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Fs. Bellomonte assolto, ma non riassunto

Bellomonte: assolto, ma non riassunto

Ventinove mesi di carcerazione preventiva e licenziato dalle ferrovie, per un accusa rivelatasi poi infondata. Sentenza di proscioglimento pieno «perché il fatto non sussiste». La terribile storia del ferroviere Bruno Bellomonte – capostazione a Sassari, attivista politico indipendentista e sindacalista – arrestato nel giugno del 2009 col sospetto di essere un «terrorista» per un’intercettazione nella quale discuteva di come manifestare contro il G8 della Maddalena, poi svoltosi a L’Aquila. La sua vicenda potrebbe essere utilizzata nei manuali di diritto per mostrare i limiti della giustizia italiana. Dopo l’arresto è stato licenziato da RFI, la società delle Fs che gestisce binari e stazioni, per la ovvia impossibilità a «svolgere la prestazione». A seguito dell’assoluzione piena, del novembre scorso, però non è stato reintegrato, come prevede una norma specifica prevista dall’art. 402 bis del Codice di procedura penale, a tutela proprio dagli errori giudiziari e dall’ingiusta carcerazione. In assenza di altre ragioni per il licenziamento, ha subito chiesto il reintegro. Ma Rfi, così efficiente nel licenziamento, resiste alla sua reintegra tanto da costringerlo a ricorre al giudice del lavoro.
Ieri, a Roma, davanti al giudice, Massimo Pagliarini, si è discusso il ricorso d’urgenza presentato dal legale di Bellomonte, Pierluigi Panici, col quale il capostazione chiede di riconquistare, dopo la libertà, anche il suo lavoro. «Sono stato colpito tre volte dallo Stato – ha detto all’uscita dal Tribunale – prima come cittadino ingiustamente recluso per 29 mesi; poi come lavoratore, per essere stato licenziato dalle Ferrovie dello Stato, le quali senza ragione oggi resistono per riassumermi». In effetti le Fs, in udienza, hanno eccepito solo con ragioni procedurali, senza provare a giustificare il proprio rifiuto. «Una scelta veramente crudele, da parte delle Fs – dice Panici – accanirsi così contro un lavoratore che ha già subito tanta ingiustizia». La presunzione di innocenza – ci dicono spesso – deve valere per tutti. A maggior ragione la certezza, dopo un’assoluzione. Nei prossimi giorni, il giudice stabilirà se le leggi si applicano anche a favore di un ferroviere sardo, sindacalista, militante, indipendentista.

    da “il manifesto”

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