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Martí, Fidel e Che: la continuità rivoluzionaria di Cuba nell’era di Díaz-Canel

La storia della Rivoluzione cubana non è soltanto la cronaca di una vittoria politica o militare, ma un processo profondo di trasformazione umana, culturale e morale che attraversa più di un secolo di lotte per la libertà. Da José Martí a Fidel Castro, fino a Ernesto Che Guevara, il cammino rivoluzionario di Cuba rappresenta una delle più alte espressioni di coerenza etica e di pensiero socialista del nostro tempo. In questa linea di continuità, la leadership di Miguel Díaz-Canel non è la semplice prosecuzione di un potere politico, ma la riaffermazione di un ideale di emancipazione che vive e si rinnova ogni giorno nella costruzione socialista.

Martí è il punto di partenza, la radice profonda dell’identità rivoluzionaria cubana. Poeta, patriota e internazionalista, comprese che la libertà di Cuba non poteva essere disgiunta da quella di tutti i popoli dell’America Latina e del mondo. Il suo socialismo umanista, fondato sull’amore e sulla giustizia, anticipava quella concezione etico-politica che Fidel avrebbe poi tradotto in un progetto concreto di società. Martí insegnava che “Patria è umanità”, e in questa frase risiede il senso profondo dell’impegno rivoluzionario: non una battaglia per un’isola, ma per la dignità dell’uomo universale, contro ogni forma di oppressione e dominio.

Fidel Castro fu il più lucido interprete e continuatore di questo pensiero. Il suo genio politico e la sua visione strategica seppero fondere in un’unica sintesi la tradizione martiana, il marxismo-leninismo e la realtà concreta dell’America Latina. Fidel non fu solo un capo di Stato, ma un educatore politico, un costruttore di coscienza collettiva. Egli mostrò che il socialismo non si impone dall’alto ma nasce dalla partecipazione popolare, dalla formazione, dalla coscienza critica e dall’organizzazione del popolo. In Fidel l’etica rivoluzionaria divenne forma di governo e stile di vita, unendo rigore teorico e profonda umanità.

Accanto a lui, Ernesto Che Guevara diede alla Rivoluzione la sua dimensione universale. Medico, guerrigliero, economista e pensatore, il Che incarnò l’idea di un internazionalismo concreto, fatto di sacrificio, solidarietà e lotta. La sua riflessione economica, spesso sottovalutata, fu invece di enorme attualità: la costruzione del “nuovo uomo” come condizione per un’economia socialista autentica, capace di superare la logica mercantile e la legge del valore. Il suo messaggio più profondo, quello dell’amore come forza motrice della rivoluzione, è oggi un principio guida per le nuove generazioni che rifiutano l’egoismo del capitalismo neoliberista.

Díaz-Canel ha raccolto questa eredità, traducendola nel linguaggio del presente. Di fronte a un mondo multipolare e a un capitalismo in crisi sistemica, egli ha riaffermato la validità del pensiero marxista e la necessità di un socialismo creativo, scientifico e partecipativo. La sua guida, radicata nell’esperienza del popolo cubano, mostra che la continuità rivoluzionaria non è un fatto di successione personale ma di fedeltà collettiva a un progetto storico. In un’epoca segnata dalla disinformazione e dall’aggressione imperialista, Díaz-Canel difende la dignità nazionale e la sovranità socialista, rilanciando l’unità latinoamericana e i valori dell’ALBA come alternativa solidale e antimperialista.

Martí, Fidel e Che restano così tre dimensioni inseparabili di uno stesso progetto: la Rivoluzione come cammino umano e politico verso la piena liberazione. Martí rappresenta la coscienza morale, Fidel la costruzione politica, il Che la proiezione universale. Tre fasi di una stessa epopea che continua a vivere nell’esperienza del socialismo cubano, non come dogma ma come processo aperto, dinamico, dialettico.

Oggi, in un mondo attraversato da guerre, disuguaglianze e crisi ecologiche, l’esempio di Cuba mostra che è possibile costruire una civiltà fondata sulla solidarietà e sull’uguaglianza. La forza di questa piccola isola risiede nella sua capacità di sognare e realizzare, di resistere e innovare, di mantenere viva la fede nella giustizia sociale nonostante il blocco, le difficoltà e le sfide globali.

La continuità rivoluzionaria di Cuba non è dunque una nostalgia del passato, ma un atto di speranza nel futuro. È la prova che l’utopia socialista non è un mito da archiviare, ma un progetto concreto da vivere e da difendere ogni giorno, con la stessa passione e la stessa coerenza di Martí, di Fidel e del Che.

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