“Giovedi sia il Governo che l’opposizione incontrano le parti sociali, escludendo volutamente quelle forze ‘fuori dal coro’, come USB ed il sindacalismo di base, che esprimono un forte dissenso alle politiche di collaborazione e di concertazione in atto ormai da anni ed alle quali si è allineata anche la Cgil”, dichiara Fabrizio Tomaselli, dell’Esecutivo Confederale USB. “L’ipotesi di un governo tecnico e di nuove misure finalizzate a ‘rassicurare’ i mercati, che sta acquistando corpo in queste ore, prefigura ulteriori sacrifici, tagli allo stato sociale, limitazioni dei salari, aumento dell’età pensionabile e privatizzazioni”.
“Che questo serva a risanare le casse dello Stato e fornire ai mercati una immagine più forte del Paese è assolutamente falso – prosegue il dirigente USB – perché basta l’aumento degli interessi sul debito di pochi decimali per rendere vano qualsiasi sacrificio. In questo pateracchio, banche, Confindustria, Cgil, Cisl e Uil e la stragrande maggioranza delle forze politiche appaiono tutte in sintonia”.
“Per noi – evidenzia Tomaselli – servono invece misure diverse, che rimettano in discussione i meccanismi che hanno prodotto lo sfascio globale a cui assistiamo. Occorre il coraggio politico di cominciare a dire no al dio mercato, alle politiche della finanza internazionale, alle operazioni speculative che le banche nazionali ed internazionali stanno mettendo in atto insieme alle società di rating internazionali. Quelle stesse banche che dal 2007 sono stati salvate attraverso enormi finanziamenti pubblici in tutto il mondo”.
Aggiunge Tomaselli: “Per questo riteniamo che non servano governi tecnici, che sollevano dalle responsabilità politiche i partiti, e che invece le forze politiche debbano apertamente e pubblicamente dichiarare quali sono le posizioni in ordine all’uscita dalla crisi”. E conclude: “In ambito sindacale ormai non esistono più alibi: Cgil, Cisl e Uil hanno scelto unitariamente la strada della “collaborazione” e dell’internità ad un sistema che sta stritolando i lavoratori: noi non ci stiamo e ci prepariamo ad affrontare un autunno nel quale il lavoro non dovrà fare sconti a nessuno”.
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