Mentre Al-Jolani e i suoi “ministri” erano in giro per il mondo a partecipare ai summit dell’Organizzazione per la Cooperazione Islamica e ad altre riunioni in Europa, da giovedì, 6 marzo, la costa siriana, ovvero le province di Tartous e Latakia, sono scosse da una serie di azioni militari portate avanti da una galassia di milizie afferenti al disciolto esercito baathista e dai conseguenti pogrom anti-minoranze portati avanti da HTS.
Un’ondata di attacchi coordinati a posti di blocco, a caserme e altri obiettivi strategici di HTS a Tartous, Latakia, Jableh, Qardaha ed altre località ha inferto un gran numero di morti e feriti alle “nuove autorità”. Le milizie ribelli avrebbero addirittura preso, per qualche tempo, il controllo di parti della città di Jableh e del porto di Latakia.
Le aree interessate, come noto, sono caratterizzate da una forte presenza delle minoranze alawita e cristiana, bastioni del regime baathista e, pertanto, oggetto di punizioni collettive da parte del nuovo regime salafita.
Fra la galassia dei rivoltosi, comprendente la “Resistenza Nazionale Siriana”, la “Brigata Scudo della Costa”, è emersa una nuova sigla, denominata “Consiglio militare per la Liberazione della Siria”, che sarebbe guidata da Gaith Dallah, ex-generale della Quarta Divisione dell’esercito baathista, fino all’8 dicembre comandata da Maher al-Assad.
Tale componente della resistenza anti-HTS ha rilasciato un lungo comunicato, in cui afferma il proprio intento di rovesciare le nuove autorità:
“Per la patria e per i cittadini ci sacrifichiamo.
Nel nome di Dio, il Clemente, il Misericordioso.
‘O figli del nobile popolo siriano, ‘o nostri coraggiosi soldati che avete ingoiato la vostra rabbia, dopo mesi di ingiustizia, oppressione, rapimenti ed eliminazioni fisiche secondo visioni ideologiche etniche o religiose, e dopo che il regime terroristico estremista jihadista, il quale si è impadronito della nostra patria con il sostegno di forze esterne e sta attualmente attuando una politica del fatto compiuto senza alcuna giustificazione legale o costituzionale, ha fallito ed è stato completamente incapace di proteggere la patria e i cittadini, e le condizioni di sicurezza, economiche e umanitarie si sono deteriorate a livelli senza precedenti nella storia del paese, e dopo che la nostra terra è stata violata da forze esterne, noi, leader delle forze armate nazionali siriane, annunciamo l’istituzione di un Consiglio militare per la liberazione della Siria.
Questo consiglio rappresenta la volontà del popolo siriano nazionale libero e si propone di raggiungere i seguenti obiettivi:
– Liberare tutto il territorio siriano da tutte le forze occupanti e terroristiche.
– Rovesciare il regime esistente e smantellare il suo abominevole apparato oppressivo settario.
– Proteggere la vita e la proprietà di tutti i cittadini siriani.
– Ricostruire le istituzioni statali su basi nazionali e democratiche.
– Preparare le condizioni per il ritorno dei rifugiati e degli sfollati alle loro case.
Creare uno stato siriano unificato e sovrano che rispetti i diritti umani e garantisca giustizia e uguaglianza per tutti i suoi cittadini. Assicuriamo al nostro popolo che non stiamo cercando il potere e che il nostro unico obiettivo è liberare la Siria e costruire un futuro migliore per il suo popolo. Invitiamo tutti i siriani, di diverse sette, regioni ed etnie, a unirsi alle nostre fila e a stare con noi in questa fase storica.
Invitiamo inoltre la comunità internazionale a sostenere la volontà del popolo siriano di liberarsi dall’ingiustizia e dalla tirannia mascherate da termini vaghi e a sostenerci nel raggiungimento dei nostri nobili obiettivi.
Crediamo che la vittoria sarà nostra e che la Siria tornerà libera e orgogliosa, godendo di sicurezza, stabilità e prosperità. Che Dio protegga la Siria e il suo popolo.”
Nella nottata di giovedì si sono diffusi anche una serie di altri comunicati, alcuni dei quali chiedevano l’intervento diretto della Russia, attraverso il personale militare presente delle sue basi, al fianco della rivolta. Russia che, insieme all’Iran, è chiamata in ballo dai sostenitori di HTS come burattinaio delle azioni militari; Mosca, tuttavia, pare più impegnata a negoziare con HTS per il mantenimento della basi stesse, che a fomentare rivolte. Sembra, tuttavia, che centinaia di civili in fuga dai massacri abbiano trovato rifugio nella base aerea di Hmeimim.
HTS sta reagendo da par suo, rivelandosi per quello che è, ovvero il ramo siriano di Al-Qaeda.
Lo stesso Al Jolani ha ridismesso l’identità “placida” di Al-Shaara, minacciando: ”Avete attaccati i Siriani ed avete commesso un errore imperdonabile. La risposta è arrivata e non siete in grado di resistere. Posate le armi prima che sia troppo tardi”.
L’Osservatorio siriano per i diritti umani, che non è centro favorevole ai rivoltosi, ha segnalato che 340 civili alawiti sono stati uccisi per vendetta da HTS da giovedì, durante i rastrellamenti e gli scontri. Una miriade di evidenze video sono comparse su X e su Telegram a dimostrare pubbliche esecuzioni nei confronti di persone in abiti civili appartenenti alla minoranza alawita; inoltre, sulle porte di alcuni appartamenti sono apparse scritte minacciose nei confronti delle minoranze, “affinché si accontentino di rimanere minoranze per non dover diventare rarità”.
In maniera ancora più inquietante, alcuni influencer residenti all’estero, giornalisti e quant’altro, sostenitori di HTS, stanno pubblicando post e articoli in cui danno fiato all’idea che in effetti un po’ le minoranze “se la stiano cercando”.
Secondo le agenzie governative, la situazione attualmente sarebbe sotto controllo, centinaia di rivoltosi si sarebbero arresi e molti sarebbero stati arrestati, fra cui Ibrahim Huweija, generale “accusato di centinaia di omicidi” sotto Hafez al-Assad. Tuttavia, migliaia di truppe continuano ad affluire nell’area ed i combattimenti urbani non sarebbero cessati.
La Resistenza, dunque, non molla, anche se agisce ancora in maniera relativamente isolata, all’interno, però, di un quadro di violenze settarie che le danno forza e ligittimità.
Sul piano delle reazioni internazionali, l’Arabia Saudita, il Qatar e la Turchia hanno, ovviamente condannato le azioni militari della Resistenza.
“Lo Stato del Qatar condanna con la massima fermezza i crimini commessi da gruppi fuorilegge e i loro attacchi alle forze di sicurezza nella sorella Siria. Affermiamo la solidarietà dello Stato del Qatar e il suo sostegno al governo siriano in tutte le misure che adotta per consolidare la pace civile e mantenere la sicurezza e la stabilità nel paese”, così il Qatar.
Mentre la Turchia “La tensione a Latakia e nei dintorni, così come gli attacchi alle forze di sicurezza, potrebbero minare gli sforzi per guidare la Siria verso un futuro di unità e solidarietà”. L’Arabia Saudita, invece, parla di “gruppi fuorilegge a minare la stabilità della Siria”.
Hezbollah, da parte sua, respinge ogni coinvolgimento al fianco della Resistenza: “Hezbollah nega chiaramente e categoricamente le accuse di coinvolgimento nel conflitto in corso in Siria e invita i media a non lasciarsi ingannare da campagne di disinformazione che servono a scopi politici e a sospetti programmi esteri”.
Significativa anche la dichiarazione rilasciata da parte dell’Amministrazione Autonoma del Nord-Est, che nei giorni precedenti aveva stretto un accordo sulla commercializzazione delle risorse petrolifere con HTS e, anche dopo la dichiarazione di Ocalan, sembrava molto orientata a cercare un un accordo definitivo con Al-Jolani.
Di fronte a queste circostanze, tuttavia, la responsabilità viene fatta ricadere su Damasco: ”Noi, Amministrazione autonoma della Siria settentrionale e orientale, mentre esprimiamo la nostra profonda preoccupazione e il nostro dolore per gli eventi nella regione costiera, sottolineiamo che la causa principale di questa escalation è la cattiva interpretazione della realtà sul campo da parte delle autorità siriane e la loro incapacità di considerare la delicatezza della situazione in Siria, in particolare le sue diverse componenti e comunità.
Questa escalation sta trascinando il nostro paese sull’orlo del disastro e potrebbe portare a massacri contro il nostro popolo siriano. Invitiamo tutte le parti ad agire con saggezza, a esercitare moderazione e a fermare questa escalation, che non farà altro che approfondire le divisioni tra le forze nazionali siriane. In definitiva, sarà il popolo siriano a sopportare il costo di queste contraddizioni”.
Sullo sfondo di tutto, c’è sempre il regime sionista, desideroso di sfruttare le discriminazioni subite dalle minoranze, fra le quali sta tentando d’infiltrasi, creando sigle politiche e militari di comodo, a vantaggio delle proprie strategie espansionistiche.
L’immagine stabilizzatrice e pluralista di HTS, costruita ad arte dalla potenza mediatica qatariota, appare messa inesorabilmente in crisi da questi tumulti nelle aree costiere, i quali dimostrano la condizione ancora di sostanziale instabilità in cui si trova il paese.
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Renzo
diciamo la verita che ci nascondete, quedti macellai sono appoggiati dai palestinesi che come si può vedere su numerosi social inneggiano al genocidio degli alawiti e degli sciiti. Supporto critico a Israele
Redazione Roma
Che i palestinesi sostengano i jihadisti di HtS è una bufala