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Roma. La piazza: “Alemanno come Berlusconi”

Una foto di Alemanno con su scritto “Game over” viene issata sulla scalinata che sovrasta piazza del Campidoglio. Arrivano polizia e vigili urbani per farla togliere, ma comparirà poco più sotto, affumicata da un fumogeno. Sulla piazza si snodano gli striscioni delle varie vertenze sociali e sindacali in corso. Le lavoratrici degli asili nido raccolgono le firme su una petizione che chiede di riaffermare i diritti anche per l’infanzia. Piazza del Campidoglio non è più la vetrina di Alemanno ma una piazza che chiede e pratica conflitto contro una giunta comunale sempre meno popolare.

“La posta in gioco della manifestazione di oggi in Campidoglio è la libertà di movimento in questa città, la questione dei trasporti e la difesa dei beni comuni” dice al microfono Paolo Di Vetta dei Blocchi Precari Metropolitani aprendo l’assemblea pubblica in una piazza del canpidoglio che si è riempita di centinaia di persone. “Vogliamo dire al sindaco Alemanno, che in questo momento è in Prefettura a discutere di cortei, che non vogliamo che sia messa in discussione la libertà di manifestare in questa città soprattutto in un momento di crisi economica e politica in cui i motivi per manifestare sono tanti”.“C’è inoltre un protocollo inevaso da parte del Sindaco nei confronti dei movimenti e delle vertenze sociali sui quali si era aperto un negoziato”. Dopodichè si è sviluppata sulla piazza una vera e propria assemblea con numerosi interventi: dai comitati per l’acqua pubblica, reduci da un blitz all’Acea, alle lavoratrici degli asili nido, dai tramvieri dell’Usb dell’Atac alle occupazioni delle case, dal comitato Rifiuti Zero al comitato di quartiere Tor Bella Monaca e via via fino agli studenti universitari che annunciano la loro manifestazione per il 17 novembre prossimo.

Indubbiamente il clima nella Capitale si è andato facendo sempre più pesante. Da un lato il bulldozer delle privatizzazioni dei servizi pubblici locali sta per abbattersi su lavoratori e utenti. Dall’altra il sindaco continua a sobillare e fomentare l’intervento repressivo della polizia contro ogni manifestazione che per scelta o per forza si ritrova a violare il divieto imposto dal Sindaco dopo il 15 ottobre. Vertenze sociali e sindacali e libertà di espressione si fondono dunque dentro un’unica grande vertenza. Oggi pomeriggio saranno tutti in Campidoglio: lavoratori, occupanti di case, operatori sociali,attivisti dei movimenti, militanti delle organizzazioni della sinistra. Il 7 novembre davanti al deposito Atac di via di Portonaccio, i precari e gli studenti di questa città hanno voluto sostenere lo sciopero del Trasporto Pubblico Locale e prendere parola sulla gestione che il sindaco Alemanno e la governatrice Polverini stanno facendo della mobilità, del patrimonio e delle tariffe di Atac, Metrebus e Cotral. Ma l’attacco è ormai su più fronti. Iniziato con la delibera che prevede la dismissione del patrimonio Atac ed è proseguito con il taglio degli stipendi dei lavoratori e delle lavoratrici del TPL. La scelta poi di aumentare il costo del biglietto e la disdetta dell’accordo che prevede un solo tagliando per circolare sugli autobus e sulle metro hanno completato il quadro. Mentre la mobilità a Roma e nel Lazio subisce queste drammatiche difficoltà, il sindaco ha pensato bene di usare il proprio incarico di commissario per interpretare in termini di ordine pubblico questioni sociali importanti.

Si colpiscono lavoratori e servizi ma si impedisce loro di manifestare. “Sia i lavoratori del settore pubblico che quelli del privato – denuncia Francesco Staccioli, dell’Esecutivo regionale USB – sono coinvolti in vertenze sempre più aspre, che dimostrano come questa città abbia un bisogno disperato di affrontare i gravi problemi che la stanno opprimendo. Alemanno e la sua Giunta invece rispondono restringendo gli spazi della protesta e criminalizzando i lavoratori, anche quando si limitano ad applicare alla lettera le normative di sicurezza, come successo nei giorni scorsi in ATAC”. Con l’ordinanza di blocco dei cortei è intervenuto a gamba tesa dentro questioni che attengono alla Questura e alla Prefettura, tralasciando completamente la vera funzione che avrebbe dovuto svolgere in una città congestionata dal traffico e bisognosa di un’attenzione diversa nella difesa dei beni comuni. Ed infine c’è il capitolo delle privatizzazioni, le quali nonostante le indicazioni scaturite dall’esito referendario di giugno, vede prevalere la logica della svendita del patrimonio pubblico e la spinta verso la privatizzazione dei servizi. Per garantire un veloce processo di alienazione si è provveduto anche allo sgombero del deposito Atac di San Paolo, occupato dai movimenti per contrastarne il sicuro utilizzo speculativo. Di fronte a chi sta regalando la città alla rendita, con l’aiuto anche dal pacchetto edilizio regionale denominato improvvisamente “piano casa”, la mobilitazione di lunedì scorso è solo l’inizio di una campagna contro i tagli ai servizi pubblici, gli aumenti delle tariffe, l’aggressione al welfare locale.

 

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