Nel bel mezzo di due guerre che coinvolgono più o meno direttamente la Nato e Israele – più che “alleati”, una simbiosi criminale – salta fuori una inchiesta che porta alla luce alcuni degli interessi molto “materiali” che accompagnano sempre anche le guerre.
La principale agenzia di approvvigionamento della NATO – l’ente addetto a reperire e comprare armi e forniture varie – ha sospeso diversi contratti con il più grande produttore di armi israeliano, Elbit Systems. Una grande indagine per corruzione condotta dalla magistratura belga ha già portato a numerosi arresti in tutta Europa.
Tutto è partito durante l’estate sulla base di sospetti per tangenti all’interno della Nato Support and Procurement Agency (NSPA). Tra gli intermediari di Elbit ci sarebbe un uomo di cittadinanza anche italiana – Eliau Eluasvili – che avrebbe corrotto membri interni della NSPA per garantire contratti milionari con l’azienda di Haifa. L’uomo è latitante da fine settembre, inseguito da un mandato di arresto internazionale. Si sospetta, guarda un po’, che sia fuggito in Israele…
La prima prova è stata trovata con una mail interna della NSPA del 31 luglio che elenca 15 contratti sospesi, 13 dei quali riguardano Elbit Systems o la sua controllata Orion Advanced Systems. Si tratta di contratti “normali” nell’ambito del tipo di affari della Elbit e della Nato, riguardanti stock di spolette, razzi di segnalazione per aerei, proiettili di artiglieria da 155 mm e aggiornamenti per le navi da pattugliamento navali, in particolare del Portogallo.
L’aspetto più preoccupante è però l’esistenza di una vera e propria rete di operatori privati che sfruttano un sistema di “porte girevoli” che consente a ex funzionari della NSPA di diventare consulenti, addirittura con proprie società costituite appositamente, nel settore della difesa.
Elbit Systems ha sede ad Haifa e costruisce prevalentemente droni, munizioni, sistemi per carri armati e altre tecnologie militari. E’ al 25° posto tra le cento maggiori aziende della difesa a livello mondiale.
Ufficialmente, negli ultimi dieci anni, ha fornito alla NATO equipaggiamenti per decine di milioni di euro, ma il valore reale dei contratti è spesso “secretato”, tanto che potrebbe – o dovrebbe – essere molto più elevato.
In pratica il “sistema” messo in piedi da Elbit combina le attività legali di lobbying con la costruzione di reti di “complici” all’interno degli enti “pubblici” (Nato, eserciti nazionali, ecc) in grado di supportare il processo di selezione delle aziende “privilegiate” per ottenere contratti di fornitura.
Eliau Eluasvili, in particolare, avrebbe corrotto dirigenti e funzionari della NSPA tramite una “società di consulenza” da lui controllata.
L’indagine ruota di fatto attorno a un consistente gruppo di ex funzionari della NSPA poi diventati “consulenti privati”, sfruttando le loro conoscenze e amicizie dentro l’agenzia per facilitare appalti “esclusivi”.
Fra loro figura il belga Guy Moeraert, un ex dirigente NSPA specializzato in forniture di munizioni, che si trova agli arresti domiciliari dopo aver passato sei mesi in carcere per corruzione e riciclaggio.
E’ il secondo “scandalo” in poche settimane che squarcia il velo sui reali rapporti tra “alleati nordatlantici” e Israele. Secondo alcune fonti, operatori israeliani stanno conducendo una sorveglianza estesa sulle forze statunitensi e sugli alleati presenti nella nuova base americana nel sud di Israele. Nei giorni scorsi, infatti, il comandate statunitense del Civil-Military Coordination Center (CMCC), il generale Patrick Frank, ha convocato un suo pari grado israeliano per comunicargli che “recording has to stop here”.
Il pratica l’Idf registra gran parte delle conversazioni “rilevanti” condotte all’interno della struttura statunitense. Il CMCC è stato istituito a ottobre per monitorare il cessate il fuoco a Gaza, coordinare gli aiuti e preparare piani per il futuro della Striscia in base al piano in 20 punti di Donald Trump. I soldati dispiegati lì sono incaricati di favorire l’ingresso degli aiuti.
Ma i dirigenti del CMCC hanno lamentato fin dall’inizio che Israele non ha mai lasciato operare la struttura statunitense. Uno dei suoi dirigenti ha così sintetizzato la situazione: “Non abbiamo mai preso in mano la gestione degli aiuti. Siamo un’integrazione. È come una mano in un guanto. Loro ([gli israeliani] rimangono la mano, e il CMMC è diventato il guanto che la ricopre”.
Altro che “complicità” nel genocidio. E’ un servizio di supporto…
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Paolo DP
scommetto che la leonardo continuerà la compra vendita con la Elbit.
i corrotti sono italiani e tutto rimane in famiglia.