erano spiati per accedere a informazioni riservate.

Secondo gli analisti di Kaspersky lab, compagnia con sede in Russia e perciò bandita in Usa, il gruppo Salt Typhoon avrebbe già da anni sviluppato un malware (programma dannoso) capace di prendere il controllo di un server con sistema operativo Windows, scalando così i privilegi utente fino al livello kernel, ossia il più alto in qualsiasi sistema operativo che permette di eseguire il codice che si vuole sulla macchina compromessa.

Non si sa bene quale tecnica sia stata usata questa volta per portare avanti questa serie di attacchi, e soprattutto non si sa quando i nordamericani saranno in grado di escludere gli hacker dal loro sistema di telecomunicazioni.

La situazione è talmente paradossale che l’Fbi da una parte sta provando a convincere le varie app di messaggistica a consegnare le informazioni degli utenti, fornendo testi e chiavi di cifratura delle chat criptate; dall’altra, “per non essere spiati dai cinesi” sta consigliando ai cittadini di utilizzare applicazioni di messaggi cifrati come Signal, la stessa che da anni cerca di mettere fuorilegge.

Insomma, con la solita ideologia suprematista occidentale, le forze di intelligence americane si considerano i soli che possono spiare ogni singola azione che si compie su internet e ogni messaggio che viene scambiato da tutti gli utenti nel mondo, mentre se qualcun altro sfrutta i loro sistemi di controllo capillare di massa per fare lo stesso si grida allo scandalo e a un problema generalizzato di privacy e di controllo.

 

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