Secondo appuntamento con la corrispondenza di Ajmad da Gaza.
Cosa sta succedendo, dal punto di vista militare, nella zona in cui ti trovi? Bombardamenti? Operazioni di terra? Facci un breve resoconto di ciò che sta accadendo.
Cosa sta succedendo dal punto di vista militare? Non ci sono molti cambiamenti. Gli stessi attacchi di sempre continuano in tutta Gaza. Ieri e questa notte è stato annunciato un nuovo piano di evacuazione per il nord di Gaza. Praticamente, tutte le zone a nord di Gaza sono sotto evacuazione. Quindi l’operazione militare nel nord sta diventando davvero estrema. Avviene anche nelle zone centrali, nell’area tra Khan Younis e Al-Balad, chiamata Al-Qarara. Questa zona è in evacuazione da più di due settimane. E i bombardamenti continuano. Sono davvero estremi e molto potenti. E ci sono anche molti attacchi mirati in tutta la zona, aerei militari pesanti, velivoli che attaccano senza preavviso. Questa la situazione dal punto di vista militare.
L’informazione è una questione molto importante: uno dei problemi maggiori è la mancanza di notizie che arrivano da Gaza, a causa della censura della stampa (almeno qui in Italia), del divieto di accesso alla stampa e del massacro dei giornalisti palestinesi. Da questo punto di vista, qual è la percezione all’interno della Striscia del dibattito globale su ciò che sta accadendo? Ci sono testate giornalistiche attive all’interno di Gaza?
La mancanza di notizie: non credo che ci sia una reale mancanza di notizie, anzi ci sono molte notizie, e i media stanno operando dal primo giorno di guerra, fino ad ora. Stanno lavorando tutti i giorni, offrendo la loro copertura mediatica. Non si sono mai fermati. Il problema è che anche se c’è una copertura mediatica e tutto il resto, non c’è alcuna risposta, non cambia nulla. Molte persone hanno perso fiducia nel potere dei media. Ecco perché molti, come me, all’inizio della guerra, lavoravano come giornalisti per diversi canali mediatici: e, ad essere sincero, mi aspettavo qualcosa da loro. Mi aspettavo quello che potrei definire un sostegno da parte loro. Ma poi ho capito che vogliono solo le notizie, e poi non succede nulla. E noi riceviamo solo le notizie, e non si muove nulla. Non sta succedendo nulla. Quindi ho continuato a chiedermi: qual è la differenza tra quello che faccio e smettere di farlo? E mi rendo conto che non c’è alcuna differenza tra le due cose, perché sì, tutte le persone, tutto il mondo sa cosa sta succedendo qui a Gaza. Ma forse nessuno ha intenzione di fare qualcosa o di cambiare qualcosa. Ecco perché non crediamo nel potere dei media, questo è certo.
Quali possibilità ci sono di ottenere informazioni a Gaza? Quanto è accessibile Internet? E l’elettricità?
Per quanto riguarda l’elettricità e Internet, io riesco ad avere queste possibilità di comunicare perché sono riuscito a comprare delle batterie e un sistema di pannelli solari. Quindi ho l’elettricità a casa mia: ma molte altre persone non hanno l’elettricità, quindi non hanno Internet. Se vuoi avere l’elettricità o Internet, devi andare fisicamente nel luogo dove li vendono. Ad esempio, se vuoi ricaricare il telefono, paghi circa tre shekel, che è quasi 1 euro per ricaricare il telefono. Se vuoi Internet, devi comprare una sorta di biglietto per Internet. Costa circa cinque shekel, che è 1 euro e qualcosa, per avere Internet per 12 ore. E ovviamente non è una buona connessione internet. È possibile aprire WhatsApp e altre cose simili, ma non è una connessione decente, questo è certo.
Ad oggi, nell’ultimo anno e mezzo sono stati uccisi 232 giornalisti a Gaza. Ne conoscevi qualcuno? Ha notizie o storie sul lavoro dei giornalisti a Gaza?
Sì, conosco molti giornalisti. Alcuni di loro sono miei amici. Alcuni li ho conosciuti durante questa guerra e sono stati uccisi, la loro vita è finita nel modo più crudele, uccisi dall’esercito israeliano. E vorrei chiarire che in un certo periodo qui a Gaza, lavorare come giornalista significava essere – praticamente – un bersaglio per gli israeliani. Quindi molti giornalisti, come mio padre, che è un giornalista, sono morti. E il problema è che molti di loro hanno perso la fiducia nel loro lavoro a causa di ciò che è successo.
C’è qualcos’altro che vorresti aggiungere?
Quello che voglio aggiungere, dire è che… sono davvero grato di essere vivo in questo momento. Da quello che vedo e sento, spero che ci sia una tregua, ci sono molte voci in merito, ma ho davvero paura che non accada. Mi terrorizza l’idea che questa follia non finisca, nemmeno per un breve periodo. E spero davvero che finisca presto, perché qui la gente sta soffrendo in modo terribile e disumano. Sta soffrendo e ha perso la fiducia in tutto.
Link podcast: https://www.radiocittaperta.it/podcast/cronache-da-gaza-episodio-2/
*Radio Città Aperta
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