L’ufficio delle Nazioni Unite in Yemen ha dichiarato domenica che 20 dei suoi membri dello staff sono ancora detenuti dai militanti di Ansarallah, più noti come Houthi, dopo un’incursione avvenuta sabato nel loro edificio a Sanaa.
Sabato, l’ufficio ONU aveva affermato che le forze di sicurezza Houthi avevano effettuato un'”entrata non autorizzata” nel loro complesso, aggiungendo che il personale presente era “sano e salvo”.
“Cinque membri dello staff nazionale e quindici membri dello staff internazionale rimangono detenuti all’interno del complesso”, ha detto domenica Jean Alam, portavoce del coordinatore residente delle Nazioni Unite.
Le Nazioni Unite sono in contatto con le autorità a Sana’a, con gli Stati Membri competenti e con il Governo dello Yemen per risolvere questa grave situazione nel più breve tempo possibile, porre fine alla detenzione di tutto il personale e ripristinare il pieno controllo delle proprie strutture a Sana’a.
I militanti del movimento Ansarallah avevano già messo nel mirino gli uffici dell’ONU a Sana’a il 31 agosto, trattenendone più di 11 dipendenti, secondo quanto riportato dall’ONU. L’accusa per gli arrestati ad agosto e per quelli arrestati sabato è di spionaggio a favore di Israele e Stati Uniti. Nei giorni precedenti al blitz diversi ministri del governo yemenita espressione di Ansarallah, erano stati uccisi in un raid aereo israeliano. L’accusa di spionaggio per conto di USA e Israele, è stata confermato all’AFP un alto funzionario Houthi sotto condizione di anonimato.
In un discorso televisivo tenuto giovedì scorso, il leader di Ansarallah, Abdelmalek Al Houthi, aveva a affermato che le sue forze avevano smantellato “una delle cellule di spie più pericolose”, secondo lui era “collegata a organizzazioni umanitarie come il Programma Alimentare Mondiale e l’UNICEF”. Il portavoce del segretario generale dell’ONU ha descritto le accuse come “pericolose e inaccettabili”.
Il raid di sabato contro gli uffici e il personale dell’ONU in Yemen infatti non è il primo. Decine di membri del personale ONU erano già stati arrestati a fine agosto nelle aree controllate da Ansarallah.
A metà settembre, il coordinatore umanitario dell’ONU in Yemen era stato ufficialmente trasferito da Sanaa, la capitale controllata dagli Houthi, ad Aden, la capitale ad interim del governo riconosciuto a livello internazionale.
Secondo il giornale Aawsat Arab World il raid di domenica è avvenuto a seguito dell’uccisione del primo ministro Houthi e di diversi membri del governo in un attacco israeliano avvenuto a fine agosto. Tra i morti c’erano il primo ministro Ahmed al-Rahawi, il ministro degli Esteri Gamal Amer, il vice primo ministro e ministro dello Sviluppo Locale Mohammed al-Medani, il ministro dell’Energia Elettrica Ali Seif Hassan, il ministro del Turismo Ali al-Yafei, il ministro dell’Informazione Hashim Sharafuldin e il vice ministro dell’Interno, Abdel-Majed al-Murtada.
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