A Davos, a catturare l’attenzione sono stati ovviamente i vari governanti che hanno discusso di un mondo sempre più diviso, in crisi e in conflitto. Ma a partecipare ai lavori c’erano soprattutto grandi attori privati, e anche altre istituzioni.
Tra queste c’era l’Europol con la sua direttrice esecutiva, Catherine De Bolle, che è tornata all’attacco dei giganti della tecnologia sul pericolo costituito dalla crittografia per il lavoro delle forze dell’ordine. Tali società, ha detto, hanno una “responsabilità sociale” di fronte alla polizia.
Nulla ci può trovare più d’accordo sul fatto che l’iniziativa privata porta con sé una responsabilità sociale, che spesso viene dimenticata o subordinata al profitto. Però non può non balzare agli occhi che questa responsabilità venga evocata solo solo sul piano spionistico-poliziesco. Sarebbe forse più credibile, come principio, se venisse ricordata anche quando si tratta di salari e condizioni di lavoro.
In un’intervista al Financial Times ha infatti sottolineato come la raccolta di prove in casi che coinvolgono attività online spesso si scontri con un muro fatto dalla crittografia end-to-end delle piattaforme di messaggistica. “L’anonimato non è un diritto fondamentale”, ha affermato.
Ad aprile 2024, dall’Europol era già arrivata una dichiarazione simile per perorare la causa della rimozione di questo tipo di crittografia. “Le misure di privacy attualmente in fase di implementazione – scriveva – impediranno alle aziende tecnologiche di rilevare eventuali illeciti”.
Tra di essi vengono sempre citati ovviamente il traffico di droga, il “terrorismo”, e uno dei dei reati più odiosi, ovvero l’abuso sui minori.
Ma un’altra parte dell’intervista rilasciata da De Bolle al giornale britannico desta parecchie preoccupazioni. Infatti, la direttrice dell’organo di polizia ha parlato anche del pericolo di “ingerenze straniere” che passa proprio attraverso le piattaforme di messaggistica.
Ha contestualmente palesato la volontà di “ampliare l’uso dell’intelligenza artificiale nelle indagini dell’agenzia e analizzare le “minacce ibride”, come le recenti accuse contro la Russia di aver tagliato i cavi sottomarini nel Baltico”.
L’anno scorso la presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen ha espresso l’intenzione di aumentare il personale Europol e di rafforzarne il mandato per “divenire un’agenzia di polizia realmente operativa”. Ciò ne cambierebbe profondamente il peso e il ruolo nell’architettura europea.
Ad oggi, l’Europol non ha giurisdizione se incappa in attività criminali che si svolgono a livello statale e, come ha detto De Bolle, per far sì che questo accada servirebbe una nuova legislazione. Cosa che von der Leyen sembra non aver affatto escluso.
Ma anche se tutto rimanesse com’è, è evidente che con la “minaccia ibrida” proveniente dall’estero sarebbe facile etichettare sotto questa “fattispecie” anche molte iniziative di opposizione che, in quanto tali, vengono sempre più facilmente associate a un’ingerenza di potenze considerate ostili (criticare l’invio di armi in Ucraina, per esempio, costa quasi sempre l’accusa di “filo-Putin”).
A marzo l’Europol pubblicherà anche la sua valutazione quadriennale sulla criminalità organizzata, in cui vi saranno anche indicazioni sulle “interferenze straniere”. Vedremo come tale questione verrà affrontata, soprattutto considerato che il quadro della sorveglianza di massa che si va delineando in Europa è sempre più pieno di ombre, come è evidente anche dai contenuti dell’AI Act.
Insomma, c’è il pericolo che una richiesta che ufficialmente viene fondata su “nobili e condivisibili questioni” possa sfociare velocemente verso un’altra misura di repressione e censura.
L’affermazione di De Bolle – per la quale senza il superamento della crittografia end-to-end “non sarà possibile far rispettare la democrazia” -, se diventerà realtà, lo sarà nella maniera distorta tipica delle democrature in cui ormai viviamo.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa
Ugo
Gli algoritmi di crittografia non sono complicati; farne uno open-source è molto più facile che costruirsi da sé un’arma da fuoco come ha fatto Mangione. La rete è solo un altro luogo in cui opposizione e resistenza possono combattere.