Cinquecentomila persone sono scese in piazza a Roma il 15 ottobre, contro il governo Berlusconi che sta affondando l’Italia e contro banche e finanza internazionale, che stanno portando alla povertà milioni di esseri umani in tutto il mondo. Ma partiti e media stanno valutando quella giornata esclusivamente dal punto di vista dell’ordine pubblico, con esponenti del centro-destra e del centro-sinistra in gara per proporre nuove “leggi speciali”. Si pone il divieto a manifestare a Roma, come se tale misura potesse impedire a chiunque di porre in essere pratiche che sicuramente non possono essere ricondotte a semplici manifestazioni.
Per l’Unione Sindacale di Base non sono necessarie leggi speciali, che aggraverebbero i problemi invece di risolverli, trasformando questo Paese in uno stato di polizia. E’ invece indispensabile una valutazione politica a 360 gradi, che coinvolga tutti i soggetti interessati. Serve l’apertura di spazi di libertà e non la repressione. Serve rimuovere le leggi speciali già esistenti, come il divieto di scioperare che da oltre 20 anni disarma i lavoratori del più classico degli strumenti sindacali, dando alle aziende la possibilità di agire indisturbate e colpire le condizioni e la vita di chi lavora.
USB auspica le sagaci spiegazioni di chi da una parte permette ad esponenti del governo di parlare apertamente di secessione, cioè di argomenti esplicitamente eversivi, e dall’altra si impegna per sottrarre ai cittadini alcune libertà individuali e collettive.
Inoltre, di fronte ad un Presidente del Consiglio che afferma “… facciamo la rivoluzione, ma la rivoluzione vera….Portiamo in piazza milioni di persone, facciamo fuori il palazzo di giustizia di Milano, assediamo Repubblica: cose di questo genere, non c’è alternativa…”, anche in questo caso non sono necessarie leggi speciali. La previsione di attentato alla costituzione e di golpe sono reati già previsti, ma in questo caso non perseguiti
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