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L’Alleanza degli Stati del Sahel annuncia una forza militare congiunta

È passato oltre un anno dalla formazione della Alleanza degli Stati del Sahel (AES, secondo l’acronimo in francese), e oltre ad aver segnato una netta cesura con il passato coloniale, i governi di Mali, Niger e Burkina Faso ora hanno deciso di fare un passo ulteriore rispetto alla cooperazione militare.

Già lo scorso settembre, infatti, in occasione del primo anniversario dell’alleanza, il presidente maliano Assimi Goita aveva annunciato varie iniziative di collaborazione tra i tre paesi: un passaporto biometrico e una stazione televisiva condivisa, e appunto un’unità militare comune.

Salifou Mody, ministro della Difesa del Niger, ha dichiarato che “la forza unificata AES è quasi pronta, contando 5 mila persone“. Tale forza potrà contare anche sull’appoggio aereo e dell’intelligence dei tre alleati.

Il primo obiettivo è quello di arginare il terrorismo delle organizzazioni di quell’area, che hanno legami con Al Qaeda e l’Isis. Ma gli equilibri della regione si intersecano con dinamiche più ampie, globali, e ce lo ricorda il coinvolgimento di Kiev in alcuni scontri avvenuti in Mali durante la scorsa estate.

Non c’è un’alleanza organica tra Mosca e le giunte militari del Sahel, ma certamente gli interessi di questi paesi convergono nella comune ostilità verso l’imperialismo euroatlantico. E dunque il braccio di ferro tra la NATO e il mondo multipolare coinvolge in parte anche la fascia africana sotto al Sahara.

Inoltre, il prossimo 29 gennaio Mali, Niger e Burkina Faso usciranno definitivamente dall’Ecowas, cioè la Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale, accusata di essere sostanzialmente sottomessa agli interessi degli ex padroni coloniali. Ma che, almeno, ha deciso di non rispondere ai desideri di Parigi, che voleva un intervento militare contro Niamey.

I legami tra i paesi dell’Africa occidentale sono infatti tanti e fondamentali per la vita e l’economia di tutti gli attori regionali. Non a caso, oltre un mese fa una dichiarazione del Collegio dei capi di Stato dell’AES ha confermato che i cittadini dei paesi dell’Ecowas potranno entrare nei tre paesi del Sahel senza visto.

I cittadini dell’Ecowas – si legge in un comunicato di Goita – hanno il diritto di entrare, circolare, risiedere, stabilirsi e uscire dal territorio degli Stati membri della Confederazione degli Stati del Sahel“, e lo stesso sarà per i mezzi immatricolati in quei paesi.

Di certo tutto ciò mostra la consapevolezza da parte dei vertici dell’AES del proprio ruolo e dei pericolo che corre la loro esperienza, ma anche l’importanza dei legami da mantenere nella regione. Forse per questo l’Ecowas spera che Mali, Niger e Burkina Faso tornino nel suo alveo, e per questo hanno dato ai tre paesi una proroga fino al 29 luglio per la decisione finale.

Ma non sembra proprio che siano disposti a fare passi indietro.

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