Ultim’ora. Scarcerata Greta Thunberg a Londra. Arrestata poche ore fa dalla polizia britannica mentre partecipava a una manifestazione pro-pal. Anche gli imbecilli alla Starmer si rendono conto del ridicolo in cui son precipitati?
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Greta Thunberg è stata arrestata oggi a Londra, durante una protesta in sostegno dei detenuti di Palestine Action, di cui alcuni sono da oltre 50 giorni in sciopero della fame. L’attivista svedese teneva un cartello in cui c’era scritto “supporto i prigionieri di Palestine Action, mi oppongo al genocidio“, e tanto basta secondo la legge antiterrorismo britannica per arrestare una persona.
Infatti, Palestine Action è stata messa al bando con la designazione di organizzazione terroristica, pur non avendo mai provocato danno alcuno alle persone: le accuse riguardano il danneggiamento di macchinari e l’imbrattamento dei motori di alcuni aerei militari. Ora, anche gli slogan riguardanti l’Intifada potranno portare all’arresto, ha annunciato la polizia britannica.
L’utilizzo arbitrario delle accuse di antisemitismo e terrorismo per colpire duramente il movimento di solidarietà con la Palestina, che da due anni riempie le piazze di mezzo mondo, nel Regno Unito ha raggiunto livelli per cui varie organizzazioni per la difesa del diritto di parola e a manifestare, e persino Michael O’Flaherty, Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, si sono detti preoccupati.
Anche Greta ha subito gli effetti di questa fascistizzazione conclamata. L’attivista era insieme ad altri manifestanti per denunciare i legami tra la compagnia assicurativa Aspen e la Elbit Systems, società di difesa israeliana. Come successo a migliaia di persone, esponendo un cartello per i detenuti di Palestine Action, è stata poi arrestata, rischiando ora fino a sei mesi di reclusione.
Il ministro per le Prigioni, la Libertà Condizionata e quella Vigilata, James Timpson, ha cancellato ogni ipotesi di mediazione governativa, affermando: “le decisioni sulla custodia cautelare spettano a giudici indipendenti“, ribadendo così che un intervento dei ministri sarebbe “incostituzionale e inappropriato“.
Una linea di “correttezza” istituzionale che cozza pesantemente con le ritorsioni evidentemente politiche che stanno subendo gli otto militanti di Palestine Action in sciopero della fame, trattati come i peggiori detenuti politici. Le condizioni di alcuni di loro sono arrivate a un punto così critico che i loro legali non hanno escluso si possa giungere a un esito fatale.
In molti ricordano che si tratta della più grande protesta di questo genere dai tempi da quella analoga portata avanti dai prigionieri politici irlandesi a inizio anni Ottanta. In questo caso, la motivazione riguarda però quel che succede a migliaia di chilometri di distanza, e come l’imperialismo nostrano sostiene un genocidio. Ha un carattere molto più generale e universale, ed è una lotta che cammina sulle stesse gambe che hanno riempito le piazze italiane negli ultimi mesi.
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