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Combattere lo smog con le chiacchiere

Tra propaganda e voglia di business. Il vertice governativo, allargato a presidenti di regione e sindaci di grandi città, ha partorito un decalogo di “raccomandazioni per la maggior parte ridicole, per molti versi impotenti.

Si può infatti ridere a crepapelle quando – da automobilista obbligato – ti senti prescrivere di andare a 30 chilometri orari, in città, in caso di smog elevato. Come se in città ognuno andasse alla velocità che vuole, invece che a quella possibile dalle condizioni di traffico (a Roma intorno ai 10 km/ora, a Napoli anche meno).

E lo stesso si può dire delle tante frasette di circostanza sulle piste ciclabili, il bike sharing e altre trovate ciclistiche, come se le principali città italiane fossero tutte come Bologna (totalmente piatta e di dimensioni limitate). Immaginare di andare al lavoro in bici (e ritorno) a Roma, Napoli, Genova – anche se fosse possibile eliminare totalmente il traffico automobilistico – significa immaginare un popolo di Vincenzo Nibali all’apice della forma, capace di coprire una trentina di chilometri al giorno (come minimo) senza versare una goccia di sudore, inframezzati da otto o più ore di impegno lavorativo malpagato.

E si può allo stesso tempo vedere l’ansia di compiacere le case automobilistiche rispolverando la politica degli “incentivi alla rottamazione”, estesa fino ai diesel euro 3, come se non fosse esistito mai lo scandalo Volkswagen (emissioni reali truccate) e ci fossero soldi da investire. Il totale di 450 milioni, con cui si vorrebbe coprire sia il rinnovo del trasporto pubblico che gli eventuali incentivi, non basterebbe nemmeno a pagare le apposite campagne pubblicitarie per farle conoscere.

Ma come siete incontentabili! dirà qualcuno… Possibile che non ci sia neanche una misura intelligente, in quel pateracchio?

Beh, in effetti una ce n’è. Ma dimostra anche che tutta l’ideologia diffusa all’unisono da governanti, imprese e media è paccottiglia per coprire interessi privati dannosi. Parliamo della “raccomandazione” a rendere gratuiti i trasporti pubblici nei giorni di maggiore intensità dello smog. Peccato che questa buona idea sia finanziabile al massimo per 12 milioni di euro (più o meno l’incasso di una giornata a Roma, forse). Quindi è poco più di una spilletta decorativa…

E invece sarebbe un buon modo di combattere – parzialmente, va da sé – l’inquinamento metropolitano quello di coprire quasi tutta la mobilità urbana con mezzi pubblici ecologici (partendo magari per ora con quelli alimentati a metano) e a tariffe molto popolari.

Cero, è un’idea che sbatte frontalmente con il progetto continentale – l’Unione Europea preme da tempo in tal senso – di privatizzare completamente i trasporti pubblici urbani. Inevitabilmente, una gestione privatistica di questo settore – come già sperimentato nelle ferrovie britanniche – porta con sé un feroce aumento del prezzo di biglietti e abbonamenti, la riduzione al minimo delle corse, una manutenzione sparagnina dei mezzi (risparmiare nei costi per alzare i profitti, è la prima legge del capitale), ancor meno diritti per chi lavora e nessun rispetto degli utenti.

Insomma, l’esatto opposto di quel serve. Perché gli alti prezzi o la scarsita di tratte obbligherebbero a muoversi in auto o ciclomotore anche molti che per ora prendono i mezzi pubblici.

Ci dicono dalla regia: ma il trasporto pubblico semigratuito è quasi comunismo! E certo, se volete salvare il pianeta mica potete affidarlo ai privati…

 

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