Martedì 11 novembre Aleksander Ceferin, presidente della Union of European Football Associations (UEFA), ha ricevuto una lettera sostenuta da oltre 70 atleti, nel quale veniva richiesto di tagliare i rapporti con la Israel Football Association (IFA) e di sospendere le squadre israeliane da tutte le competizioni sportive.
L’iniziativa è stata lanciata dalle campagne Athletes 4 Peace e Game Over Israel. raccogliendo il sostegno di figure di spicco del calcio internazionale quali Paul Pogba, Hakim Ziyech e Adama Traore. Tra loro, anche Anwar El Ghazi, licenziato dal Magonza per un post considerato filo-palestinese, ma col tribunale del lavoro tedesco che ha appena confermato l’illegittimità del licenziamento.
“Nessun luogo, palcoscenico o arena condivisa nella società civile internazionale dovrebbe accogliere un regime che commette genocidio, apartheid e altri crimini contro l’umanità“, si legge nella lettera, firmata anche da gruppi che difendono i diritti umani quali la Hind Rajab Foundation e il Gaza Tribunal.
“La continua impunità di Israele per tali crimini potrà essere fermata solo dal peso di un’azione collettiva e coscienziosa, comprese misure volte a bloccare il suo ingresso ad eventi e attività sportive o culturali“, continua la lettera. La preoccupazione che viene sollevata è anche quella che la UEFA non partecipi in nessun modo alla normalizzazione dei crimini efferati commessi dai sionisti.
Non bisogna dimenticare che, nel genocidio perpetrato negli ultimi due anni, sono stati uccisi 421 calciatori palestinesi e le infrastrutture sportive sono state rase al suolo dalle bombe israeliane.
Alcuni rapporti indicavano che la UEFA era pronta a votare la sospensione di Israele dalle sue attività, ma che la decisione non si è poi concretizzata per via dell’accordo di ‘tregua’ firmato lo scorso mese. Come è successo in tanti altri ambiti, l’apparente cessate il fuoco è stato utilizzato per cercare di insabbiare non solo la continuazione del genocidio in maniera meno eclatante, ma anche l’esplosione di dissenso che ha attraversato il mondo intero negli ultimi mesi.
“Il fatto che il presidente Ceferin abbia messo in pausa il voto per sospendere Israele dal calcio europeo a causa di un piano di pace solo nominale è o grossolanamente ingenuo o volutamente cieco“, ha affermato Ashish Prashar, direttore della campagna Game Over Israel. E infatti, altre federazioni calcistiche hanno continuato il boicottaggio dello sportwashing genocida.
Già a settembre il presidente della federazione turca, Ibrahim Haciosmanoglu, aveva appoggiato la richiesta di sospendere Israele dal calcio europeo. Pochi giorni fa, quella irlandese, la FAI, ha approvato una mozione per presentare una risoluzione formale alla UEFA al riguardo, a causa del permesso concesso dall’IFA allo stabilirsi di società calcistiche negli insediamenti illegali in Cisgiordania senza il via libera della Palestinian Football Association.
Fonti del Telegraph riferiscono che secondo i sostenitori della campagna, la UEFA potrebbe effettivamente indire una votazione sulla sospensione di Israele entro la fine del mese. Ciò andrebbe anche ad aumentare il sostegno a iniziative simile presso la FIFA, e dunque in tutto il calcio mondiale, ma su quest’ultimo organismo pesano le pressioni di Trump.
Non bisogna dimenticare che gli Stati Uniti ospiteranno, insieme a Canada e Messico, i mondiali del 2026. Anche se è improbabile che la nazionale di Tel Aviv riesca a qualificarsi, vista la situazione della sua classifica, dal Dipartimento di Stato avevano messo in chiaro preventivamente che si sarebbero impegnati “al massimo per fermare completamente qualsiasi tentativo di escludere la nazionale di calcio israeliana dalla Coppa del Mondo“.
La campagna per il boicottaggio dello sport complice col genocidio continua anche con la campagna lanciata contro la partita di basket Virtus-Maccabi Tel Aviv, di cui riportiamo qui l’appello.
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