Alla vigilia del Coordinamento Nazionale dell’Unione Sindacale di Base, abbiamo chiesto a Pierpaolo Leonardi, uno dei due coordinatori nazionali, una valutazione sulla controriforma del mercato del lavoro e dello stato di saluto della mobilitazione sindacale contro i diktat di governo e Bce contro i diritti dei lavoratori.
Leonardi, il governo ha rotto gli indugi e sta mettendo mano al mercato del lavoro con delle misure che cambieranno profondamente parecchie cose. Qual è il vostro giudizio sul disegno di legge della Fornero?
La controriforma del lavoro targata Fornero Monti, ma che in realtà risponde alla famigerata lettera della BCE, è per noi da respingere completamente. I tre cardini della riforma, ammortizzatori, precarietà e articolo 18 sono declinati per ricollocare al centro il dominio dell’impresa sui lavoratori e rendere il nostro paese attrattivo per gli investimenti produttivi esteri non perché siamo capaci di offrire qualità ma perché stiamo diventando un paese senza diritti nel lavoro e a basso costo. Un luogo in cui delocalizzare senza rischi, Monti nel suo viaggio in Asia lo ha fatto intendere senza troppi infingimenti.
Ma questa controriforma ridisegna completamente il mercato del lavoro e i diritti acquisiti dei lavoratori. Come vi state attrezzando per contrastarla?
Intanto stiamo cercando di avere un quadro preciso dei contenuti della riforma. Come si dice il diavolo si nasconde nei dettagli e in questo provvedimento di dettagli ce ne sono tantissimi, per combatterli è necessario conoscerli. Il 17 saremo in audizione alla Commissione lavoro Senato proprio sulla controriforma e lì produrremo un testo analitico elaborato insieme al nostro ufficio giuridico e al Forum diritti/lavoro. Proprio con il Forum faremo un convegno di approfondimento il 3 maggio presso la Provincia di Roma mentre il Cestes, il nostro Centro studi, sta lavorando ad elaborare un confronto sugli indicatori del mercato del lavoro nei maggiori paesi europei su cui chiamerà a discutere e confrontarsi esperti, economisti e rappresentanze dei lavoratori. Ovviamente questo è il piano strutturale, il dato centrale però oggi è la pratica del conflitto.
Ecco, appunto. L’opposizione sociale, sindacale e politica al governo Monti e alle misure adottate sulle pensioni e adesso sul lavoro appare ancora al di sotto delle necessità. A che punto siete?
Noi abbiamo già effettuato, assieme agli altri sindacati conflittuali, uno sciopero generale con una grande manifestazione a Roma il 27 gennaio, proprio mentre era in corso la discussione tra governo, padroni e sindacati complici e il 31 marzo abbiamo contribuito, con la nostra mobilitazione, alla riuscita della manifestazione nazionale a Milano del Comitato NO Debito, le cui parole d’ordine hanno incrociato la manovra. Il 14 e 15 aprile riuniamo il nostro Coordinamento Nazionale a Chianciano per discutere, tra l’altro, come continuare le lotte. Credo che verrà fuori l’indicazione di proseguire ed intensificare i rapporti con tutto il sindacalismo conflittuale che si oppone alla riforma per stabilire unitariamente il percorso di lotta. Come è nostra pratica, quando riteniamo necessario avviare un percorso generale di lotte, abbiamo già inviato a tutte le organizzazioni conflittuali, di base e alla FIOM l’invito a trovarci per discutere assieme del che, e soprattutto del come, fare. Per noi sarebbe assolutamente sbagliato procedere in ordine sparso.
In giro si parla molto di sciopero generale ma ci sono molte “prudenze”. Puoi dirci qualcosa in proposito?
C’è l’esigenza di dare una risposta molto forte ai piani dell’avversario di classe, non crediamo che questo possa avvenire con mobilitazioni parziali da parte di qualche categoria pur importante come possono essere i metalmeccanici o il pubblico impiego che pure sarà investito dalla riforma con ricadute pesantissime. Ovviamente le decisioni, per quanto riguarda l’USB, spettano al Coordinamento e quindi non voglio anticipare nulla, certo è che non staremo fermi e ci auguriamo di poter essere parte di un movimento unitario e generale di lotta che vada oltre noi.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa
alessandro capece
Ci vuole uno sciopero generale a oltranza insieme a uno sciopero fiscale come quello che stanno organizzando in Irlanda.
L’organizzazione di queste due iniziative deve partire da un Movimento unico o dal Sindacato o da entrambi.
Da soli non possiamo far niente.