Un grave incidente nelle acque della Zona Economica Esclusiva venezuelana ha visto protagonisti un cacciatorpediniere missilistico della Marina statunitense e una piccola imbarcazione di pescatori di tonno. L’episodio, sottolinea Luciano Vasapollo, economista della Sapienza e dirigente nazionale della Rete dei Comunisti, “rappresenta un’escalation preoccupante nelle dinamiche di pressione militare e geopolitica statunitense nel Caribe”.
In una nota la Repubblica Bolivariana del Venezuela ha denunciato che il cacciatorpediniere lanciamissili USS Jason Dunham della Marina statunitense ha attaccato illegalmente un peschereccio venezuelano nelle acque territoriali della nazione caraibica , in quella che Caracas descrive come una provocazione volta a generare tensioni nella regione.
L’incidente è avvenuto venerdì 12 settembre, quando il peschereccio “Carmen Rosa”, con a bordo nove pescatori di tonni, stava navigando a 48 miglia nautiche a nord-est dell’isola di La Blanquilla, all’interno della Zona economica esclusiva (ZEE) del Venezuela.
Le autorità venezuelane hanno diffuso le immagini scattate dagli stessi pescatori, che mostrano il momento dell’abbordaggio e la presenza della nave da guerra statunitense nelle acque sotto la giurisdizione venezuelana.
Secondo la dichiarazione, la Marina Bolivariana ha mantenuto una sorveglianza costante per tutta la durata dell’incidente, ha confermato il Ministro degli Esteri. Gil ha sottolineato che gli eventi costituiscono una flagrante violazione del diritto marittimo internazionale, poiché si sono verificati in acque venezuelane.
Il ministro ha precisato che la nave “Carmen Rosa” è un peschereccio con palangari autorizzato dal Ministero della Pesca venezuelano a operare nel Mar dei Caraibi, il che rende l’intercettazione militare un atto privo di giustificazione legale.
Comunicato ufficiale della Repubblica Bolivariana del Venezuela
“La Repubblica Bolivariana del Venezuela denuncia che, venerdì 12 settembre, la nave venezuelana Carmen Rosa, con a bordo nove umili pescatori di tonno, che navigava a 48 miglia nautiche a nord-est dell’Isola La Blanquilla, in acque appartenenti alla Zona Economica Esclusiva (ZEE) venezuelana, è stata assaltata in modo illegale e ostile da un cacciatorpediniere della Marina degli Stati Uniti, l’USS “Jason Dunham” (DDG-109), equipaggiato con potenti missili da crociera e con un equipaggio di marines altamente addestrati.
La nave da guerra ha schierato diciotto uomini armati che hanno preso possesso della piccola e innocua imbarcazione per otto ore, impedendo la comunicazione e il normale svolgimento delle attività dei pescatori, che stavano effettuando una pesca autorizzata di tonno, in un’operazione priva di qualsiasi proporzionalità strategica e che costituisce una provocazione diretta mediante l’uso illegale di mezzi militari esagerati.
Chi ordina tali provocazioni è alla ricerca di un incidente che giustifichi un’escalation bellica nel Caribe, con l’obiettivo di insistere nella propria politica, fallita e respinta dallo stesso popolo degli Stati Uniti, di cambio di regime. Collocando i propri soldati e ufficiali come carne da cannone ed esponendo le loro vite ancora una volta, si ripete la storia di altri eventi che hanno generato guerre interminabili, come quella del Vietnam.
L’incidente riflette la condotta vergognosa di settori politici a Washington che, in modo irresponsabile, impegnano risorse militari costosissime e soldati addestrati come strumenti per fabbricare pretesti per avventure belliche, attentando anche al proprio prestigio e onore militare, eseguendo questa manovra tanto grottesca quanto sproporzionata.
La Forza Armata Nazionale Bolivariana, fedele al proprio dovere costituzionale, ha monitorato e registrato l’incidente minuto per minuto con i mezzi aerei, navali e di sorveglianza a sua disposizione, accompagnando in ogni momento i pescatori fino alla loro liberazione, dimostrando la piena capacità del Venezuela di vigilare, dissuadere e rispondere a qualsiasi minaccia, senza cadere in provocazioni che possano offuscare la sua vocazione alla pace.
Il governo venezuelano esige che gli Stati Uniti cessino immediatamente queste azioni che mettono a rischio la sicurezza e la pace del Caribe, e rivolge allo stesso tempo un appello al popolo statunitense affinché riconosca la gravità di queste manovre e rifiuti l’utilizzo dei propri soldati come pedine di sacrificio per sostenere i desideri di un’élite avida e predatoria.
Il nostro Paese riafferma il proprio impegno per la pace e continuerà a difendere la sua sovranità e la sicurezza delle proprie acque di fronte a qualsiasi provocazione”.
Commento di Luciano Vasapollo
“Quello che è successo a La Blanquilla è l’ennesima conferma – spiega il prof . Vasapollo – di quanto l’espansionismo imperialista degli Stati Uniti continui a destabilizzare le regioni vicine e lontane. L’uso sproporzionato della forza contro nove pescatori è emblematico di una strategia che mira a creare incidenti pretestuosi per giustificare pressioni politiche e militari.
Il Venezuela ha dimostrato piena capacità di proteggere i propri cittadini e le proprie acque, evitando di cadere nelle provocazioni, ma la posta in gioco resta alta: dietro a queste azioni c’è un disegno geopolitico volto a consolidare il controllo di aree strategiche, minando la pace e la stabilità nel Caribe. È necessario che la comunità internazionale condanni tali comportamenti e che i cittadini statunitensi riconoscano il costo umano e morale di queste politiche, che trasformano i propri soldati in strumenti sacrificabili di ambizioni imperialiste.”
Rileva Vasapollo che “le manovre belliche hanno ricadute sull’umanità intera, sul mondo nel suo complesso. Siamo davanti a una ridefinizione della geopolitica internazionale, dovuta alla crisi del modo di produzione capitalistico e al conseguente riassestamento economico, finanziario e monetario della valuta di riferimento a livello globale.
Come è avvenuto prima della Prima e della Seconda guerra mondiale, ci troviamo di fronte a una ridefinizione della leadership imperialistica. In questo quadro la questione mediorientale, la questione della NATO e dell’Ucraina, così come la questione sudamericana, sono strettamente collegate e preannunciano nuove fasi di conflitto”.
“Penso – conclude l’ economista – che sarebbe necessario ragionare specificamente sul ruolo della NATO. Spesso lo diamo per scontato, ma lì si gioca una partita pesantissima sui nuovi assetti imperialisti. Non possiamo trascurarla: la NATO è il perno attraverso cui questi equilibri vengono costruiti”.
L’ intercettazione del peschereccio in acque nazionali costituisce, secondo il diritto internazionale, un’intrusione nella giurisdizione venezuelana che richiede una giustificazione ai sensi di trattati specifici.
Il Venezuela ha chiesto spiegazioni formali in merito a questo incidente e sta valutando la possibilità di presentare un reclamo alle organizzazioni internazionali competenti.
Le circostanziate accuse del ministro Gil agli USA
Il ministro degli Esteri Yván Gil ha spiegato che alcuni marines statunitensi pesantemente armati sono saliti a bordo del peschereccio in modo “ostile e illegale”.
Secondo il ministro degli Esteri Gil, “diciotto uomini armati di armi lunghe” dell’USS Jason Dunham (DDG-109), un cacciatorpediniere lanciamissili, hanno occupato il peschereccio venezuelano.
Gil ha avvertito che settori dell’establishment di Washington stanno cercando di provocare incidenti che giustificherebbero un’escalation militare nei Caraibi come parte della loro “politica fallimentare di cambio di regime” contro il Venezuela.
“Stanno usando i loro soldati e ufficiali come carne da cannone”, ha denunciato il ministro degli Esteri, paragonando questi eventi a episodi storici che hanno portato a conflitti armati prolungati , come quelli in Vietnam.
L’incidente è particolarmente significativo in quanto si è verificato nella ZEE del Venezuela, uno spazio marittimo in cui il Paese esercita diritti sovrani sulle risorse naturali fino a 200 miglia nautiche sua costa.
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