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Carognata contro i lavoratori “esodati”

Il nuovo testo del “milleproroghe” restringe infatti la platea dei lavoratori esodati interessati. La scorsa settimana era stato approvato un emendamento secondo cui avrebbero beneficiato delle vecchie regole i lavoratori che avevano sottoscritto un accordo per uscire dall’azienda prima del varo del decreto, cioè il 4 dicembre scorso, anche se poi si sono dimessi successivamente o stanno per dimettersi.

La nuova versione prevede invece che potranno ricorrere alle vecchie norme previdenziali solo i lavoratori effettivamente usciti dalle proprie aziende entro il 31 dicembre scorso. Un’infamia che ha probabilmente ben pochi riscontri nella storia del rapporto tra lo Stato e i cittadini. In pratica, infatti, lo Stato (i “professori” assisi sulle poltrone governative) ha deciso di modificare una propria norma con effetti retroattivi mentre un certo numero di persone regolava la propria uscita dal lavoro secondo le regole vigenti in quel momento. E’ come un vigile che di fa segno di passare e poi ti fa la multa perché sei passato.

Lo stesso testa aveva trovato “la copertura” per finanziare l’onere derivante dall’autorizzare gli “esodati” e i “precoci” (i lavoratori che avevano iniziato a faticare già a 15-16 anni, avendo persino la fortuna – ai tempi era però obbligatorio, per le imprese – di essere assunti con regolare contratto) a usufruire del trattamento pensionistico anticipato. I soldi necessari verrano da un aumento delle accise sui tabacchi.

«Al Senato bisognerà trovare una soluzione per tutti i lavoratori esodati». Il capogruppo del Pd in commissione Bilancio, Pier Paolo Baretta, ex Cisl, porva a spargere “tranquillità”. Ma non indica nessuna soluzione concreta, né tantomento scommette sulla volontà politica dei senatori. Ora sono salvi solamente coloro che hanno risolto il proprio rapporto di lavoro entro il 31 dicembre 2011. Rimane inoltre da affrontare un nodo interpretativo, spiega Baretta, quello relativo al quesito se debba fare fede la data di stipula dell’accordo per l’esodo o la cessazione effettiva dell’attività lavorativa. «Per me – dice Baretta – è senza dubbio valida la prima ipotesi».Il problema è però: sarà valida anche per quella masnada di “nominati” che siedono lì dentro?

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1 Commento


  • Elisabetta Broi

    sono una dipendente ASL della Sardegna, la mia regione nel mese di agosto 2011 tramite una legge regionale ha concesso l’esonero dal servizio per 5 anni (retribuzione al 50%) a chi possedeva 36 anni di servizio. La mia amministrazione in data 16-12-2011 mi comunicava formalmente che detto esonero mi era stato concesso e che a decorrere dal 31-12 2011 sarei stata in esonero invitandomi inoltre a utilizzare tutti i 15 giorni di ferie residue dell’anno 2011. Il 28 12 2011 con l’entrata in vigore della Legge Monti mi veniva comunicato che il mio esonero era stato revocato causa disapplicazione delle leggi regionali in materia e pertanto il 02 01 2012 sono dovuta rientrare al lavoro. E’ possibile far valere un diritto acquisito? Preciso che il mio esonero sarebbe durato 4 anni e tre mesi .Ciò che mi è capitato è stata una beffa e una vergogna che ha dell’assurdo e dell’ingiusto.Spero possiate fare qualcosa per tutelare noi lavoratori beffati…………

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