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La rivolta sociale cova in Sardegna?

La trasmissione Annozero di ieri sera ha trasmesso una assemblea popolare dall’anfiteatro di Carbonia. Alla trasmissione hanno partecipato i rappresentanti di tutti i settori sociali che stanno soffrendo maggiormente la crisi e cioè : l’industria, i pastori, i commercianti. La rabbia espressa nella trasmissione è rivelatrice di una situazione sociale fortemente devastata dalla crisi e dal ruolo dello Stato che affianca paternalismo formale (le telefonate di Berlusconi a Putin per “risolvere subito il problema”) e coercizione sostanziale (le sanzioni di Equitalia, le botte della polizia ai pastori sardi sul molo di Civitavecchia o agli operai etc.).

Lucidamente Santoro ha visto in quella assemblea un “blocco sociale” che individuava e rivendicava i propri interessi e annunciava di essere pronto ad esercitarli anche con una rivolta. Occorre ammettere che la realtà sta spingendo obiettivamente in questa direzione.

Ad aprile, ad esempio, per i lavoratori della Vinyls è stato un momento pesante di amara verità: il ministro dello sviluppo economico, in occasione di una manifestazione nella capitale, aveva comunicato che i compratori svizzeri del fondo di investimento “Gita” non hanno realmente la capacità di comprare la Vinyls, ovvero la chimica italiana.

Gli operai della Vinyls era venuti a manifestare il 14 aprile a Roma assieme a quelli della Eurallumina, Alcoa e Rockwool. Il 20 aprile a Cagliari, c’era stata poi una ,manifestazione regionale con sindaci, enti locali e tutti i sindacati, per stanare il governatore della Regione Cappellacci affinchè si faccia portavoce di quella che ora si chiama “vertenza Sardegna”. Come dire: l’isola intera è una vertenza aperta, ormai sull’orlo del baratro.

Ma in Sardegna non c’è solo il collasso degli insediamenti industriali smantellati dal “mercato” e dal disinteresse del governo per qualsiasi ipotesi di politica industriale. Infatti ci sono circa 70 mila aziende sarde che da qui a sei mesi rischiano il tracollo a causa dell’indebitamento con le banche e con Equitalia. La società di riscossione, in particolare, ha emesso cartelle per Iva, Inps e altri contributi non versati o ritardati che superano del 30% del valore del debito iniziale.
Mentre a Roma manifestavano gli operai delle industrie sarde in via di smantellamento, un vero e proprio atto d’accusa era stato portato in piazza lo stesso il 14 aprile da oltre 2.000 manifestanti, una buona parte provenienti dal Sulcis, arrivati a Cagliari da tutta la Sardegna per protestare davanti alla sede di Equitalia, in viale Bonaria. La manifestazione, organizzata dagli indipendentisti dell’Irs, ha raccolto l’adesione di diversi movimenti e associazioni. La richiesta più pressante è ottenere una moratoria sui debiti di almeno un anno.

Licenziamenti, crollo dei redditi, persecuzione fiscale ed esattoriale, latitanza istituzionale, negazione di ogni prospettiva concreta di tenuta e superamento della crisi, sono ingredienti di una miscela che può innescare una rottura politica e sociale significativa in una realtà come la Sardegna.

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1 Commento


  • stefano del piccolo

    Chi si sveglia in Italia ??? La Sardegna !!! E allora W I SARDI E W LA SARDEGNA !!
    “Noi non ci fermeremo. L’Africa è molto vicina alla Sardegna… e la lotta è molto contagiosa!”. Solidarietà al popolo sardo e anche tutto il mio appoggio. Sono con voi a parole e quando sarà il momento anche con i fatti.

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