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Gasdotto game changer

Dopo una trattativa durata un decennio, la firma di Pechino e Mosca al “memorandum d’intesa vincolante” su Power of Siberia2 è stata apposta il 2 settembre scorso, alla vigilia della parata militare di piazza Tiananmen per la Giornata della vittoria, alla quale ha presenziato il presidente russo, Vladimir Putin.

Un momento scelto per sottolineare che il nuovo impianto – che, a partire dal 2030, porterà dalla Russia alla Cina 50 miliardi di metri cubi di gas all’anno, per trent’anni – ha anche un valore politico: contribuisce a cementare quella che è, di fatto, un’alleanza tra i due vicini, coltivata a lungo da Xi Jinping e in linea con la direttiva putiniana di “guardare a oriente”.

L’annuncio dell’accordo in grado di cambiare (a danno degli Stati Uniti) gli equilibri del mercato globale del gas è stato dato solo dalla parte russa, mentre i cinesi rimangono silenti, uno dei tanti segnali degli attuali rapporti di forza tra i due paesi: Mosca è ansiosa di compensare le perdite subite a causa del blocco delle importazioni europee in risposta all’invasione dell’Ucraina, Pechino non ha fretta e punta a strappare il prezzo più basso. C’è chi evidenzia che il memorandum non è ancora l’accordo definitivo. I russi, intanto, se lo sono venduto come tale.

Nel documento siglato però sono esplicitati solo i termini generali dell’intesa e non si fa menzione del prezzo. «Le trattative ora si concentreranno sul finanziamento della costruzione del gasdotto e sulle condizioni commerciali della fornitura», ha dichiarato martedì a Pechino l’amministratore delegato di Gazprom, Alexei Miller, secondo l’agenzia di stampa statale Tass.

Tuttavia, anche se non c’è ancora il prezzo al metro cubo, Power of Siberia2 – con i suoi 2.600 chilometri di tubazioni dalla Russia alla Cina, attraverso la Mongolia – rappresenta potenzialmente un game changer, una svolta per il mercato globale del gas.

Infatti è in grado di raddoppiare l’offerta russa via gasdotto e ridurre quella di gas naturale liquefatto (Gnl) da parte di Stati Uniti, Australia e Qatar. Nello stesso tempo, la Cina aumenterà la sua quota di gas importato dalla Russia attraverso gasdotti ben oltre l’attuale 40 per cento.

Il fatto è che la tensione con gli Stati Uniti è salita a tal punto che, pur di fare, anche se non formalmente, blocco con la Russia, la Cina (ufficialmente contraria alla politica dei blocchi) accetta di diventare per il gas sempre più dipendente dalla Russia, contraddicendo la sua tradizionale politica di accentuata diversificazione energetica (mentre l’economia Russa diventa, nel complesso, più dipendente dalla Cina).

Mercoledì la TASS ha riferito che la russa Gazprom (che sarà la proprietaria di Power of Siberia2) e la cinese China National Petroleum Corporation hanno firmato anche altri accordi, per potenziare le forniture attraverso due gasdotti.

Il volume attraverso Power of Siberia (entrato in funzione a dicembre 2019) aumenterà da 38 a 44 miliardi di metri cubi all’anno, e la capacità annuale della prevista rotta dell’Estremo Oriente salirà da 10 a 12 miliardi di metri cubi. In questo modo, quando tutti e tre gli impianti funzioneranno a pieno regime, la Russia esporterà in Cina 106 miliardi di metri cubi di gas all’anno, ancora solo la metà dei 200 miliardi di metri cubi che – dati Gazprom – esportava in Europa prima dell’invasione dell’Ucraina del 24 febbraio 2022.

E così, mentre la Russia potrà assorbire in parte i contraccolpi causati dallo stop delle importazioni dall’Unione Europea, la Cina potrà ridurre quelle di Gnl, che viene trasportato via mare, dunque più soggetto all’instabilità geopolitica.mentre la Russia potrà assorbire in parte i contraccolpi causati dallo stop delle importazioni dall’Unione Europea, la Cina potrà ridurre quelle di Gnl, che viene trasportato via mare, dunque più soggetto all’instabilità geopolitica

Nel 2024, il gas naturale liquefatto costituiva il 58 per cento dei 181,7 miliardi di metri cubi di importazioni cinesi di gas, con l’80 per cento delle forniture provenienti da Australia, Qatar, Russia, Malesia e Stati Uniti; mentre quello via gasdotto rappresentava il 42 per cento, quota dominata da Turkmenistan e Russia.

* da Rassegna Cina

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3 Commenti


  • AURELIO spoto

    Tutto ciò ovviamente scombussola i disegni della reginetta UE ( figlia della Ghestapo ) e del presidente dell’ Europa Zelenski che comanda a bacchetta anche l’ONU e gli Stessi.


  • Nocola

    Buongiorno a tutti e solo un mio modestissimo parere.
    L’arroganza,la presunzione e la miopia del presidente usa e dei suoi consiglieri, ci porterà tutti verso oriente e l’occidente ne diventerà colonia. 👋


  • Roby

    Un vergognoso comportamento dell’ Europa e chi la comanda.

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