Dalla vera ‘Intelligence Usa’ la dura smentita
A smentire la notizia della Reuters, Tulsi Gabbard, nientemeno che la direttrice dell’intelligence nazionale degli Stati Uniti (a coordinare tutte le sedici agenzie di spionaggio Usa, a partire dalla famigerata Cia).
Sotto schiaffo, «I guerrafondai del Deep State e i loro media di propaganda». Esecutori i media servili, mandanti «quelli stanno nuovamente cercando di ostacolare gli sforzi per portare la pace in Ucraina». Accusa mirata all’Europa, «sostenendo falsamente che la ‘comunità di intelligence statunitense’ concordi e supporti il punto di vista di UE/NATO secondo cui l’obiettivo della Russia è invadere/conquistare l’Europa (al fine di ottenere sostegno per le loro politiche pro-guerra)».
Colpo finale legato al puro buonsenso: «La verità è che l’intelligence statunitense valuta che la Russia non abbia nemmeno la capacità di conquistare e occupare l’Ucraina, figuriamoci di ‘invadere e occupare l’Europa».
Molto oltre l’inciampo giornalistico
E se la Reuters avesse ragione e il falso fosse quello di tutte le sedici agenzia di intelligence statunitensi per contro della politica antieuropea di Trump? L’analisi dei fatti è a favore della denuncia Usa.
Primo sospetto rilevato da tutti, è che la notizia è uscita mentre a Miami si svolgevano i colloqui tra Mosca e Washington, tra Kirill Dmitriev, fedelissimo del presidente Putin, e l’inviato statunitense Steve Witkoff e il genero di Trump, Jared Kushner. Personaggi forse poco simpatici, ma protagonisti certi nella difficile trattativa in corso tra Mosca e Kiev.
Poi, la già citata inconsistenza delle presunte ‘fonti vicine al nulla’. Il ruolo di «buca delle lettere» di un presunto apparato di sicurezza mandante di precise volontà politiche.
Qualche giornalista più generoso, ha anche ipotizzato «una remota possibilità che le agenzie di intelligence – o le fonti coinvolte – stiano abusando del loro potere, diffondendo deliberatamente disinformazione al pubblico internazionale al fine di alimentare tensioni e conflitti».
I soliti ‘Servizi segreti deviati’ troppe volte ad uso politico. E i media che hanno ripreso in maniera acritica questa notizia, anche se proveniente da un’agenzia autorevole e riconosciuta?
Ancora il vertice delle spie Usa

Tulsi Gabbard ha replicato alla giornalista di Reuters Erin Bianco che provava a giustificare quella pubblicazione con un’accusa netta su cui riflettere: «State promuovendo questa narrazione falsa per bloccare gli sforzi di pace e fomentando isteria e paura tra la gente per spingerla a sostenere l’escalation della guerra, che è ciò che NATO e UE vogliono davvero per trascinare direttamente l’esercito degli Stati Uniti in una guerra con la Russia».
In difesa della politica di Trump, ma non soltanto. «La verità è che la comunità di intelligence statunitense ha informato i ‘policymaker’, inclusi i membri democratici citati da Reuters, che l’intelligence USA valuta che la Russia cerca di evitare una guerra più ampia con la NATO. Valuta inoltre che, come hanno dimostrato gli ultimi anni, le prestazioni sul campo di battaglia della Russia indicano che al momento non ha la capacità di conquistare e occupare tutta l’Ucraina, figuriamoci l’Europa».
I report sulla minaccia russa in Europa
Alle parole di Gabbard si aggiungono le conclusioni di diversi report di think-tank europei e americani che smentiscono che la Federazione Russa possa in futuro attaccare i Paesi Baltici o la Polonia.
Come sottolinea Military Analysis del Defense Priorities, «La nostra analisi mostra che la Russia non possiede le capacità per conquistare territorio NATO ora e per diversi anni dopo la fine della guerra in Ucraina. Se l’Europa si riarmasse in quel periodo, avrebbe poco da temere».
Da InsideOver il report sull’European Council on Foreign Relations, sostiene che «anche con un coinvolgimento limitato degli Stati Uniti, l’Estonia e gli alleati europei della NATO potrebbero fermare e probabilmente decimare un’invasione di terra russa per conquistare di Narva, città estone al confine».
Allo stesso modo, «tutti pronti a contrastare la Russia qualora tentasse di lanciare una campagna ibrida». In poche parole, sottolinea Roberto Vivaldelli, «l’esercito russo manca della manodopera, della logistica e della copertura aerea necessarie per sostenere un’offensiva di 100-200 km sotto il fuoco della NATO».
Millanteria Nato o montature europee?
Altro report autorevole del Quincy Institute, secondo il quale «un’analisi obiettiva del bilancio delle forze conferma che le capacità militari convenzionali russe sono di gran lunga inferiori a quelle della NATO collettiva. Il deterrente dell’Alleanza contro un attacco diretto russo su un membro NATO è estremamente forte.
Di conseguenza – afferma il Quincy Institute – è altamente improbabile che la Russia avvii un assalto militare convenzionale contro un Paese NATO. Data la sproporzione di forze, l’obiettivo russo di limitare la presenza NATO lungo i suoi confini e nella sfera d’influenza che considera propria non può essere raggiunto attraverso un’aggressione diretta, rendendo tale opzione irrazionale e controproducente».
Sottolineatura finale: «parliamo di analisi empiriche, redatte da autorevoli e riconosciuti studiosi, peraltro occidentali. Non da quelle ‘fonti anonime’ smentite dalla stessa Gabbard».
«Reuters o Gabbard?»
«Il presidente russo Vladimir Putin vuole davvero conquistare tutta l’Ucraina e una parte dell’Europa orientale come raccontato dall’agenzia Reuters? Oppure ha ragione la direttrice dell’intelligence Usa, Tulsi Gabbard, nel sostenere che è una fake news della propaganda di guerra volta a sabotare i negoziati in corso?
E ancora: Russia e Ucraina sono davvero vicini a un accordo? Come sta andando la guerra sul campo di battaglia? Ha fatto bene l’Europa a rinunciare all’impiego di asset russi per finanziare Kiev?»
Fonte credibile
Il professor Anatol Lieven, direttore del Programma Eurasia e titolare della cattedra in Storia Diplomatica Americana al Quincy Institute for Responsible Statecraft e del Dipartimento per l’Asia Meridionale del British Foreign and Commonwealth, sentito da Roberto Vivaldelli su InsideOver. «Non c’è dubbio che la maggior parte dell’establishment statunitense per gli affari esteri sia contraria a un accordo di pace, e questo include funzionari attuali. Non è chiaro fino a che punto ciò valga per figure di alto livello dell’amministrazione Trump».
Nel frattempo, la guerra di logoramento nel Donbass continua. Sul fronte militare, c’è qualche possibilità che gli ucraini possano ribaltare la situazione? «A questo punto, gli ucraini vincono non perdendo. Non c’è alcuna possibilità che riconquistino territorio, ma limitando le forze russe a un’avanzata lentissima e logorante, minano la richiesta russa di concessioni al tavolo negoziale. Perché alla Russia dovrebbe essere permesso di prendere il resto del Donbass se ha poche possibilità di farlo sul campo di battaglia nell’anno prossimo?».
* ex inviato di guerra della Rai – da RemoContro
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa