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Dante De Angelis: oggi udienza in Tribunale

Torna oggi davanti alla Corte d’Appello di Roma il licenziamento di Dante De Angelis, il macchinista delegato alla sicurezza, allontanato da Trenitalia il giorno di ferragosto 2008 per aver rilasciato dichiarazioni in merito ad alcuni incidenti avvenuti ai treni Eurostar nelle settimane precedenti.

Lo annuncia il sito www.inmarcia.it, edizione on line della storica rivista dei ferrovieri ‘Ancora In Marcia!’. Un licenziamento che ha assunto un rilievo simbolico enorme – si legge nelle nota – per la sicurezza sul lavoro ed il ruolo degli RLS ma anche per la libertà di parola nei luoghi di lavoro; un tema che riguarda tutti i cittadini interessati alla sicurezza ferroviaria, i viaggiatori e il mondo dell’informazione. Il gruppo Fs ha infatti impugnato in appello la sentenza di reintegra che lo ha riportato in questi anni a guidare i treni, pronunciata dal Giudice del lavoro, Dario Conte, nell’ottobre del 2009.

L’udienza di oggi – informa la rivista – si terrà presso la quarta sezione della Corte d’Appello di Roma, relatrice Donatella Casabianca e potrebbe essere quella decisiva. Dopo la discussione nel merito del ricorso, avvenuta il 17 novembre scorso, infatti, la Corte ha invitato le parti ad una transazione bonaria della vertenza. Le Fs a mezzo dei propri legali – specifica la nota – hanno riproposto a De Angelis, come condizione per il ritiro del ricorso, una dichiarazione stilata dalla stessa azienda nella quale il macchinista dovrebbe ‘ritrattare’ quanto dichiarato sugli incidenti ai treni eurostar avvenuti nel corso del 2008 ed oggetto della controversia.

“Sono disponibile e interessato ad una transazione che ponga fine a questo stato di tensione – ha dichiarato De Angelis – ma non a dire bugie su quegli incidenti e nascondere la verità sulle loro cause, peraltro accertate dall’ANSF e dal Ministero dei trasporti, i quali hanno poi imposto interventi risolutivi. Per questo – sottolinea il lavoratore – pur di chiudere questo procedimento e recuperare serenità al lavoro e in famiglia, ho inviato una ‘mia’ dichiarazione e comunicato la disponibilità ad accettare finanche un giorno di sospensione”.

Nessuno di noi – sostengono i colleghi della rivista – potrebbe accettare questa sorta di ‘abiura’ e di pubblica umiliazione poiché finalizzata a negare la realtà dei numerosi incidenti accaduti ma soprattutto ad umiliare il nostro compagno di lavoro e tutti quelli che si battono per la sicurezza.

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