Menu

Condannata società israeliana di spyware per aver hackerato Whatsapp

Martedì 6 aprile una giuria federale della California ha inflitto una multa di 168 milioni di dollari al gruppo israeliano NSO per aver dirottato i server di Whatsapp allo scopo di hackerare gli utenti della piattaforma di chat di proprietà di Meta per conto di agenzie di spionaggio straniere. La NSO è conosciuta per aver sviluppato lo spyware “Pegasus” ed averlo fornito a diversi governi per spiare i propri oppositori politici.

La sentenza è la conclusione di una battaglia durata sei anni tra la società statunitense dei social media e l’azienda di sorveglianza israeliana.

La causa intentata da WhatsApp, presentata nel 2019 è stata seguita attentamente sia dai concorrenti di NSO nel settore delle tecnologie di sorveglianza sia dai sostenitori dei diritti umani critici nei confronti del settore.

Tra il 2018 e il 2020, la NSO ha addebitato ai suoi clienti governativi europei un “prezzo standard” di 7 milioni di dollari per l’utilizzo della sua piattaforma per hackerare 15 dispositivi diversi contemporaneamente.

Il Jerusalem Post riferisce che Sarit Bizinsky, vicepresidente delle operazioni commerciali globali di NSO, ha affermato che la possibilità di hackerare un telefono al di fuori del Paese del cliente era un’opzione aggiuntiva con un costo del valore di circa 1 o 2 milioni di dollari.

Secondo Tamir Gazneli, vicepresidente della ricerca e sviluppo di NSO, tra il 2018 e il 2020 l’azienda produttrice di spyware è riuscita ad accedere in modo incontrollato a migliaia di dispositivi.

Stando ai documenti prodotti dal tribunale californianosia la Cia che l’Fbi hanno versato complessivamente alla israeliana NSO circa 7,6 milioni di dollari.

I precedenti rapporti tra le agenzie e la società israeliana di spyware erano stati precedentemente rivelati dal New York Times , il quale affermava che la CIA aveva finanziato l’acquisto dello spyware NSO da parte di Gibuti e che l’ufficio lo aveva poi acquistato per testarlo.

Stando a quanto affermato dagli avvocati di Meta, la causa in corso contro la NSO non ha però impedito all’azienda di spyware di continuare ad abusare dell’infrastruttura di Whatsapp.

La “NSO ha ripetutamente preso di mira i querelanti, i loro server e i loro client mobili anche dopo l’avvio di questa causa“, si legge nel documento presentato dai legali.

L’istanza mira a ottenere un’ingiunzione permanente contro NSO, che secondo l’organizzazione “rappresenta una minaccia significativa di danno continuo e potenziale” per Meta, la sua piattaforma ma soprattutto per i suoi utenti.

Secondo il quotidiano britannico The Guardian, molti dettagli sugli obiettivi e sui clienti dell’azienda di spyware rimangono sconosciuti, in parte perché l’azienda si è rifiutata di consegnare le prove.

Nella sua sentenza di dicembre, il giudice distrettuale Phyllis Hamilton aveva accusato NSO di aver “ripetutamente omesso di produrre prove rilevanti e di non aver obbedito agli ordini del tribunale in merito a tali prove“. The Guardian ha riportato l’anno scorso che funzionari israeliani avevano sequestrato documenti a NSO nel tentativo di impedire che i fascicoli arrivassero ai tribunali statunitensi.

Tutto questo caso è avvolto da un’enorme segretezza“, ha detto Hamilton durante il processo. “Ci sono così tante cose che non si sanno“.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *