13 febbraio al Tribunale di Torino.
L’Eternit di Casale ha fatto una strage pianificata di lavoratori e dell’ambiente di immani proporzioni, com’è accaduto anche negli altri suoi siti a livello nazionale e internazionale.
Il 13 febbraio ci sarà la sentenza di primo grado contro i padroni dell’amianto che con la polvere-killer si sono arricchiti mentre gli operai, le loro famiglie, i cittadini di Casale sono morti e continuano a morire.
I padroni miliardari, lo svizzero Stephan Schmidheiny e il barone belga Louis de Cartier de Marchienne, sono accusati di disastro ambientale doloso e omissione volontaria di cautele nei luoghi di lavoro.
“Una tragedia mai vista e mai letta” – ha commentato il PM Raffaele Guarinello. Quello di Torino è il più grande processo per reati ambientali da lavoro in Europa, iniziato il 10 dicembre 2010, con 2 anni di dibattito processuale e 65 udienze, oltre alle 18 preliminari e 3 mila costituzioni di parte civile.
Un processo a cui si è arrivati dopo anni di battaglie, di esposti, di ribellioni degli operai ai ritmi, ai soprusi imposti dal sistema di potere padronale, operai costretti a lavorare in ambienti altamente nocivi, sottoposti pure a minacce. A loro si è unita la stessa popolazione che si è autorganizzata in comitati ed associazioni per ristabilire la verità su
questa strage e contrastare una gigantesca multinazionale con a capo Schmidheiny che conosceva bene i rischi che correvano gli operai, le popolazioni e l’ambiente su cui riversava le sue polveri mortali, ma che ha continuato a fare profitti con la corruzione, la complicità e le coperture istituzionali e la manipolazione dell’informazione spacciandola per
“scientifica” così come la sua immagine di “filantropo” mentre ha continuamente cercato di affossare la verità . Questo processo è una vittoria dei lavoratori. Questo incessante lavoro dal basso è il materiale su cui ha lavorato il PM Guarinello, uno dei pochissimi giudici che in questo paese è andato fino in fondo nel perseguire i reati contro i lavoratori.
La Rete per la sicurezza sul lavoro ha fatto appello alla mobilitazione per questo importante processo, a partire dal 10 dicembre 2010, quando ha indetto una manifestazione nazionale davanti al Tribunale, unendosi ai comitati e associazioni italiane, francesi e svizzere presenti in massa e costituitesi parte civile al processo. Delle udienze la Rete è stata l’unica realtà che ha dato una puntuale informazione e che, per il giorno della sentenza, è stata raccolta in un opuscolo che mette a disposizione di tutti coloro che vogliono tenere alta l’attenzione su questa strage, per non perdere la memoria storica e la denuncia politica contro tutto questo sistema che mette il profitto al primo posto.
A questa sentenza guardano non solo gli operai superstiti, le loro famiglie e le popolazioni che hanno lavorato e vivono ancora nei territori delle fabbriche della morte, che, con grande dignità e fermezza hanno rifiutato l'”offerta del diavolo”, il risarcimento del miliardario Schmidheiny per rinunciare ad essere parte civile al processo. Ma la sentenza è attesa anche da centinaia di migliaia di lavoratori in tutto il mondo che sono stati, o che ancora lo sono, esposti alle fibre d’amianto e da tutti coloro che si battono contro le morti sul lavoro e contro la nocività del Capitale.
Il 13 febbraio è un’altra tappa importante per la battaglia contro i padroni assassini, per la giustizia degli esposti all’amianto e la loro tutela sanitaria, per le bonifiche che vogliamo tutte a carico dei padroni.
La Rete Nazionale promuove una mobilitazione davanti il Palazzo di giustizia di Torino e lancia l’appello a fare iniziative nelle altre città.
Rete Nazionale per la sicurezza sul lavoro
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