Dice ogggi uno studio della Cgil che per i dipendenti pubblici si calcola in media una perdita della massa salariale di 8.000-8.500 euro in 4 anni, sommando le due manovre, quella appena pubblicata in Gazzetta ufficiale e quella dell’anno scorso. E a regime, cioè al 31 dicembre 2014, la perdita sulle retribuzioni sarà di 210-215 euro al mese per dipendente.
A fare i conti è stato il responsabile del dipartimento settori pubblici della Cgil, Michele Gentile. Che ha spiegato come questo risultato sia determinato dal mancato rinnovo dei contratti e dal blocco delle retribuzioni prolungato almeno al 2014. «L’apporto dei dipendenti pubblici è tutt’altro che minimo, residuale», sottolinea Gentile. La manovra prolunga il blocco delle retribuzioni pubbliche e gli incrementi salariali saranno dunque possibili solo a partire dal 2015. «Ma considerato che, per gli anni 2015-2017, si parla soltanto di un nuovo calcolo per l’erogazione dell’indennità di vacanza contrattuale, resta tutto da vedere, anche perchè qualche problema finanziario continuerà ad esserci. Quindi il rischio reale è che stiamo ragionando di un rinnovo dei contratti dal 2018.
Sempre in materia di pubblico impiego, la manovra proroga, inoltre, di un altro anno lo stop del turn over, fatta eccezione per i Corpi di polizia e dei Vigili del fuoco. Una nuova stretta è invece già scattata per quanto riguarda le assenze del pubblico impiego. In particolare, già dalla data di entrata in vigore del decreto della manovra, cioè dal 6 luglio, possono essere effettuati controlli immediati se la malattia si verifica nelle giornate precedenti o successive a quelle non lavorative.
L’unica domanda che dobbiamo farci è: ma quello che parla è un sindacalista o un osservatore calato da Marte? Che tutto “debba” rimanere fermo fino al 2018 (non proprio domattina!), è “una legge oggettiva della fisica” o una scelta politica? Le prime non si possono violare, le seconde si deve.
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