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Ricatto all’Arabia Saudita. Tornano le accuse sull’11 settembre

Per una singolare coincidenza, alla vigilia della discussione alle Nazioni Unite sul riconoscimento dello Stato di Palestina che verrà proposta da Francia e Arabia Saudita, negli Stati Uniti tornano a circolare le accuse a Riad per gli attentati alle Torri Gemelle e al Pentagono dell’11 settembre 2001.

Un giudice federale di New York, George B. Daniels, ha infatti respinto la richiesta presentata dall’Arabia Saudita di archiviare la causa contro il Paese, accusato di aver aiutato i dirottatori degli aerei dell’11 Settembre. A distanza di quasi 24 anni dagli attentati, il giudice ha ritenuto invece che gli elementi inseriti nella causa avviata nel 2003 dalle famiglie delle vittime siano giuridicamente sufficienti per andare a processo.

Per il giudice, ci sarebbe dei legami tra Arabia Saudita e due membri sauditi di Al Qaeda arrivati a inizio 2000 negli Stati Uniti: Omar al-Bayoumi e Fahad al-Thumairy.

La decisione del giudice Daniels è stata resa possibile da una legge del 2016 approvata dal Congresso, chiamata Justice Against Sponsors of Terrorism Act (JASTA), che ha consentito alle famiglie delle vittime dell’11/9 di citare in giudizio l’Arabia Saudita. La legge offre un’ampia possibilità di citare in giudizio governi stranieri nei tribunali federali statunitensi se hanno avuto un ruolo in attacchi terroristici che hanno ucciso americani su suolo statunitense.

La legge consente ai tribunati statunitensi di sequestrare qualsiasi bene saudita detenuto negli USA per risarcire le famiglie delle vittime dell’11/9 se la loro causa avrà successo. Il Fondo per gli Investimenti Pubblici saudita (PIF) possiede da solo circa 20 miliardi di dollari in azioni quotate negli Stati Uniti, senza includere immobili e altri investimenti.

E sempre nel 2016 era stato pubblicato un rapporto di 28 pagine del Congresso relativo agli attentati dell’11 Settembre 2001, secretato per 15 anni. Come già riportato da questo giornale, il rapporto giungeva alla conclusione che l’Arabia Saudita ebbe un ruolo di primo piano negli attentati suicidi dell’11 settembre alle Torri Gemelle.

Secondo il quotidiano New York Post “le argomentazione della CIA del 2002 non lasciano alcun dubbio in merito ai rapporti tra i pirati dell’aria sia con l’ambasciata dell’Arabia Saudita a Washington che con il suo consolato di Los Angeles. Le prove relative ad un sostegno logistico e finanziario da parte di funzionari sauditi sono inconfutabili.”

Nel 2016 però arrivava al potere Trump per il suo primo mandato presidenziale e il rapporto del Congresso venne affossato. Nove anni dopo, ma con molti cambiamenti intervenuti anche nelle relazioni tra Usa e Arabia Saudita, l’accusa contro Riad per gli attentati dell’11 settembre torna in piena evidenza, quasi a diventare una clava per riportare i sauditi al tavolo degli Accordi di Abramo con Israele saltati dal 7 ottobre 2023 o per inibire la risoluzione sullo Stato di Palestina prevista per l’assemblea plenaria delle Nazioni Unite il prossimo 24 settembre.

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