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Metalmeccanici in sciopero generale, venerdì 9

Ma non ci saranno soltanto le tute blu, a scendere in piazza a Roma. La decisione di far parlare dal palco Sandro Plano, presidente della comunità montana della Vas di Susa dimostra concretamente che una stagione di conflitto sociale si è aperta e va al di là delle pur rilevantissime questioni di categoria.

L’attacco al mondo del lavoro è immediatamente anche un attacco alle libertà democratiche e al diritto di manifestare dissenso.

Qui di seguito, nell’ordine, il comunicato Usb e le dichiarazioni rilasciate stamattina da Maurizio Landini della Fiom.

METALMECCANICI…DI NUOVO IN SCIOPERO

Anche gli ultimi atti confermano quanto il governo Monti sia distante dai lavoratori e come voglia approfittare della crisi per cancellare le residue tutele del mondo del lavoro, sopravvissute al furore antioperaio di Berlusconi e dell’ex ministro Sacconi.

Oggi, dopo varie leggi come quelle Treu, Biagi, il collegato lavoro,l’art. 8 della finanziaria bis del 2011, ed accordi scellerati come quello del 28 giugno tra Cgil Cisl Uil e Confindustria, dopo i ripetuti peggioramenti al sistema pensionistico, è la volta dell’art.18 dello statuto dei lavoratori, della cassa integrazione e della mobilità.

L’attacco a questi strumenti di difesa dei lavoratori dalle rappresaglie padronali e dalle crisi aziendali rende del tutto evidente che il filo conduttore della pseudo trattativa sugli ammortizzatori sociali non verte su reali questioni economiche, non vuole estenderli a chi ne è privo, ma è finalizzata a sbaragliare le ultime tutele del mondo del lavoro.

E’ questo il senso della volontà di manomettere l’art. 18 o di sopprimere la cassa integrazione straordinaria, peraltro pagata interamente con i contributi che versano i lavoratori e le imprese industriali e, poi, la mobilità.

L’obiettivo quindi è la soppressione della possibilità di essere reintegrato sul posto di lavoro, che è l’elemento centrale dell’art. 18, così come la soppressione della cigs ha come scopo quello di recidere il rapporto di lavoro tra l’azienda e il lavoratore al primo colpo di tosse dell’azienda.

In ambedue i casi si tratta di tutele fondamentali per i lavoratori e che non hanno costi per lo Stato. E’ quindi assolutamente falso che con l’eliminazione di questi due istituti si libereranno risorse economiche per allargare a tutti gli ammortizzatori sociali. Come è falso che la colpa della crisi occupazionale sia determinata dall’art.18.

Insomma, invece di colpire le rendite finanziarie ed i grandi patrimoni per finanziare un sistema di welfare allargato a chi oggi ne è privo , invece di dotare di risorse e di organici adeguati gli organi ispettivi dell’INPS, dell’INAIL, delle ASL, degli ispettorati del lavoro, ovvero gli unici in grado di recuperare seriamente evasione ed elusione contributiva e fiscale, si preferiscono le sceneggiate mediatiche degli scontrini fiscali che sono una goccia nel mare dell’evasione, prospettando un sistema di ammortizzatori sociali costruito sulla base di contributi individuali, sul modello del “si salvi chi può!”.

CONTRO LE MANOVRE DEL GOVERNO MONTI, PER UN ALTRO MODELLO DI SVILUPPO

L’USB LAVORO PRIVATO  PROCLAMA PER IL GIORNO

9 MARZO 2012

UNO SCIOPERO GENERALE DEI METALMECCANICI PER L’INTERA GIORNATA


«Democrazia al lavoro»: con questo slogan la Fiom scende in piazza venerdì per lo sciopero generale di otto ore dei metalmeccanici. La manifestazione nazionale si terrà naturalmente a Roma.

«Due i temi di fondo» dell’iniziativa, spiega il segretario generale Maurizio Landini: difesa dei diritti e dell’articolo 18 e contro le scelte della Fiat (ma anche di Federmeccanica, che ha deciso di assumere il “modello” di relazioni industriali inaugurato da Marchionne), per la «riconquista» del contratto nazionale e della rappresentanza in fabbrica.

«Ci aspettiamo una giornata positiva e importante perchè vediamo la crescita del consenso e delle ragioni messe in campo». Il Pd, com’è ormai noto, non parteciperà al corteo neppure con i suoie esponenti più “di sinistra”, come fassina e Orfini.

«Abbiamo scritto a tutti i parlamentari italiani ed europei e ci siamo rivolti alle forze politiche, ne rispettiamo l’autonomia e le decisioni», però «il punto non è se sono con la Fiom, ma ciò che denunciamo», ossia che «siamo di fronte a vere e proprie discriminazioni e al non rispetto della libertà». Come in Fiat, dove «non c’è un iscritto Fiom nelle prime duemila assunzioni a Pomigliano», dice Landini. Il corteo di venerdì a Roma partirà da piazza della Repubblica intorno alle 9.30 e arriverà a piazza San Giovanni.

Tra gli interventi previsti sul palco venerdì, anche quello di un rappresentante del Movimento per l’acqua e di molti lavoratori metalmeccanici, soprattutto dei grandi gruppi industriali (Fiat, Fincantieri e Finmeccanica) e di Wagon lits. Prenderanno la parola anche il presidente del sindacato dei metalmeccanici greco (Poem) Yannis Stefanopoulos, oltre ad alcuni esponenti del mondo della cultura.

Quanto alle presenze, «ci attendiamo l’arrivo di circa 600 pullman», quindi circa 30 mila persone solo dalle altre regioni, spiega il responsabile dell’ufficio organizzativo della Fiom, Francesca Re David, sottolineando che «solo due treni arriveranno dall’Emilia Romagna», perchè «è ormai impossibile per noi utilizzare i treni con i prezzi che hanno».

«Chiediamo a tutti i metalmeccanici di non lavorare venerdì e di venire a Roma a manifestare: è una scelta impegnativa in una fase di crisi così forte» ma le ragioni sono tante, afferma Landini: «La nostra manifestazione mette al centro la democrazia, il lavoro, inteso come numero di posti di lavoro e difesa dei diritti, la riconquista di un nuovo contratto nazionale degno di questo nome e la conferma della nostra contrarietà rispetto alle scelte della Fiat».

 

 
 
Uno sciopero per noi tutti
Loris Campetti

Sempre più un punto di riferimento per i soggetti maggiormente colpiti dalla crisi, i metalmeccanici si riprendono S.Giovanni e il centro di Roma La Fiom lancia la giornata di venerdì. In ballo la difesa dei diritti violati, un modello di sviluppo non energivoro e l’agibilità democratica in Italia In piazza ci saranno anche studenti, precari, pensionati. E la Valsusa, perché il sindacato è da sempre anti-Tav.

La Fiom ha scritto a tutti i parlamentari ed europarlamentari italiani invitandoli a partecipare alla manifestazione del 9 Marzo sulla base della denuncia di una palese violazione dei diritti costituzionali attuata ai danni dei lavoratori metalmeccanici messa in atto, innanzitutto, dalla Fiat. Se il Gotha del Partito democratico ha deciso di non partecipare, vuol dire che non riconosce o più semplicemente accetta questa violazione. Per carità, non è cosi, precisa il gruppo dirigente del partito: il Pd dà forfait perché sul palco della Fiom ci saranno rappresentanti del movimento No Tav. I quali, com’è noto, sono politicamente sieropositivi.
Casualmente, chi prenderà la parola per spiegare le ragioni del valsusini sarà il presidente della Comunità montana, addirittura iscritto al Pd. Questo è quanto ha precisato Maurizio Landini ai giornalisti, aggiungendo che l’opposizione della Fiom al Tav, al Ponte sullo stretto, al nucleare è di antica data, convinta e condivisa nell’organizzazione. Un’opposizione motivata dalla necessità di investire fondi pubblici e privati per attivare lavoro finalizzato a costruire un diverso modello di sviluppo, socialmente e ambientalmente compatibile, non energivoro. Punto.
Venerdì i metalmeccanici si riprenderanno le strade e le piazze del centro di Roma con un unico, grandissimo corteo. Con loro ci saranno gli studenti che chiedono una scuola pubblica e un lavoro, i precari che chiedono stabilità e un reddito di cittadinanza, ambientalisti, intellettuali che difendono la cultura, operatori di un’informazione sempre più monopolizzata che invece difendono la pluralità. Ci saranno pensionati e lavoratori di tutte le categorie Cgil che non sono disposti a veder manomesso l’articolo 18. Tutte persone che sanno che l’attacco ai metalmeccanici, se non sarà fermato, sarà un apripista per ridurre l’agibilità democratica di tutti i cittadini.
Se è vero, come tutti i sondaggisti ci spiegano, che intorno al governo Monti c’è un consenso grandissimo nel paese, la stessa cosa dovrebbe valere in casa metalmeccanica, incalza un giornalista. Sbagliato, risponde il segretario della Fiom, raccontando come in tutte le assemblee operaie le critiche alle politiche governative si moltiplichino. Vogliamo parlare di pensioni? Uno schiaffo a chi ha lavorato una vita e non gli basta ancora, uno sberleffo ai giovani che vedono sempre più distante la possibilità di uscire da una condizione di precari o peggio disoccupati. Vogliamo parlare di art. 18 e della libertà di licenziamento, in nome dei giovani naturalmente? Vogliamo parlare della crescita delle diseguaglianze sociali, della sterilizzazione del testo unico di sicurezza?
Insomma. Dice Landini, la Fiom è stata con la Cgil l’unica organizzazione sindacale che si è battuta contro il governo Berlusconi, «e lo rivendichiamo». Ciò non impedisce agli operai metalmeccanici di giudicare e criticare il governo dei tecnici con la stessa libertà e autonomia esercitate ai tempi di Berlusconi o di Prodi. Insomma, la manifestazione di venerdì si annuncia quanto mai pepata e potrebbe diventare un punto di riferimento per i soggetti più colpiti dalla crisi.
Dal palco di piazza San Giovanni parleranno gli operai dei grandi gruppi, alternati da interventi di intellettuali, attori, rappresentanti dei movimenti e dell’associazionismo, dei beni comuni. È la democrazia il tema che unisce. Si parlerà molto dell’assassinio della democrazia in atto alla Fiat, naturalmente, di diritti e contratti negati. Si chiederà al governo, direttamente al presidente Monti, di convocare Marchionne e impegnarsi a impedire la fuga dell’auto dall’Italia.
Serve un piano straordinario per un’occupazione pulita e compatibile con i diritti dei lavoratori e dell’ambiente, insiste Landini. A questo scopo devono essere attivati investimenti pubblici e privati. L’Italia ha bisogno di tutto, tranne delle grandi opere inutili e dannose. Oltre settecento pullman arriveranno a Roma, i treni sono interdetti alla Fiom come a chiunque non faccia parte della minoranza della popolazione che si sta accaparrando tutta la ricchezza. Un ex segretario della Cgil trasporti è diventato lo strumento per distruggere un servizio pubblico, mettendo la pietra tombale su una storia di mezzo secolo di treni speciali «democratici». Prezzo pieno, oppure tutti a piedi, o in pullman. Gli affari sono affari, la democrazia non è più compatibile con il mercato.
Ma il 9 Marzo non ci sarà solo una grande manifestazione, ci sarà lo sciopero generale dei lavoratori metalmeccanici. Uno sforzo straordinario per chi ha ancora un lavoro, sia pure precario, sottopagato, a rischio. Uno sforzo, quello delle tute blu, un atto di generosità nei confronti di noi tutti.
da “il manifesto”

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