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Il GCAP come pilastro del ‘Preserving Peace’. La UE delinea la Difesa Europea

[Questo articolo è la continuazione del contributo uscito due giorni fa sulla votazione avvenuta in Senato riguardo al GCAP, e serve a comprendere il ruolo di questo progetto nella tendenza alla guerra di cui la UE è partecipe e promotrice]

Con il via libera dato dalla commisione Esteri del Senato al progetto per il caccia di sesta generazione GCAP, Leonardo esulta e si sfrega le mani pensando ai profitti futuri. Ma il ruolo che l’azienda di piazza Monte Grappa vuole giocarsi è quello di fulcro della futura Difesa Europea, e il progetto del GCAP si inserisce perfettamente nel salto di qualità che su questo versante vuole fare Bruxelles.

Per capire questo processo, bisogna guardare alla presentazione di ‘Preserving Peace‘, il nuovo nome dato al ReArm Europe dopo che i paladini dei ‘valori occidentali’ sono andati a controllare e tra di essi non ci hanno trovato, probabilmente con sorpresa, la guerra.

Pochi giorni fa il commissario europeo alla Difesa, Andrius Kubilius, presentando la roadmap per l’attuazione del programma Readiness 2030, ha chiarito che si prevede che “noi europei investiremo entro il 2035 circa 6.800 miliardi di euro nel comparto militare, con il 50% che confluirà nell’acquisto di armamenti: sarà un vero big bang finanziario“. Il totale è calcolato comprendendo i bilanci nazionali (che faranno il più) e i fondi europei.

Ovviamente, “centrare i target Nato“, come ha detto Kubilius, è il primo obiettivo. Ma considerato che per l’anno in scorso si stima che il totale delle spese militari UE sarà di poco sotto ai 400 miliardi – già quasi raddoppiata rispetto al 2021 – basta poco a fare il calcolo: anche considerando il 2025, ci sono migliaia di miliardi in più che serviranno anche a rendere la UE una potenza militare, e se il nodo è sempre stato delle sovrapposizioni e delle duplicazione nell’industria bellica, Bruxelles cerca attivamente soluzioni.

Una di quelle chiaramente indicate da Preserving Peace è quella di dare impulso alla costruzione di una difesa europea a partire dai settori in cui mancano precedenti sistemi. Oltre a promuovere investimenti congiunti, il rafforzamento delle capacità di mobilità militare e delle supply chains, i 4 pilastri della futura Difesa Europea vengono indicati in: Eastern Flank Watch, European Drone Defence Initiative, European Air Shield, European Space Shield.

Il primo pilastro è una sorta di sistema di sorveglianza e difesa contro varie minacce, tra cui quelle ibride, in cui sarà fondamentale il muro anti-droni di cui ha parlato a più riprese von der Leyen, e che dovrebbe essere probabilmente integrato anche con le difese ucraine. Lo scudo aereo è invece il settore in cui è chiaro che il nuovo GCAP, la “portaerei che sta in cielo” come l’ha definito Cingolani, ha il terreno adatto per assurgere a elemento centrale dell’autonomia operativa della Difesa Europea.

La vicepresidente della Commissione UE per la sovranità tecnologica, Henna Virkkunen, ha affermato: “vogliamo creare uno scudo aereo e missilistico multilivello che protegga da tutte le minacce“. Il GCAP potrebbe dunque affiancare perfettamente la European Sky Shield Initiative (ESSI), avviata nell’ottobre 2022. Il progetto raccoglie ormai 24 paesi (non solo UE e NATO) per lo sviluppo di uno scudo missilistico che, tra i vari sistemi, potrebbe usare anche i missili israelo-statunitensi Arrow.

Un segnale ulteriore di come il riarmo europeo, la costruzione di una Difesa Europea e il sostegno al progetto suprematista sionista non possano essere scissi, come del resto non sono scissi gli interessi di Leonardo dall’economia del genocidio messa in evidenza da Francesca Albanese. Infine, Cingolani&Co hanno grandi progetti anche per quanto riguarda lo European Space Shield.

È stato appena dato, infatti, il via libera anche al progetto Bromo, che unisce Leonardo, Thales e Airbus nella definizione, entro 18 mesi, di un nuovo soggetto industriale destinato a diventare il polo principale dell’industria spaziale europea e di uno “spazio europeo della difesa“. La produzione di satelliti civili ma anche a scopi militari, inoltre, è stata indicata anche come strada per competere con Starlink di Elon Musk.

Tirando le fila, ciò che di comune accordo maggioranza e opposizione hanno votato al Senato non è solo un progetto militare, non è solo una voce di spesa che continua ad aumentare e si prospetta un pozzo senza fondo, ma è anche un elemento centrale del programma di elevazione della UE a potenza militare (a cui i pentastellati non hanno mai detto di no, e per questo si sono astenuti), capace di far valere i propri interessi con la forza nella competizione globale.

Tutto fuorché una prospettiva di ‘preservazione della pace’, quanto piuttosto l’ultima opportunità per l’imperialismo europeo di contare ancora qualcosa. Per questo riarmo e Difesa Europea vanno combattute all’unisono, così come i vincoli UE e quelli della NATO, il sostegno al sionismo e il posizionamento internazionale di Bruxelles e Roma.

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