Menu

Droni italo-turchi Baykar con Piaggio Aerospace

Baykar-Piaggio, sinergia industriale strategica

La scalata di Baykar a Piaggio Aerospace rappresenta non solo un elemento di espansione per l’azienda fondata nel 1984 da Ozdemir Bayraktar e guidata dal 2021, dai figli il cui cognome dà il nome agli omonimi droni Bayraktar TB1 e TB2 distintisi per il loro ruolo strategico nella guerra del Nagorno-Karabakh del 2020 e, soprattutto, nella guerra russo-ucraina.

E dall’altro può esser un fattore di rilancio per il gruppo italiano dalla storia quasi centenaria, che negli stabilimenti di Sestri Ponente produsse aerei da combattimento già ai tempi della Seconda guerra mondiale, come l’unico bombardiere strategico della Regia Aeronautica, il P.108, entrato in servizio nel 1941.

‘Piaggio aerospace’, negli ultimi anni aveva concentrato la produzione sul ‘P.180 Avanti’, aereo da ‘trasporto luxury’ -da 6 a 9 passeggeri-, nello stabilimento ligure di Villanova d’Albenga.

Avionica di frontiera

Una sinergia italo-turca’ –celebrano gli specialisti-, «per costruire una nuova partnership sui droni e le tecnologie per l’avionica di frontiera, dare a Baykar accesso a pregiate tecnologie, metodi di lavoro e know-how occidentale e rilanciare sull’onda lunga delle spese militari in avanzata su scala globale il business di Piaggio», dettaglia si InsideOver Andrea Muratore.

O almeno questo sembra essere il piano delle strategie del Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit) che ha mediato e favorito l’accordo.

Parco droni italiano

Per Roma, anche l’obiettivo di rafforzamento del parco droni nazionale, racconta chì sa. Il recente ‘Documento Programmatico Pluriennale’ (Dpp) del ministero della Difesa, che finanzia i piani d’acquisto di armamenti per gli anni a venire, spingeva molto sulla componente aerea tradizionale e navale, ma come riporta ‘Geopolitica.info’, «peccava rispetto ad una delle lezioni chiave della guerra in Ucraina, quella dei droni ‘FPV’ (visuale in prima persona), agili e soprattutto ‘relativamente poco costosi’ strumenti militari.

Generali spendaccioni

Di fatto e sino ad oggi le forze armate italiane hanno preferito stanziare ingenti risorse per i più grandi e costosi droni della classe ‘MALE’ (Middle Altitude, Long Endurance).

«Una vulnerabilità notevole in un contesto in cui questa tipologia di drone ormai risulta quasi obsoleta in zone di combattimento ad alta intensità come quelle che ci si aspetta per il futuro», riposta da fonti militari sempre Andrea Muratore. Unica eccezione «piccole quantità di droni FPV riservate alle sole forze speciali».

I conti italiani con la Turchia

«Se la vendita dell’era Renzi (della Piaggio Aerospace) fu precipitosa e a-strategica, oggi la Baykar arriva come leader internazionale a cui serve una catena del valore solida e l’alleanza con un’azienda di un Paese di prima fila del campo atlantico per rafforzare la sua credibilità come ‘player’ di primo piano nel mercato globale dei sistemi di difesa».

Il mercato delle armi, detto con più eleganza.

Rilancio industriale italiano e mossa geopolitica turca

La scelta dell’acquisizione italiana esibisce una Turchia che oggi, soprattutto alla luce della caduta del regime siriano di Bashar al-Assad, ha visto rafforzarsi sul terreno quella ‘proiezione militare’ che in campo di mezzi e export aveva già preso il volo proprio grazie ai suoi iconici droni. Per l’Italia una conferma del fatto che con la Turchia bisogna, sempre e comunque, fare i conti.

* da RemoContro

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *