Ogni volta che una nuova amministrazione si insedia a Washington, il Pentagono stila un documento, il National Defense Strategy (NDS), che serve a dare le linee guida principali per le politiche da seguire al “Department of War”, fresca ridenominazione della Difesa da parte di Trump (che se non altro si risparmia l’ipocrisia e chiama le cose col proprio nome).
Il NDS doveva arrivare entro il 31 agosto sul tavolo del Segretario alla Guerra, Pete Hegseth, e per ora non se ne hanno molte notizie. Ma il quotidiano statunitense Politico, sulla base delle informazioni ricevute da tre persone informate sulla questione, sostiene che la prima bozza vede un importante spostamento del focus principale della Casa Bianca: dalla Cina all’America Latina.
Nel documento sarebbe infatti sottolineata la priorità dei dossier nazionali e regionali, ovvero quelli americani, sugli affari riguardanti il resto del mondo. Se Mosca in qualche misura, era già tornata a essere un interlocutore legittimo, è certamente significativo il fatto che pure Pechino venga posto in secondo piano rispetto all’emisfero occidentale.
Ovviamente, la Cina rimane “il più grande rivale degli Stati Uniti“, come aveva detto lo stesso Trump durante il suo primo mandato. Ma un tale spostamento degli interessi militari a più breve-medio termine sarebbe conseguente alla presa d’atto del fatto che, al di fuori del mondo occidentale, si vanno ormai saldando relazioni economiche e militari non più piegate all’egemonia stelle-e-strisce.
Dietro la stesura del documento ci sarebbe Elbridge Colby, neo responsabile delle politiche del Pentagono. Egli aveva già svolto un ruolo chiave nella versione 2018 del NDS, durante il primo mandato di Trump, presentandosi come un convinto sostenitore di una politica isolazionista, ma anche ferocemente anti-cinese.
Ciò potrebbe suggerire a molti osservatori che tali indiscrezioni siano infondate o esagerate, ma dopo il vertice dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shangai potrebbero risultare assolutamente sensate. Nella tipica strategia dei momenti di debolezza, si sceglie di affrontare un nemico per volta. Washington potrebbe puntare a indebolire il nuovo ordine multipolare a partire dagli attori che ne sono protagonisti in quello che considera il proprio ‘cortile di casa’. Poi si vedrà…
Del resto, Colby è sembrato allinearsi, almeno fino a oggi, con la volontà del vicepresidente Vance nello svincolare gli USA dagli impegni esteri. E tra l’altro, il cambio di approccio sembra già in atto con le iniziative di destabilizzazione e di pressione bellica promosse contro il Venezuela.
Hegseth e il suo staff possono ancora apportare modifiche al NDS, che rimane un’elaborazione che deve per forza essere il risultato di una visione strategica condivisa in almeno buona parte delle alte sfere militari. Per avere un’idea più chiara, scritta nera su bianco, di quale saranno le priorità della seconda amministrazione bisognerà considerare anche altri due documenti connessi al NDS.
I funzionari di Colby saranno responsabili per l’aggiornamento della “Global Posture“, che delinea la posizione delle forze statunitensi in tutto il mondo, e del “Theater air and missile defense“, che fa il punto sulle difese aeree degli Stati Uniti e degli alleati e formula “raccomandazioni” su dove collocare i sistemi americani. Entrambi dovrebbero vedere la luce entro il mese prossimo.
Le informazioni fino a ora trapelate confermano che il centro di tutti e tre i documenti dovrebbe comunque esserci un focus maggiore sulle Americhe e il connesso invito agli ‘alleatti-vassalli’ europei ad assumersi maggiore responsabilità per la propria difesa, forse anche ritirando parte delle truppe stanziate nel Vecchio Continente.
Senza dubbio, la seconda amministrazione Trump conferma l’importante cambio di passo alla politica estera di tutto l’Occidente, ma gli eventi impongono a chiunque continua a lottare contro il suo imperialismo a focalizzare l’attenzione sul Venezuela, che in queste ore rappresenta ancora di più un baluardo fondamentale per qualunque esperienza alternativa da costruire nel ‘ventre della bestia’.
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