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Grecia. Scontri davanti al parlamento in occasione dello sciopero generale

Mentre ad Atene inizia una cruciale ispezione sui conti pubblici greci da parte dei tecnocrati di Bruxelles, Francoforte e del Fondo monetario internazionale, migliaia di lavoratori, studenti e disoccupati sono scesi in piazza per manifestare contro le misure antisociali e le privatizzazioni decise dal governo. Lo sciopero generale ha interrotto il traffico aereo per gran parte del giorno. Bloccate anche le traversate marittime verso le isole. Fermi alle stazioni i treni e gli autobus. I sindacati contestano l’ulteriore inasprimento della misura di “austerità”, abbinato a un aumento delle privatizzazioni, un piano che è attualmente valutato e discusso con i rappresentanti delle istituzioni finanziarie europee ed internazionali che stanno dissanguando la Grecia. Ad Atene si sono verificati duri scontri in occasione dell’arrivo del corteo sulla piazza del Parlamento. Una prima manifestazione, quella del Pame, il combattivo sindacato vicino al Partito Comunista, è cominciata alle 10.00 locali (le 09:00 in Italia) nella centralissima piazza Omonia, mentre la manifestazione dei sindacati ufficiali Adedy e Gsee si è tenuta in un’altra piazza della capitale. Alla fine dei comizi, entrambe le manifestazioni si sono dirette al Parlamento in piazza Sintagma. Le forze di polizia hanno proceduto a lanci di granate stordenti e gas lacrimogeni su gruppi di manifestanti che hanno utilizzato sassaiole e qualche molotov.

I partecipanti alla manifestazione indetta dal PAME hanno denunciato chiaramente come l’assalto antipopolare non sia affatto legittimato nella coscienza della classe operaia, ribadendo la volontà di combattere la linea politica antioperaia varata dal governo socialdemocratico, dal capitale, dalla UE e il FMI, sostenuta anche da ND e LAOS (conservatori ed estrema destra), fino al rovesciamento del potere del capitale. Pochi giorni fa, in occasione delle manifestazioni per il 1° maggio, Christos Katsiotis, del Segretariato esecutivo del PAME, aveva affermato che: “Le parole d’ordine per le 8 ore di lavoro, 8 ore di riposo e 8 ore di crescita educativa hanno ispirato tempestose lotte. Oggi lo slogan ‘Lavoratore puoi fare a meno dei padroni, senza di te l’ingranaggio non gira’, ispira nuove lotte ed esprime con precisione il contenuto contemporaneo della lotta di classe. Siamo più consapevoli oggi che la conquista di una vita dignitosa con un lavoro stabile e sicuro per tutti, con più tempo libero e la riduzione dell’orario di lavoro, con diritti in ogni ambito della vita, è inevitabilmente collegato alla nostra liberazione dal giogo del monopoli. Se questo rapporto, in cui pochi rubano il lavoro di molti, non viene abolito, se il regime di schiavitù del salario non viene abolito, non c’è vita o futuro. O noi o loro. Noi siamo i produttori di tutte le ricchezze. Siamo tanti. Il futuro appartiene a noi e ai nostri bambini, è nelle nostre mani. Organizziamo le forze e la nostra alleanza per imporre le nostre parole d’ordine: La legge è ciò che è giusto per i lavoratori”.

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