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Dietro la risoluzione 2803: dividere la Striscia ed emarginare la Resistenza

Il piano Trump per Gaza, come si sa, è stato approvato all’ONU qualche giorno fa, grazie all’appoggio di quasi tutti i paesi arabi e islamici, che hanno indotto la Russia a ritirare una sua bozza alternativa elaborata in precedenza.

Esso, però, ha incontrato l’opposizione sia di Israele che della Resistenza Palestinese, con il primo che, come di consueto, vuole tenersi le mani libere, mentre la seconda rifiuta qualsiasi ipotesi di disarmo e di mandato coloniale sulla Striscia.

Formalmente, questa risoluzione prevede, appunto, il disarmo della Resistenza da un lato ed il ritiro completo dell’esercito sionista dall’altro, grazie alla presenza sul terreno di una forza internazionale. Tuttavia, nessuno pare avere gli strumenti per garantire il reggiungimento di questi due obiettivi.

Il giornale libanese Al-Akhbar prova a delineare, in maniera realistica ed informata, i possibili scenari riguardo lo schieramento di forze che si avrà nella Striscia, nonché gli obiettivi reali degli USA.

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Risoluzione 2803: La Resistenza mette in guardia contro gli scontri con le forze internazionali

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato, fra la tarda serata di lunedì e martedì, una risoluzione sponsorizzata dagli Stati Uniti a sostegno del piano di Donald Trump per porre fine alla guerra nella Striscia di Gaza. La Risoluzione 2803, basata sull’impiego di una forza internazionale sul terreno, ha ricevuto il sostegno della maggior parte degli stati arabi, tra cui Egitto e Algeria.

Delinea la creazione di una “Forza Internazionale di Stabilizzazione” che assumerebbe i compiti di sicurezza attualmente assunti forze di occupazione israeliane, una volta che queste si saranno ritirate. Tuttavia, il mandato include il completo disarmo di Gaza e lo smantellamento delle infrastrutture militari delle fazioni armate.

Questo mandato ha già suscitato una forte opposizione da parte delle fazioni palestinesi, che hanno immediatamente respinto la risoluzione. Il Cairo si è da allora mosso per contenere le ricadute, cercando la cooperazione delle fazioni e offrendo consolazioni che, a suo dire, avrebbero salvaguardato gli “interessi palestinesi“.

I gruppi della Resistenza hanno risposto che l’assegnazione della missione di disarmo alle forze internazionali, avrebbe posto queste ultime sullo stesso piano dell’occupazione israeliana. La dichiarazione di Hamas ha implicitamente avvertito che qualsiasi tentativo di impadronirsi di armi con la forza potrebbe innescare scontri con le truppe in arrivo.

Un alto funzionario egiziano ha dichiarato ad Al-Akhbar che la forza “non avrà il compito di disarmare la resistenza“, ma si concentrerà invece sui compiti di neutralizzare le armi, “impedire la costruzione di nuovi tunnel e interrompere l’addestramento militare all’interno di Gaza da parte di Hamas o di altre fazioni“.

Washington sembra avere un’interpretazione diversa. Trump e i suoi inviati hanno ripetutamente affermato che il compito della forza è disarmare Gaza e trasformarla in una zona demilitarizzata, e la risoluzione adotta chiaramente questo linguaggio.

Nessuna delle parti coinvolte sembra avere un progetto coerente per il futuro immediato di Gaza. Ciò che è chiaro è l’attuale divisione del territorio in due zone quasi uguali, dove la metà orientale è controllata dalle forze di occupazione israeliane con le milizie alleate, e la metà occidentale è controllata da Hamas e altre fazioni della resistenza. È improbabile che i paesi che contribuiscono con truppe alla forza internazionale accettino uno scenario in cui i loro soldati si scontrino direttamente con la resistenza, il che rende la missione di disarmo pressoché impossibile.

L’esito più probabile è che la forza internazionale si dispieghi lungo la linea di demarcazione interna e possibilmente all’interno delle aree controllate da Hamas, senza tentare un effettivo disarmo. Israele sosterrebbe allora la legittimità del protrarsi dell’occupazione di Gaza orientale. Ha già vincolato il suo ritiro al disarmo previsto dal piano di Trump.

I funzionari statunitensi sperano di offrire un modello positivo del piano di Trump, concentrandosi sulla ricostruzione, sugli aiuti e sulle misure di sicurezza nella zona controllata da Israele. L’altra metà di Gaza verrebbe lasciata ai margini. L’idea è ambiziosa nella migliore delle ipotesi, poiché rispecchia una serie di proposte già avanzate negli ultimi due anni.

https://en.al-akhbar.com/news/resolution-2803–resistance-warns-of-clashes-with-internatio

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Le valutazioni del Fplp e di Hamas sulla risoluzione approvata dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU su Gaza

Il Fronte Popolare respinge la risoluzione del Consiglio di Sicurezza, ritenendola una nuova forma di amministrazione fiduciaria su Gaza, e afferma che qualsiasi accordo che non tenga conto della volontà nazionale non è vincolante per il popolo palestinese.

Il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP) respinge categoricamente la risoluzione del Consiglio di Sicurezza relativa alla Striscia di Gaza. La considera un tentativo di imporre un’amministrazione fiduciaria attraverso il cosiddetto “Consiglio di Pace”, a cui sono stati conferiti poteri di governo transitori e sovrani che riproducono l’occupazione in una nuova veste, marginalizzano il ruolo palestinese e minano l’autorità delle Nazioni Unite.

La risoluzione collega il ritiro dell’occupazione e la cessazione delle ostilità alle condizioni dell’occupazione stessa, limita la ricostruzione e gli aiuti ai suoi dettami, approfondisce la separazione tra Cisgiordania e Gaza e prende di mira il ruolo e le responsabilità dell’UNRWA nei confronti dei rifugiati palestinesi, ultima traccia dell’impegno internazionale per la loro causa.

* • Il Fronte sottolinea che qualsiasi formula che ignori la volontà nazionale o conceda all’occupazione o agli Stati Uniti l’autorità di determinare il destino della Striscia di Gaza non è vincolante per il nostro popolo e non è applicabile. L’amministrazione di Gaza deve essere puramente palestinese e qualsiasi forza internazionale deve avere un chiaro mandato ONU, con la sola missione di proteggere i civili, separare le forze e garantire i corridoi umanitari.

Il Fronte respinge le clausole relative al disarmo e condanna la caratterizzazione della resistenza come terrorismo, considerandola una negazione del legittimo diritto del nostro popolo all’autodifesa e una trasformazione della forza internazionale da forza di protezione e separazione a forza offensiva che fornisce all’occupazione la copertura per proseguire le sue politiche.

Il Fronte avverte che lasciare la risoluzione senza emendamenti e garanzie vincolanti fornisce all’occupazione la copertura per riprendere la sua aggressione con nuovi mezzi. Invita i mediatori e i garanti ad agire immediatamente per impedirne lo sfruttamento e l’elusione dei diritti del nostro popolo alla liberazione e all’autodeterminazione.

Il nostro popolo, che ha fatto continui sacrifici, non accetterà alcuna formula che sminuisca la sua sovranità e continuerà la sua lotta fino a raggiungere la piena libertà sulla sua terra.

Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina

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Comunicato del Movimento di Resistenza Islamica Hamas sull’adozione da parte del Consiglio di Sicurezza dell’ONU della bozza di risoluzione statunitense su Gaza

– Questa risoluzione non soddisfa il livello delle richieste e dei diritti politici e umanitari del nostro popolo palestinese, in particolare nella Striscia di Gaza, che per due anni ha subito una brutale guerra genocida e crimini senza precedenti commessi dall’occupazione terroristica di fronte al mondo intero, i cui effetti e ripercussioni persistono nonostante la dichiarazione di fine della guerra secondo il piano del Presidente Trump.

– La risoluzione impone un meccanismo di tutela internazionale sulla Striscia di Gaza, che il nostro popolo e i suoi movimenti rifiutano. Impone inoltre un meccanismo per raggiungere gli obiettivi dell’occupazione, che non è riuscita a raggiungere con il suo brutale genocidio. Questa risoluzione separa inoltre la Striscia di Gaza dal resto della geografia palestinese e tenta di imporre nuove realtà lontane dai principi e dai legittimi diritti nazionali del nostro popolo, privandolo così del diritto all’autodeterminazione e alla creazione di uno Stato palestinese con Gerusalemme come capitale.

– ᖇesistere all’occupazione con ogni mezzo è un diritto legittimo garantito dal diritto e dalle convenzioni internazionali. Le armi della Resistenza sono legate all’esistenza dell’occupazione e qualsiasi discussione sul dossier delle armi deve rimanere una questione nazionale interna, connessa a un percorso politico che garantisca la fine dell’occupazione, la creazione dello Stato [di Palestina] e l’autodeterminazione.

– Assegnare alla forza internazionale compiti e ruoli all’interno della Striscia di Gaza, incluso il disarmo della Resistenza, la priva della sua neutralità e la trasforma in una parte del conflitto a favore dell’occupazione. Qualsiasi forza internazionale, se istituita, deve essere dispiegata solo ai confini per separare le forze, monitorare il cessate il fuoco e deve essere sotto la piena supervisione delle Nazioni Unite. Deve operare esclusivamente in coordinamento con le istituzioni ufficiali palestinesi, senza alcun ruolo dell’occupazione, e lavorare per garantire il flusso di aiuti, senza trasformarsi in un’autorità di sicurezza che perseguita il nostro popolo e la sua Resistenza.

– Gli aiuti umanitari, i soccorsi alle vittime e l’apertura dei valichi di frontiera sono diritti fondamentali per il nostro popolo nella Striscia di Gaza.

Le operazioni di aiuto e soccorso non possono rimanere soggette a politicizzazione, ricatto e sottomissione a meccanismi complessi nel contesto della catastrofe umanitaria senza precedenti creata dall’occupazione, che richiede di accelerare l’apertura dei valichi di frontiera e di mobilitare tutte le risorse per affrontarla attraverso le Nazioni Unite e le sue agenzie, in primis l’UNRWA.

– Invitiamo la comunità internazionale e il Consiglio di Sicurezza a rispettare il diritto internazionale e i valori umanitari e ad adottare risoluzioni che garantiscano giustizia per Gaza e la causa palestinese, attraverso l’effettiva cessazione della brutale guerra genocida contro Gaza, la ricostruzione, la fine dell’occupazione e la possibilità per il nostro popolo di autodeterminarsi e di stabilire il proprio Stato indipendente con Gerusalemme come capitale.

Movimento di Resistenza Islamico Hamas,

 

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