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Uccisi due palestinesi a Gaza. Oggi scambio di prigionieri. ONU: ” Israele mette a rischio la tregua”

Ieri c’è stata l’ ennesima violazione della tregua a Gaza (la quarta da domenica scorsa). Il fuoco di un carro armato israeliano ha ucciso due palestinesi a ovest di Rafah, a sud della Striscia di Gaza- Due giorni fa un’altro palestinese era stato ucciso.

Anche in Cisgiordania le operazioni israeliane in Cisgiordania hanno ucciso almeno 12 palestinesi da martedì e “potrebbero mettere a repentaglio il recente accordo di cessate il fuoco a Gaza” ha detto Thameen Al-Kheetan, portavoce dell’alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani.

Centinaia di residenti a Jenin sono stati costretti a scappare

ieri dalle loro case dopo che l’esercito ha distrutto numerose abitazioni nel terzo giorno di una massiccia operazione nella città cisgiordana.

Relativamente allo scambio di prigionieri sono quattro soldatesse israeliane gli ostaggi che Hamas libererà oggi sabato 25 gennaio, e di cui ha appena comunicato i nomi alle autorità dello Stato ebraico. La loro liberazione, nell’ambito dell’accordo per la tregua a Gaza, seguirà di 7 giorni quella delle 3 donne rilasciate sabato scorso. L’annuncio di Hamas, però, potrebbe costituire una variazione dell’accordo che prevede, prima di tutto, la liberazione di donne civili.

Ci sono problemi anche sul cessate il fuoco in Libano dove Israele sta prorogando il previsto ritiro dal Libano del sud. L’Ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha infatti confermato ufficialmente che l’esercito israeliano (Idf) non si ritirerà dal Libano domenica 26 gennaio, come previsto dall’accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah. Lo riporta Ynet. L’ufficio di Netanyahu ha aggiunto che “il processo di ritiro dell’Idf è subordinato allo schieramento dell’esercito libanese nel Libano meridionale e all’applicazione completa ed effettiva dell’accordo, con il ritiro allo stesso tempo di Hezbollah oltre il Litani. Poiché l’accordo di cessate il fuoco non è stato ancora pienamente applicato dallo Stato del Libano, il processo di uscita graduale continuerà, previo pieno coordinamento con gli Stati Uniti”.

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