L’ennesimo vertice della “Coalizione dei Volenterosi” sulla guerra in Ucraina tenutosi a Parigi ha visto nuovamente Francia e Regno Unito dichiararsi favorevoli all’invio di truppe europee sul territorio ucraino, ma la Polonia – oggi diventata un’anatra zoppa per via delle divisioni interne tra governo e presidenza della repubblica – è contraria. Contraria anche l’Italia mentre la Germania è indecisa.
Il ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius ha infatti respinto le affermazioni della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen secondo la quale esisterebbero piani precisi per l’intervento delle forze europee in Ucraina. Pistorius ha sottolineato che l’Ue non ha alcuna autorità sulla decisione di inviare truppe, che è materia decisionale della sovranità dei singoli Stati membri.
Per quanto riguarda l’Italia, la Meloni ha ribadito l’indisponibilità a inviare soldati in territorio ucraino, il che esclude anche l’ipotesi di mandare personale militare che possa occuparsi dello sminamento. La premier ha confermato invece l’intenzione di supportare un futuro cessate il fuoco con quelle che Palazzo Chigi definisce “iniziative di monitoraggio e formazione al di fuori dei confini ucraini”. Insomma, via libera all’utilizzo delle basi militari italiane e al supporto con aerei radar e satelliti per controllare cielo e terra .
Per la Von der Leyen tre sono i compiti principali: “Trasformare l’Ucraina in un porcospino d’acciaio, costruire una Forza Multinazionale per l’Ucraina sostenuta dagli Stati Uniti, e rafforzare la postura difensiva dell’Europa. Ora andiamo avanti”, ha affermato in un post su X la presidente della Commissione europea.
Al presidente francese come alla Von der Leyen sembra ancora sfuggire il fatto che un accordo di pace non c’è e non ci sarà se vi saranno truppe straniere in Ucraina. La Russia anche in queste ore ha fatto sapere di ritenere un bersaglio legittimo le eventuali truppe straniere sul territorio ucraino.
“Armare l’Ucraina” è stato il refrain del leader britannico Starmer nel ribadire che la coalizione “ha un impegno incrollabile nei confronti dell’Ucraina, con il sostegno del presidente Trump”. Il premier britannico ha accolto con favore gli annunci di altri membri della coalizione che avrebbero fornito missili a lungo raggio all’Ucraina, “per rafforzare ulteriormente le forniture al Paese”.
Il più visionario e fomentato è ancora una volta il Segretario della Nato Mark Rutte, secondo cui “Abbiamo visto recenti annunci e commenti da parte di alti dirigenti militari e anche di leader dell’intelligence in Europa, i quali affermano che la Russia potrebbe essere pronta entro il 2027, entro il 2029 e alcuni sostengono entro il 2030 o 2031, per tentare davvero, se lo volessero, di attaccare il territorio della NATO” ha continuato, specificando che “dobbiamo assicurarci che la nostra deterrenza sia tale che non ci proveranno mai, sapendo che la nostra reazione sarà devastante“.
Per questa ragione secondo il segretario della Nato gli Stati europei devono produrre più armi per la loro difesa e per “ridurre il divario con la Russia”. “Stiamo gradualmente ricostituendo le nostre scorte e riducendo il divario produttivo con la Russia”, afferma il segretario della Nato spiegando che in Ucraina la Nato sta lavorando per “mettere fine il più presto possibile a questa aggressione”. Rutte ha quindi insistito sul fatto che “abbiamo bisogno di capacità, vera potenza di fuoco, metalli pesanti e nuove tecnologie, ed è ciò di cui la nostra industria della difesa in tutta l’Alleanza ha bisogno per fornire più rapidamente che mai in Europa e anche negli Stati Uniti. Semplicemente, in tutta l’Alleanza, non stiamo producendo abbastanza”.
A latere del vertice dei “Volenterosi” c’è stata poi la dichiarazione dall’Alta rappresentante per la politica estera dell’Ue, Kaja Kallas, che ha definito il vertice della SCO in Cina “una alleanza autocratica”, ricevendo un immediato cazziatone da Pechino attraverso il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Guo Jiakun, che ha liquidato i suoi commenti come “assurdi e irresponsabili”. Guo Jakun ha definito tali dichiarazioni “intrise di pregiudizi ideologici” e “prive di un buon basilare senso storico”. “È una mancanza di rispetto per la storia della Seconda guerra mondiale Mondiale e danneggia gli interessi dell’Ue”, ha aggiunto il portavoce, invitando i rappresentanti di Bruxelles a “promuovere solide relazioni con Pechino, piuttosto che fare il contrario”.
E non sono mancate le critiche ai Volenterosi da parte della Russia. Il vicepresidente del Consiglio di sicurezza, Dmitry Medvedev, ha avvertito che Mosca potrebbe sequestrare beni britannici in risposta al sostegno fornito da Londra all’Ucraina. L’avvertimento arriva dopo l’annuncio del ministro della Difesa britannico John Healey sul contributo di oltre 1 miliardo di sterline a Kiev, finanziato attraverso profitti derivanti da asset russi congelati. In un messaggio pubblicato su Telegram, Medvedev ha definito il ministro degli Esteri britannico David Lammy “l’idiota inglese” e ha dichiarato che Mosca risponderà “a qualsiasi sequestro illegale di fondi russi” confiscando “i beni della corona britannica”, inclusi immobili e proprietà nel territorio russo.
Il presidente russo Putin ha definito la volontà europea di vendere i beni russi congelati per finanziare l’Ucraina come un’operazione illegale che mette a rischio l’economia mondiale. “Chi si occupa di finanza ed economia si rende conto che questo distruggerà alla radice tutti i principi dell’attività economica e finanziaria internazionale e causerà senza dubbio danni immensi all’intera economia mondiale”, ha dichiarato Putin in una conferenza stampa al termine della sua visita a Pechino.
Dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina l’Ue e il G7 hanno bloccato beni russi per un valore di 300 miliardi di euro, per oltre due terzi detenuti nell’Ue, principalmente nei conti di Euroclear, uno dei più grandi sistemi di compensazione e regolamento di titoli finanziari in Europa, con sede in Belgio.
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marco
Tutti i nodi vengono al pettine prima o dopo.Colei che si accoda ma non decide. questa volta per non perdere l elettorato e quindi per ambizione di partito si asterrà dall’inviare truppe italiane al fronte ucraino.Una vecchia storia che si ripete nei secoli .dove si sogna ma non si realizza..In caso di vittoria o di pace logicamente l Italia resterà fuori dai ricavi economici che ne deriveranno.Se Meloni avesse disposto l invio di truppe sarebbe stata coerente e per una volta anche coraggiosa ma sicuramente avrebbe perso quella soglia di. consenso che la tiene in poltrona.Lei pensa di fare bella figura dicendo si alle armi ma no al loro uso.Insomma o stai di qua o stai di là in tutto e per tutto.Sei pacifista? Bene allora no agli armamenti e no alle guerre e si al benessere economico del tuo paese.Sei guerrafondaia?Bene si agli armamenti e al loro uso con tutte le conseguenze che ne derivano anche quelle buone naturalmente.Un bivio degno di un vero leader che sa mettersi in gioco accettandone i rischi.
Né oca né uccello.Un paese come al solito marginale nel contesto EU che cerca la sua gloria arruffianandosi di volta in volta a quelli che la storia l hanno già fatta secoli fa’.
Redazione Contropiano
Sulla “vittoria” dei “volenterosi” non scommetteremmo un callo…
Ta
«In caso di vittoria»… Da morir dal ridere! Non è che «Marco» è lo pseudonimo di Mark Rutte?!
Kolektanto
Già nelle prime settimane di guerra si tenne una conferenza dei paesi interessati alla ricostruzione in Ucraina, cioè quelli che contavano di procurare profitti alle proprie aziende. Non per altro la politica istituzionale nient’altro è che il comitato d’affari della borghesia e le fazioni partitiche di quel sistema sono i diretti referenti politici delle diverse fazioni capitaliste.
Dunque allo scopo primario dell’imperialismo atlanteuropeista di colpire la potenza economica russa si può tranquillamente aggiungere quello di causare la maggior distruzione possibile in Ucraina per poi speculare sulla sua ricostruzione.
Si chiama capitalismo.