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Siria. Stallo nelle trattative e combattimenti tra FDS e qaedisti

Si avvicina la scadenza di fine anno, fissata per l’implementazione del cosiddetto “accordo del 10 marzo”, che prevede l’integrazione delle Forze Democratiche Siriane (FDS) nelle strutture centrali delle autoproclamate autorità qaediste, eppure non sembra si vada verso passi risolutivi.

Anzi, nei giorni scorsi vi sono stati pesanti scontri fra le parti nelle due enclave controllate dalla FDS ad Aleppo, ovvero i quartieri a maggioranza curda Ashrafieh e Sheikh Maqsoud, con un bilancio arrivato a 5 morti e 23 feriti.

Questi scontri hanno coinciso con la visita nel paese del Ministro degli Esteri Turco Fidan, il quale ha affermato che le FDS “non mostrano nessuna intenzione di voler fare sostanziali progressi” nel processo di integrazione in quanto starebbero “agendo in coordinamento con Israele”.

Secondo Reuters, recentemente, la autorità di Damasco hanno inviato alle FDS una proposta scritta di implementazione dell’accordo del 10 marzo, al fine di giungere ad una forma di accordo, anche parziale, per la scadenza di fine anno; ciò consentirebbe di prendere ulteriore tempo nell’attesa di sciogliere tutti gli altri nodi, fissando una nuova scadenza.

Tale proposta consiste nel riorganizzare i circa 50.000 miliziani delle FDS in 3 divisioni più grandi e alcune brigate più piccole all’interno delle forze armate di Damasco, concedendo loro di rimanere nel nord-est; in cambio, queste divisioni dovrebbero aprire in parte le loro catene di comando ad ufficiali di altre divisioni e, in generale, anche all’esercito centrale dovrebbe essere garantita la possibilità di dispiegarsi nel nord-est: in ballo ci sono i territori agricoli più fertili del paese, nonché lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi.

Il Ministro degli Esteri delle autorità di Damasco ha dichiarato, durante la conferenza stampa con Fidan, che le FDS hanno risposto alla proposta scritta e che tale risposta è attualmente al vaglio.

Finora, effettivamente le FDS non si sono dimostrate disposte ad effettuare alcun compromesso né sulla loro strutturazione interna – pretendendo che le catene di comando rimangano intatte – né a livello territoriale – rifiutandosi di cedere il controllo anche delle aree a maggioranza sunnita.

Ciò è dovuto in parte agli appoggi delle potenze straniere (Pentagono in primis, naturalmente, ma anche da Israele arrivano segnali continui), ma soprattutto alla debolezza del Governo centrale, il quale si è ripetutamente dimostrato non in grado di controllare realmente il territorio e, soprattutto, inviso alle minoranze, fatte oggetto di persecuzioni e crimini vari da parte di membri di esercito e polizia. Pertanto, le FDS hanno guadagnato pregio e sostegno anche presso drusi, alawiti e sunniti non legati ad ideologie salafite.

Dalla Turchia, intanto, organi di stampa filogovernativi fanno sapere che Ocalan avrebbe chiesto al capo militare delle FDS Mazloum Abdi di rimuovere dai propri ranghi tutti i combattenti non siriani, che sarebbero circa 8000, molti dei quali di nazionalità turca. Con la promessa che questi ultimi avrebbero, poi, modo di godere dei benefici derivati dalle leggi speciali da emanare nell’ambito del processo di pace con il PKK, ovvero possibilità di ritorno a casa e pene lievi.

Su questa richiesta, definita irrinunciabile dalla Turchia per evitare una nuova operazione militare, già in passato Abdi si era dimostrato aperto.

Sempre le stesse fonti giornalistiche vicine ad Ankara hanno anche dato delle scadenze su quando tali leggi speciali potrebbero essere emanate ed applicate, ovvero fra la fine di febbraio 2026 e la primavera.

Per fine febbraio, infatti, si dovrebbe compiere lo smantellamento delle basi operative del PKK poste a Zap e Metina, comprendente la distruzione di armamenti e munizioni presenti in grotte e tunnel. Durante la primavera, poi, toccherà alle basi operative di Hakurk e Gara.

A quel punto, fra i miliziani, presumibilmente tutti raggruppati presso i rifugi del quartier generale dei monti Qandil, dovrebbe cominciare una traumatica selezione individuale fra chi potrà tornare a casa e accedere ai benefici legislativi e chi dovrà ottenere asilo da paesi terzi. Questi ultimi sarebbero circa 300, fra dirigenti dell’organizzazione e persone con gravi condanne a carico, secondo alcune analisi.

È, dunque, per quel periodo che presumibilmente si giungerà ad una svolta degli eventi anche in Siria, o nel senso di un nuovo conflitto militare o nel senso del raggiungimento di una mediazione generale.

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1 Commento


  • Giancarlo Staffo

    ambiguità delle Fds sul sostegno ricevuto da Usa e anche da Israele, come si legge in questo articolo, mentre pèmane il loro silenzio sostanziale sul genocidio del popolo palestinese

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