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Gaza. Ancora stallo sulla prosecuzione della tregua. In Cisgiordania Israele devasta i campi profughi palestinesi

Israele prenderebbe in considerazione la possibilità di porre fine alla guerra se le sue richieste fossero soddisfatte, scrive questa mattina il quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth, citando una fonte informata.

La fonte ha attribuito il ritardo nel rilascio dei prigionieri palestinesi alle “cerimonie umilianti” che accompagnano il loro ritorno. Ha anche affermato che Israele rimane concentrato sul recupero dei corpi degli ostaggi israeliani morti a Gaza.

La stessa fonte avrebbe suggerito che Israele avrebbe preso in considerazione la fine della guerra se le sue richieste – il disarmo di Hamas, la smilitarizzazione di Gaza e l’espulsione dei leader di Hamas e della Jihad islamica – fossero state soddisfatte.

In caso contrario, la fonte avrebbe affermato che Israele avrebbe ripreso le operazioni militari su vasta scala per raggiungere i suoi obiettivi dichiarati.

Il Movimento di Resistenza Palestinese Hamas ha annunciato lunedì che non si impegnerà in ulteriori negoziati su un accordo di cessate il fuoco e sullo scambio di prigionieri a Gaza a meno che Israele non attui pienamente i termini della prima fase dell’accordo.

Il portavoce di Hamas, Abdul Latif Al-Qanou, ha accusato Israele di aver deliberatamente bloccato l’accordo, in particolare ritardando il rilascio dei detenuti palestinesi.

Nel frattempo, il Palestine Chronichle riferisce una fonte israeliana ha indicato che Israele ha informato i mediatori della sua volontà di procedere con il rilascio dei prigionieri palestinesi, un processo che è in fase di stallo da sabato.

L’estensione della prima fase dell’accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hamas “sarebbe la soluzione più vicina” e “sarà temporanea” per salvare l’intesa entrata in vigore il 19 gennaio scorso per 42 giorni e che potrebbe continuare fino alla fine del Ramadan, ovvero tutto il mese di marzo.

Lo hanno dichiarato al quotidiano panarabo con sede a Londra “Asharq al Awsat” esperti di Stati Uniti, Giordania, Palestina ed Egitto. Una fonte vicina ad Hamas ha confermato la sua apertura all’estensione del cessate il fuoco e a un “accordo globale” che garantisca il ritiro israeliano. Da parte sua, una fonte egiziana citata dal quotidiano arabo ha affermato che “ci sono discussioni in corso da parte dei mediatori riguardo all’estensione della prima fase, che è quasi completata, ma la questione non è ancora stata decisa”.

In Cisgiordania intanto Israele continua i suoi devastanti raid militari. I carri armati israeliani continuano la loro incursione a Jenin, posizionandosi nel quartiere di Jabriyat adiacente al campo. L’occupazione ha completamente demolito 120 case e parzialmente distrutto dozzine di case e strutture all’interno del campo di Jenin.

Il Comitato del Campo di Nur Shams a Tulkarm ha dichiarato che le truppe israeliane hanno demolito oltre 10 case nel campo da quando l’aggressione è iniziata circa un mese fa, costringendo quasi 9.000 residenti a fuggire dal campo di Nur Shams dall’inizio delle operazioni.

Le forze di occupazione israeliane hanno arrestato 365 palestinesi di Jenin e Tulkarm dall’inizio dell’attuale aggressione nel nord della Cisgiordania occupata.

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2 Commenti


  • Mauro

    Rilasciano 600 prigionieri e poi ne riarrestano 1.000…mah…


  • yuri

    È la legge “da quelle parti”, quella dell’occupazione militare: fanno quello che vogliono e che dimostra intrinsecamente i rapporti di forza. Ieri rilasciato, domani riarrestato. Una storia continua di impunità, nonostante leggi e tribunali internazionali. Finché non terminerà l’occupazione, con tutto ciò che di aberrante si porta dietro. Il nodo rimane quello, ma finché i sionisti, il cui Stato è frutto di una colonizzazione di insediamento, continueranno a ricevere copertura, sostegno e protezione (che passa anche per un lasciare fare), la storia continua.

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